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Vermiglio, la capitale del “nuovo” Van Aert e dell’avanguardia rosa

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Il sole è ormai pronto a tramontare alle spalle dell’Adamello. Mezzogiorno è passato da poco, eppure le ombre si allungano già a vista d’occhio sulla neve caduta negli ultimi giorni, dando vita a un vero e proprio paesaggio degno di una fiaba. In questa ambientazione confacente alla penna dei fratelli Grimm, a Vermiglio si vive un clima di eccitazione mista a felicità adatto soltanto ai momenti che rimarranno nella storia. Gli abitanti di quel paesino della Val di Sole hanno visto, infatti, sfilare davanti ai loro occhi campioni del calibro di Wout Van Aert e Marianne Vos, animatori della prima tappa della Coppa del Mondo di ciclocross svoltasi interamente sulla neve.

Sebbene in passato questa specialità abbia vissuto momenti di questo genere, vedi Kalmthout 2009, l’appuntamento ha rappresentato un vero e proprio passaggio decisivo per uno sport che ormai da anni attende l’inserimento ai Giochi Olimpici Invernali. I dubbi presentati in passato dal CIO sono improvvisamente fugati in quanto la prova si è svolta completamente sul manto bianco, offrendo ad appassionati e curiosi l’occasione di osservare uno spettacolo degno di una gara di sci alpino oppure di biathlon.

Thomas Pidcock e Eli Iserbyt impegnati sulla salita di Vermiglio © Balint Hamvas

A far tremare i muri innalzati da Thomas Bach e colleghi ci hanno pensato gli organizzatori, dimostrando come sia possibile creare una pista ad hoc in qualsiasi condizione, offrendo agli atleti un’occasione per divertirsi gareggiando. Parola dell’altoatesina Eva Lechner, giunta a un passo dal podio nella gara femminile dopo aver sfruttato le proprie doti di gestione su un tracciato particolarmente insidioso, ma anche dello stesso Van Aert che ha sentito il peso di aver scritto in qualche modo la storia della disciplina.

Capace di sfiancare la resistenza Michael Vanthourenhout, il fuoriclasse belga ha dimostrato di esser probabilmente il campione a tutto tondo che il ciclismo degli anni ‘20 di questo secolo cercava affannosamente, ponendo il sigillo su un terreno pieno di perplessità. La potenza sfoderata nei tratti di scorrimento e la precisione riposta nelle curve più insidiose hanno regalato al portacolori della Jumbo-Visma la gioia di esser imbattibile e di poter così finalmente ricoprire quel ruolo di polivalente che, guardandolo scalare il tratto in pendenza con la bici in spalla, ha ricordato tanto i fuoriclasse degli anni ‘80. Discorso simile anche per l’inglese Thomas Pidcock che, nonostante una partenza nelle retrovie, ha sfruttato al meglio la propria leggerezza, cogliendo il gradino più basso del podio dopo aver resistito ai tentativi espressi dal leader di Coppa Eli Iserbyt nelle sezioni dove è più importante la corsa a piedi che quella in bicicletta.

Wout Van Aert con la bici in spalla durante la tappa di Coppa del Mondo a Vermiglio © Balint Hamvas

Se qualcuno avesse ancora il dubbio che questa tipologia di corse possa rappresentare semplicemente un unicum, completamente distante dalla normalità, converrebbe rivedersi la corsa femminile, durante la quale le nuove generazioni si sono prese la rivincita, strappando il testimone a chi ha dominato sinora. Basterebbe citare la prima vittoria in carriera di Fem Van Empel, brava a fuggire nelle prime fasi della kermesse tricolore e resistere al ritorno delle avversarie, così come la top ten della bergamasca Silvia Persico che si sta confermando ormai costantemente fra le migliori al mondo.

Un movimento che avanza e che, dopo aver vissuto le prime avvisaglie a inizio stagione con l’avvento dell’ungherese Kata Blanka Vas, sta trovando la conferma nella rappresentante della Pauwels Sauzen-Bingoal così come nella 24enne di Cene che si è trovata a quelle latitudini a combattere con giovani del calibro della francese Hélene Clauzel. La dimostrazione che questa generazione possa prendere piano piano il sopravvento è arrivata dalla frenesia di Marianne Vos, accecata dalla voglia di rivalsa sulla giovanissima connazionale e fermatasi contro un paletto all’ultima curva, così come il crollo di Denise Betsema.

Fem Van Empel condivide il podio della gara femminile con Marianne Vos e Maghalie Rochette © Balint Hamvas

In attesa di sapere se il ciclocross potrà avere un futuro alle Olimpiadi, ciò di cui siamo sicuri è che la prova di Vermiglio abbia consentito di comprendere come questa disciplina stia cambiando velocemente e quanti nuovi protagonisti siano pronti ad affacciarsi sulla scena internazionale.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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