Wout van Aert nasce a Herentals, in una famiglia dove il ciclismo scorre nelle vene. Abile sullo sterrato come sulla strada, dove ha vinto tre delle corse più prestigiose al mondo: Milano-Sanremo, l’Amstel Gold Race e la Gent-Wevelgem. Del suo palmares va ricordata anche la vittoria in solitaria nella tappa del Mont Ventoux del Tour de France 2021.
A questa e ad altre strepitose vittorie, salendo così a quota 43 da pro’, si aggiunge la recente vittoria al Tour of Britain. Per lui una tappa e il primato in classifica generale in una corsa dominata, quasi interamente, dalla Jumbo-Visma. Di suo Wout van Aert non porta a casa solo la vittoria, ma anche lo straordinario lavoro in supporto della squadra.
Essere uomo-squadra, tra sacrificio e determinazione
Avere Wout van Aert in squadra è un lusso che non va sprecato. Lo sa bene Olav Kooji perché le sue vittorie durante il Tour of Britain, sono frutto del grande lavoro svolto dal belga per lanciarlo nelle volate e tenere lontani gli avversari. Come lo sa Christophe Laporte a cui van Aert ha offerto la vittoria sulla Gand-Wevelgem ad inizio anno e Wilco Kelderman, che ha appreso da lui tutti i consigli per diventare la migliore spalla destra di Jonas Vingegaard. Nel corso della sua carriera da professionista, Wout si è sempre distinto per il suo spirito di sacrificio spesso, in netto contrasto con la sua determinazione.
Uno spirito di sacrificio, spesso incompreso, che ha generato una reazione a catena di insulti e critiche per i suoi tantissimi secondi posti.
Van Aert-van der Poel, una sfida nata in adolescenza
L’eterno sconfitto da Mathieu van der Poel, così lo hanno definito in tanti al Mondiale di Glasgow. Un’affermazione che pesa come un macigno perché la rivalità tra i due, nata in età adolescenziale, sembra infinita. Sono 189 le sfide nel ciclocross e 68 quelle su strada. Il loro primo scontro risale al 6 settembre 2009, in cui van der Poel vinse e van Aert arrivò sesto. Sui 188 scontri diretti, Mathieu van der Poel ha trionfato 116 volte. Van Aert conta ‘solo’ 50 vittorie mentre le restanti 22 gare sono state vinte da terzi.
92 sono le volte in cui sono finiti primo e secondo sul podio.
L’aiuto di un mental coach per superare le difficoltà
Nel 2019, dopo l’incidente avvenuto durante la crono individuale del Tour de France, decide di affidarsi alle mani di un mental coach. Una scelta che si rivelò azzeccata perché a pochi mesi dal lavoro svolto con Rudy Heylen, riuscì a vincere prima il titolo nazionale e poi la corona mondiale. Con Heylen non lavorò solo sulle paure ma anche sulla pressioni derivate dalla rivalità con van der Poel. Pressioni che ad oggi, sembra aver superato al meglio.
Embed from Getty ImagesUn finale di stagione tutto italiano per van Aert
Dopo il terzo posto agli Europei di Drenthe nella prova il cronometro, il belga corre oggi la prova in linea e poi dovrebbe chiudere il suo programma su strada in Italia con la Coppa Bernocchi (2 ottobre) e il Gran Piemonte (5 ottobre).
Gli appassionati non vedono l’ora di vederlo al via e chissà se Wout van Aert riuscirà a portarsi a casa un’altra vittoria.
Immagine in evidenza: ©JumboVismaRoad, Twitter
Comments