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US Open: 6 storie “americane” da Flushing Meadows

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US Open 2024, lo Slam americano in tutto e per tutto è alle porte. La splendida cornice newyorkese è pronta ad accogliere il mondo del tennis, tutto (o quasi) concentrato nella città in queste settimane. Il torneo sarà l’ultimo major dell’anno ed è da diverso tempo il più imprevedibile, pazzo e caotico tra i 4 grandi tornei dello Slam. Siamo distanti dall’eleganza dei prati londinesi di Wimbledon, qui la cultura americana la fa da padrona.

A partire dal pubblico spesso troppo rumoroso, ma allo stesso tempo ago della bilancia dei match in chiave emotiva. Quando l’Arthur Ashe si schiera contro un tennista fa di tutto per distrarlo, innervosirlo, arrivando sino a rumoreggiare nel momento del servizio, considerato sacro per la concentrazione necessaria. Ne sa qualcosa Daniil Medvedev, che dal 2019 è stabilmente il bersaglio principale del pubblico statunitense. D’altronde il pubblico americano è abituato allo spettacolo, agli show tra un timeout e l’altro, ai cori in stile WWE. Fatica a stare in silenzio nei momenti chiave di un incontro e la vita veloce di New York male si sposa con i lenti ritmi del tennis.

È vero però che negli anni sul cemento americano abbiamo avuto l’opportunità di essere testimoni di imprese, exploit, battesimi, sconfitte strazianti ed episodi clamorosi. Dai memorabili incontri tra Sampras e Agassi al dominio di Federer, per poi entrare in un’epoca incerta, senza padrone, fatta di numerose prime volte. Nel circuito maschile Del Potro, Murray, Cilic, Thiem, Medvedev e Alcaraz hanno vinto qui il loro primo Slam, per alcuni l’unico in carriera.

In questo articolo abbiamo raccolto alcuni dei momenti più significativi dell’ultimo decennio tennistico avvenuti durante lo US Open.

2015 – Pennetta e Vinci portano l’Italia sul tetto del tennis femminile

12 settembre 2015. Una giornata che per il tennis italiano significa moltissimo, impareggiabile dal punto di vista sportivo. Già perchè oggi nel tennis ci stiamo abituando bene, con Sinner numero 1 del ranking, Musetti medagliato olimpico a Parigi, i grandi risultati di Jasmine Paolini e una generazione giovane che sta crescendo in fretta (Arnaldi, Cobolli, Darderi…). Ma 10 anni fa non era assolutamente così. E il torneo femminile dello US Open 2015 regalò all’Italia una delle più grandi imprese sportive del millennio, una finale tutta azzurra tra Roberta Vinci e Flavia Pennetta, vincitrice del torneo.

Le due, grandi amiche sin dall’infanzia, non partono minimamente da favorite ma disputando un ottimo torneo si ritrovano in semifinale contro le due giocatrici migliori dell’anno: Simona Halep e la numero 1 del ranking Serena Williams. Se la giocatrice rumena si era dimostrata battibile durante la stagione, Serena era in stato di grazia. Si presentava allo Slam di casa avendo vinto i 3 tornei major dell’anno ed era a due partite dal Grande Slam, riuscito nel femminile solamente a Maureen Connolly, Margaret Smith Court e Steffi Graf.

Ma Roberta Vinci in semifinale compie il miracolo, battendo al terzo set una nervosissima Williams, strappandole il sogno dalle mani. Terminata la finale tutta italiana non c’è spazio per rimpianti o delusioni, solamente sorrisi e applausi per due ragazze che quel giorno hanno scritto la storia del tennis, non solo italiano. Con un coup de théâtre Flavia, nell’intervista in campo post-partita annuncia il ritiro al termine della stagione, guadagnandosi la standing ovation del pubblico statunitense. Iconiche.

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2018 – Serena Williams (di nuovo) contro la storia

Se la sconfitta in semifinale nel 2015 rappresenta una delusione sportiva per Serena Williams, c’è un episodio che possiamo considerare una vera e propria macchia della sua carriera. Si tratta della finale dello US Open 2018 contro una giovane e lanciatissima Naomi Osaka. Serena, di riento a marzo di quell’anno da una lunga pausa per maternità, si trova a caccia dello Slam numero 24, per eguagliare il record di Margaret Smith Court. Dopo la sconfitta in finale a Wimbledon le speranze della Williams sono riposte sullo Slam di casa e tutto sembra andare per il meglio. Finale conquistata lasciando per strada solamente un set. Il giorno del giudizio però arriva e la Williams, come in semi contro Roberta Vinci 3 anni prima, è estremamente nervosa.

E nel secondo set accade l’impensabile. Per la padrona di casa arriva prima un warning per coaching e poco dopo un altro per aver spaccato a terra la racchetta. Al secondo warning scatta il punto di penalità e Serena perde un 15, e anche la testa. Da lì in poi inizia un battibecco col giudice di sedia Carlos Ramos, Osaka ribalta l’inerzia del match e al cambio campo la Williams chiama “ladro” Ramos, pretendendo delle scuse. Questi le assegna un game di penalità per verbal abuse e poco dopo Serena si lascia andare in un pianto nervoso in presenza del supervisor.

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Naomi Osaka, impassibile durante tutto l’episodio, esce trionfante dal match, conquistando il suo primo titolo Slam in carriera. Quasi intimorita dall’aver negato alla beniamina di casa il successo, Osaka si scusa nella cerimonia di premiazione, nascondendo le lacrime e la commozione sotto la visiera. La giapponese appare visibilmente scossa e confusa in quello che sarebbe dovuto essere il momento più felice della sua giovane carriera.

2020 – Lo slam senza pubblico di Dominic Thiem

L’anno di grazia di Dominic Thiem è stato beffardamente il 2020. 2 finali Slam conquistate, con la vittoria allo US Open contro Alexander Zverev e la finale alle ATP Finals londinesi. Beffardamente sì, perché un giocatore straordinario e amatissimo come Dominic avrebbe meritato scrosci di applausi e standing ovation per l’apice della sua carriera. Invece il destino l’ha messo al centro dello stadio da tennis più grande e rumoroso del mondo, vuoto però.

Non i 23 mila che solitamente agitano l’Arthur Ashe Stadium, solo il rumore della racchetta di Dominic che cade a terra dopo il match point. E lui che si lascia cadere con lei, commosso per avercela fatta finalmente, dopo essere stato sconfitto dai padroni di casa nel loro habitat naturale: Nadal 2 volte in finale al Roland Garros e Nole a inizio anno in Australia. Dal lato opposto della rete un deluso Alexander Zverev, reduce dall’aver appena sprecato due set di vantaggio accumulati nella prima fase del match. Le due facce dello sport del diavolo, una di fronte all’altra.

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2021 – Medvedev contro tutti gli Stati Uniti

Essendo l’ultimo Slam dell’anno, lo US Open è anche quello decisivo per completare la collezione annuale, per fare 4/4, 28 vittorie su 28 partite. Mentre nel femminile è accaduto 3 volte, nel maschile solo Don Budge nel 1938 e Rod Laver (1962 e 1969) ci sono riusciti. Chi l’ha sfiorato in era moderna è stato però Novak Djokovic, arrivando all’ultima partita utile per l’appuntamento con la storia, la finale del 2021 contro Danil Medvedev. Il serbo si presenta come il grande favorito del torneo e torna allo US Open dopo l’incredibile squalifica dell’anno precedente, rimediata per aver colpito una giudice di linea con una pallina.

Come la Williams nel 2018, Nole si presenta al match decisivo travolto dalla tensione e dal nervosismo, crollando in 3 set contro la solidita di Medvedev, che da vero guastafeste infrange i sogni di Djokovic, rovinando la giornata anche al pubblico del campo centrale, apertamente schierato contro di lui dal 2019. Probabilmente questa rimarrà la sconfitta più dolorosa dell’intera carriera di Nole, una partita che capita una volta nella vita: la ventottesima di ventotto. Sull’errore finale di Djokovic, Medvedev si getta a terra a corpo morto, per poi spiegare nell’intervista post-match il suo riferimento ad un esultanza di FIFA. Da buon villain, trollando tutti come spesso gli piace fare, Medvedev ha conquistato così il suo primo (e sinora unico) titolo major in carriera.

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2021 – Raducanu vince partendo dalle qualificazioni

L’incredibile cavalcata di Emma Raducanu verso il suo primo e unico Slam in carriera è un unicum nella storia del tennis. A giugno di quell’anno la giocatrice britannica si trovava fuori dalle migliori 350 del ranking ma grazie ad una wild card ricevuta per Wimbledon riesce a mettersi in luce, sino a raggiungere gli ottavi sui prati di Londra. Per lo Us Open però bisogna passare dal torneo di qualificazione. Nessun problema, 3 vittorie su 3 e Raducanu entra nel tabellone principale. Le aspettative su di lei sono pressochè nulle, ma da qui in avanti la giovane tennista gioca su una nuvoletta, non concede nemmeno un set alle avversarie e vince altre 7 partite, andando a trionfare incredibilmente nello Slam statunitense. La prima nella storia del tennis a vincere un major partendo dalle qualificazioni: 10 vittorie, 20 set vinti e 0 concessi.

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L’American dream di Raducanu è purtroppo racchiuso tutto in quei 20 giorni. Da lì in avanti la tennista non è mai andata lontanamente vicina a replicare quel tennis e quel risultato. Ancora diciottenne, la vittoria dello US Open sembrava aver lanciato la nuova promessa del circuito WTA. In realtà ad oggi quel torneo rimane un exploit di livello elevatissimo in una carriera fino ad ora discontinua e difficile.

2022 – Carlos Alcaraz, è nata una stella

Lo US Open 2022 verrà ricordato negli annali per essere stato il primo Slam in carriera di Carlos Alcaraz. Il battesimo definitivo dello spagnolo, che grazie alla vittoria nel torneo diventò anche il più giovane numero 1 del ranking di sempre, a 19 anni e 4 mesi. Negli occhi dei fan però più che la finale contro Casper Ruud c’è ancora oggi il quarto di finale contro Jannik Sinner. 5 ore e 15 minuti di lotta estenuante conclusasi al quinto set con la vittoria di Alcaraz, che aveva annullato match point all’italiano nel quarto set. Ancora oggi si tratta probabilmente della sconfitta più dolorosa del percorso di Sinner, ad un passo dal cambiare la storia della sua giovane carriera. Jan ha dovuto attendere l’appuntamento con il titolo major sino all’Australian Open 2024, guardando Alcaraz sollevare il trofeo sul suolo americano pochi giorni dopo.

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I due super talenti hanno messo in piedi un vero e proprio spettacolo di potenza e tecnica terminato alle 2:50 del mattino di New York. Un incontro amato dai fan, votato come match dell’anno 2022 dall’ATP e che ci auguriamo verrà ricordato come il primo dei tanti “instant classic” tra i due, che garantiscono spettacolo ogni volta che si affrontano. One for the ages.

US Open 2024, chi parte favorito?

L’edizione di quest’anno dello Slam americano si presenta come molto incerta. La stagione in corso ha visto 6 vincitori diversi nei 7 Master 1000 dell’anno, con Jannik Sinner unico in grado di ripetersi (Miami e Cincinnati). È evidente il grande feeling col cemento americano del numero 1 del mondo, che vorrà bissare il successo dell’Open d’Australia, conquistando il secondo Slam stagionale. Un’ulteriore motivazione per Sinner potrebbe essere la chiusura del “caso doping“, emerso proprio a ridosso dello Slam americano. Jannik ha convissuto con il timore di una squalifica da marzo sino alla sentenza di metà agosto, in cui è stato assolto. Scongiurato questo pericolo, Sinner vorrà sicuramente mettere a tacere l’ondata di critiche alimentata anche da alcuni suoi colleghi (Kyrgios su tutti) e confermarsi imbattibile (o quasi) sul cemento.

In scia a Sinner parte sicuramente Carlos Alcaraz, vincitore dell’Open di Francia e di Wimbledon e argento olimpico sulla terra parigina, a caccia del terzo successo Slam consecutivo. Parte invece in sordina rispetto al solito Novak Djokovic, che quest’anno nel circuito ATP non ha ancora vinto un torneo, nonostante la sua grande soddisfazione sia arrivata con l’oro di Parigi. Nole va per la storia, per il venticinquesimo, per chiudere un’ennesima stagione con un major in bacheca.

Tra”gli altri” occhio a Danil Medvedev, già campione qui nel 2021 e sempre temibile sulle superfici dure. Alexander Zverev è un altro giocatore a cui prestare attenzione, nonostante la sua attitudine a sciogliersi nei momenti chiave degli Slam. Dopo il grande torneo dello scorso anno, gli occhi del pubblico americano saranno inevitabilmente puntati su Ben Shelton. Lo statunitense, arrivato in semifinale nell’edizione 2023, è un giocatore elettrizzante e capace di aizzare il già bollente pubblico di casa. Per l’Italia saranno teste di serie oltre a Sinner anche Lorenzo Musetti (18), Matteo Arnaldi (30) e Flavio Cobolli (31), 3 giocatori che vorranno sicuramente confermare l’ottimo periodo di forma e potrebbero disputare un buon torneo.

Il favorito sulla carta? Per citare Brad Gilbert, storico coach di Agassi e ora allenatore di Coco Gauff: “Il tennis si gioca dappertutto, tranne che sulla carta

Immagine in evidenza: © Novak Djokovic, Twitter

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Mattia Sabinos

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