“Every Sport Is My Sport” ribadisce che ogni disciplina sportiva deve essere trattata con pari qualità e dignità, riservando loro lo spazio che meritano. È un viaggio tra più discipline possibili di cui di volta in volta ci occuperemo, guidando anche chi non le conosce bene con presentazioni, approfondimenti e delucidazioni tecniche e regolamentari. Uno spazio in cui i lettori potranno esplorare con più attenzione realtà già conosciute e scoprirne di nuove.
Dopo la prima puntata dedicata alla storia e alle regole della pallavolo, nella seconda puntata approfondiamo l’aspetto tecnico, analizzando i fondamentali e le fasi di gioco.
Questa parte sarà poi fondamentale per la terza ed ultima puntata dedicata ai ruoli della pallavolo. Senza saper riconoscere con un occhio più esperto che cosa sta accadendo in campo, sarebbe infatti molto più complesso cogliere appieno le caratteristiche di ogni ruolo. Di seguito andremo proprio a ripercorrere un’azione dal fischio dell’arbitro al momento in cui la palla cade a terra.
Servizio
L’azione inizia con una battuta che può essere di due tipi: spin o float.
Ad alto livello entrambe le tipologie vengono effettuate in salto e per questo si parla di “salto float” e “salto spin”, mentre nelle categorie inferiori, nelle giovanili e nella pallavolo femminile la battuta float viene eseguita anche piedi a terra.
La battuta salto float è più conservativa, il rischio di errore è molto basso e permette di colpire una zona del campo con più precisione. Sempre meno giocatori utilizzano questo tipo di servizio, nonostante, se eseguito bene, possa creare parecchi danni alla ricezione della squadra avversaria.
La battuta salto spin, al contrario, è caratterizzata dall’alto rischio di errore ma anche da una maggiore probabilità di fare punto. Con il passare degli anni è aumentata la percentuale di giocatori che utilizzano questo tipo di servizio, proprio perché la tendenza è quella di conquistare il punto il prima possibile, trasformando il servizio in un attacco dalla linea di fondo campo.
Ricezione
La ricezione è la fase di gioco che segue il servizio e si “oppone” alla battuta. Non ci sono regole che determinano il numero di giocatori che si occupano della ricezione, pertanto ognuno dei sei in campo può ricevere il pallone, ossia effettuare il primo tocco. Per convenzione, i ricevitori sono tre e si dispongono in linea, occupando il campo in larghezza. In casi rari si assiste ad una ricezione a due, molto di più a quattro per arginare battitori potenti e fastidiosi. Non sempre, però, aumentando il numero di ricevitori si migliorano le cose, poiché aumentano anche le zone di conflitto (gli spazi tra due giocatori).
Per eccellere in ricezione è necessario avere una buona tecnica di bagher, unita ad una buona concentrazione e gestione della tensione nei momenti più caldi della partita. Si tratta di una fase di gioco molto delicata. Una ricezione corretta consente alla propria squadra di sviluppare l’azione nel migliore dei modi; al contrario, un errore in ricezione può costare il punto diretto.
Alzata
Il secondo dei tre tocchi a disposizione viene utilizzato per impostare l’azione di attacco. Solitamente viene eseguito dal palleggiatore (il nome ha origine dal fondamentale del palleggio, il più efficace) che ha il compito di mettere a disposizione dell’attaccante il pallone. L’alzata può essere di diversi tipi e varia in velocità e altezza. Si passa dalla scolastica palla alta, più comoda e più lenta, alla veloce, l’alzata rapida che permette di giocare un attacco in primo tempo.
Nel caso in cui, soprattutto in difesa, il palleggiatore esegua il primo tocco, è compito degli altri giocatori organizzare l’alzata senza commettere il fallo di doppia, mettendo in condizioni l’attaccante di schiacciare. In questi casi si assiste spesso ad una alzata in bagher, meno precisa del palleggio ma sicuramente meno rischiosa.
Attacco
Il terzo tocco è quello destinato alla finalizzazione dell’azione. L’attaccante (per ora generico, vedremo nella terza puntata i ruoli) schiaccia la palla nel campo avversario cercando di ottenere un punto.
Prima di eseguire la schiacciata, l’attaccante deve scegliere il tipo di colpo in base al posizionamento del muro. Se quest’ultimo copre una direzione, diagonale o parallela, l’attaccante dovrà sfruttare il varco lasciato aperto per mettere a terra la palla.
L’attaccante francese Stephen Boyer, trovandosi il muro a coprire la diagonale del campo, cambia il colpo all’ultimo e attacca in parallela, tra le mani del giocatore brasiliano e l’astina che delimita il campo.
Le alternative sono il pallonetto o il mani fuori.
Il pallonetto è una palla lenta che scavalca il muro e cade molto vicino alla rete, rendendo molto difficile l’intervento della difesa.
Il mani fuori, invece, consiste nello schiacciare la palla volontariamente contro le mani del muro, cercando di farla rimbalzare fuori dal campo.
Nel video vediamo il russo Maxim Mikhaylov schiacciare sulle mani del francese Kevin Tillie, eseguendo così un mani out.
Muro
L’azione di muro viene utilizzata per cercare di fermare l’attacco avversario. Possono murare tutti e tre i giocatori di prima linea che, come prima opzione, seguono l’attaccante di fronte a loro. Per fermare gli attacchi di palla alta in zona 4 e 2, il più utilizzato è il muro a due, con il giocatore al centro della rete che, a seconda dell’alzata, va ad affiancare l’esterno. In alcuni casi, ad alto livello nei campionati maschili, si assiste al muro a tre, come possiamo vedere qui sotto. Il Brasile è quasi obbligato a giocare una palla in posto 4, permettendo così al “terzo di rete” della Polonia di disinteressarsi del suo attaccante e di affiancare gli altri due compagni, per triplicare il muro con successo. L’attaccante brasiliano si trova con tutto il campo coperto e non ha via d’uscita.
Per murare un attacco di primo tempo viene impiegato solitamente il centrale, che può essere assistito da uno dei due esterni.
Sulla palla alta il muro a uno è quasi sempre frutto di un errore di valutazione dell’alzata. Un errore che può essere fatale contro attaccanti di livello che, trovandosi più direzioni di attacco libere, avranno molte più chance di mettere la palla a terra.
Difesa
Per prima cosa ribadiamo un concetto fondamentale. Ricezione e difesa sono due cose diverse. La ricezione, come abbiamo visto, si oppone alla battuta e richiede precisione, concentrazione e sangue freddo. Al contrario, la difesa è l’estremo tentativo per evitare che il pallone cada a terra dopo un attacco avversario. Un buon difensore si contraddistingue, oltre che per la tecnica, per agilità, riflessi spiccati, coraggio, grande carica agonistica e intelligenza tattica. Non importa come la palla viene salvata, l’importante è farlo.
La difesa non è solamente individuale, ma anche di squadra ed è strettamente correlata al muro. I difensori si spostano in base a quanti e quali giocatori vanno a muro e alla direzione che essi coprono.
Gli schemi difensivi si identificano con tre numeri: il primo indica il numero di giocatori a muro, il secondo quanti giocatori si occupano del pallonetto e il terzo i giocatori che coprono le palle più lunghe. I più utilizzati sono il 2-1-3, il 2-0-4 e, sulle situazioni di muro a tre, il 3-1-2.
Vediamo in questa azione un esempio di 2-1-3 con due delle tre giocatrici cinesi (maglia gialla) in prima linea che seguono l’alzata e vanno a posizionarsi a muro, mentre la terza si accentra per coprire un eventuale pallonetto. Le altre tre in seconda linea, invece, sono responsabili degli attacchi a fondo campo.
Fasi di gioco
Pur con il cambio di regolamento, che ora attribuisce un punto al termine di ogni azione, un concetto fondamentale della pallavolo è rimasto. Ad ogni azione una delle due squadre si trova in fase di cambio-palla e l’altra in fase break-point. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Fase Break-point
La squadra al servizio è in fase break-point, ovvero si trova a dover fronteggiare l’attacco avversario prima di poter costruire un contrattacco. Con la tendenza a forzare la battuta sempre di più, questo concetto può risultare meno comprensibile ma, nella maggior parte dei casi, si tratta di un’azione difensiva, o meglio, preparatoria per mettere in difficoltà la formazione avversaria ed agevolare l’intervento del muro e della difesa.
Nella gif qui sotto osserviamo che l’Italia (maglia blu) mette in difficoltà la ricezione USA (maglia rossa) costringendo la formazione statunitense a rimandare nella metà campo italiana una Free Ball, una palla facile e inoffensiva. Ecco quindi che le situazioni si invertono, con l’Italia che si ritrova ad avere la palla in mano con ottime possibilità di conquistare il punto, mentre gli USA sono costretti a puntare tutto sul muro e sulla difesa.
Fase cambio-palla
La squadra che non è al servizio è in fase di cambio-palla ed ha a disposizione il primo attacco. I fondamentali su cui si costruisce un’azione di cambio-palla sono la ricezione e l’attacco, passando inevitabilmente per l’alzata.
Un buon cambio-palla è indispensabile per vincere, anche se difficilmente porta al successo una squadra senza l’aggiunta di una altrettanto buona fase break-point.
Quando il primo attacco non va a segno, entrano in gioco anche i fondamentali tipici della fase break (muro e difesa), come abbiamo visto poco fa nel caso degli Stati Uniti.
In sostanza, non esiste una distinzione netta tra le due fasi, entrambe garantiscono la conquista del punto, con la differenza che rimane un insindacabile e sempre più sottile vantaggio per la squadra in ricezione.
Siamo giunti al termine anche della seconda puntata. Appuntamento la prossima settimana con la terza e ultima puntata dedicata ai ruoli e agli schemi d’attacco della pallavolo.
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