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Un titolo nel Mezzogiorno: Roma 1942 e la leggenda dello “scudetto del Duce”

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La Serie A è sempre stata storicamente un feudo delle squadre del Nord Italia. Lo dicono le statistiche che hanno visto le formazioni del Centro-Sud trionfare soltanto per sette volte. Dati che, con ogni probabilità, dovranno esser aggiornati complice la corsa trionfale del Napoli verso il suo terzo scudetto della sua decennale esperienza. In pochi conoscono la storia della Roma di Amedeo Amadei, il primo undici a condurre il tricolore oltre gli Appennini al termine del “chiacchierato” campionato 1941-42.

La richiesta del presidente Bazzini per il rientro dei 5 giocatori sotto le armi © ASR Talenti

Il campionato 1941-42 e la leggenda dello “scudetto del Duce”

La prima cosa che dovrebbe balzare all’occhio è che si tratta di un vero e proprio “torneo di guerra” con numerosi giocatori costretti a rispondere al richiamo delle armi, in seconda battuta l’“italianizzazione” dei nomi di alcuni team imposto dal fascismo come l’Inter (trasformata in Ambrosiana), il Milan (Milano) e il Genoa (Genova 1893).

Fenomeni che rendono quell’edizione per certi versi particolare, tuttavia a metter ulteriore pepe alla questione ci pensarono Mario Soldati e Gianni Brera che, sostenuti da alcune dichiarazioni di Helenio Herrera rilasciate nel 1971 che gli costarono la panchina giallorossa, sostennero come la formazione capitolina fosse stata aiutata da Benito Mussolini in persona. Letteralmente un falso storico che nacque da alcune dicerie che volevano un Duce sostenitore della “Lupa” e deciso a far trionfare gli uomini di Alfréd Schaffer al fine di celebrare il ventennale della Marcia su Roma, mentre le principali città del Nord si trovavano sotto i bombardamenti degli Alleati.

Una notizia che non trova alcun fondamento come dimostrato dalla richiesta avanzata dal presidente Edgardo Bazzin e dal direttore tecnico Eraldo Monzeglio di riportare nella “Città Eterna” cinque giocatori richiamati alla leva e trasferiti al Nord. Il destino di Renato Cappellini, Aldo Donati, Mario De Grassi, Cesare Benedetti e Mario Acerbi non fu però così clemente in quanto il regime non diede l’avvallo alla proposta, lasciando così la Roma orfana dei suoi componenti eccezion fatta per i primi due, fruitori di alcuni permessi concessi dalle caserme.

Lo scalpore per le dichiarazioni di Helenio Herrera sullo scudetto 1942 © Archivio Luce

La cavalcata vincente della “Lupa”

Quello scudetto fu quindi vinto con merito da Amedei e compagni che seppero rafforzarsi in estate sfruttando la finestra di mercato per ampliare la rosa con l’acquisto di Cappellini dal Napoli, Fosco Risorti dal Savoia, Sergio Andreoli dal Perugia e Benedetti dall’Ilva. Una scelta vincente per il club capitanato da Edgardo Bazzini che prende di petto il campionato mettendo a segno tre vittorie consecutive prima di patire una sconfitta a vantaggio del Genova, vincente in casa per 2-0. Un piccolo passo falso prima di una striscia positiva di ben tredici partite che conduce i giallorossi in primavera al comando della classifica.

Come i migliori automi, anche per la Roma venne il momento di incepparsi proprio in vista della bella stagione apertasi il 1 marzo con la debacle per 2-0 inflitta dalla Juventus e seguita da ben tre sconfitte che fecero riemergere gli incubi del passato. Quello scudetto tanto sognato e apparentemente in cassaforte si stava allontanando ancora una volta a favore delle squadre del Nord, in testa Torino e la sorprendente Venezia. Incarnando il vero spirito capitolino, gli uomini di Schaffer non si diedero per vinti e, avvicinandosi al finale di stagione, ritrovarono il proprio gioco presentandosi in ripresa allo scontro diretto con i granata.

Un’azione di Roma-Livorno vinta per 4-0 dai giallorossi © Almanacco Giallorosso

Torino-Roma e il finale al cardiopalma

E’ il 10 maggio e a Torino si respira un’aria decisamente pesante dovuta alle conseguenze della guerra, ma anche alla tensione che si vive nella lotta scudetto con le squadre appaiate al comando della graduatoria. Gli ospiti passano subito in vantaggio con Amedei al ‘6, ma nemmeno dopo tre minuti Fioravante Baldi rimette la sfida in equilibrio. La Roma non muore mai e al ’69 ritorna in vantaggio nuovamente con Amadei, mattatore della partita e della stagione, ma il Toro chiude la contesa al ’76 con Walter Petron. Il tabellino recita 2-2, la classifica vede le due formazioni ferme a quota 33 punti a due lunghezze dal Venezia in grado di portar a casa i due punti con l’Atalanta, ma non mancano le polemiche: gli ospiti infatti reclamano per l’annullamento di un gol di Amadei per un presunto fuorigioco e fondamentale per portare il punteggio sul 3-1; così come la convalida della rete di Petron nella quale la palla non sembra aver passato la linea di porta.

Dal Filadelfia la Roma esce quindi con la consapevolezza di potercela fare, ma proprio sul più bello incappa in un pareggio nel derby con la Lazio alla quartultima giornata, mentre il Torino distrugge per 9-1 l’Atalanta volando verso lo scudetto con un punto sui giallorossi. Quando tutto sembra ormai aver deciso, ecco l’ennesimo colpo di scena: è il 31 maggio e va in scena il terz’ultimo turno di campionato. La Roma affronta un’Ambrosiana che non ha più nulla da chiedere, mentre il Torino è chiamato a giocarsi il tutto per tutto nello scontro diretto con il Venezia. Se allo Stadio del Partito Nazionale Fascista Amadei e compagni liquidano con un netto 6-0 i meneghini, in Laguna va in scena il dramma granata con Pernigo e Begnini che si fanno carico di far giustizia.

I principali titoli dei giornali dopo lo scontro diretto fra Torino e Roma © Almanacco Giallorosso

La vittoria dello scudetto e la scomparsa del trofeo

E’ letteralmente l’epilogo di una sfida giocata sino all’ultimo con i romanisti in grado di festeggiare il traguardo il 14 giugno superando per 2-0 il Modena, una gioia che rimarrà celata a causa dei problemi bellici che portarono alla scomparsa della coppa. Il trofeo tornerà alla luce soltanto nel 1971 grazie un tifoso della squadra, Alfredo Mollicone, falegname del quartiere Ostiense, il quale lo rinvenne casualmente tra le cianfrusaglie di uno straccivendolo.

Il premio, inizialmente esposto presso la sede del “Messaggero”, testata che aveva ricostruito la vicenda, venne infine reclamato dall’allora vicepresidente del club, Dino Viola, richiesta a cui Mollicone acconsentì con un simbolico passaggio di consegne a Guido Masetti, uno dei protagonisti del primo Scudetto romanista e chiudendo così una vicenda pieno di misteri.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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