Intervista a cura di Marco Cangelli e Mirko Efoglia
Lo snowboard non è semplicemente un cugino lontano dello sci, quanto piuttosto un vero e proprio gemello del surf trasportato sulla neve. Per rendere al meglio è necessario condensare forza e tecnica, godendo però di una risposta del materiale che soltanto la tavola sa offrire.
Chi conosce in profondità i segreti di questo sport è sicuramente Cesare Pisoni, direttore tecnico della Nazionale Italiana di snowboard cross e alpino nonché regista dei più grandi successi azzurri degli ultimi anni.
Nonostante i vari record realizzati, il tecnico originario di Valcanale non vuole accontentarsi e, in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, punta a giungere nel migliore dei modi curando con grande attenzione sia le esigenze di senatori come Roland Fischnaller e Omar Visintin sia quelle delle giovani leve che si sta prendendo la scena.
L’Italia ha quest’anno letteralmente fatto saltare il banco nello snowboard. Qual è il giudizio sulla vostra stagione?
“Ad esser onesto è stata una buona stagione, ma avrebbe potuto esser molto meglio. Abbiamo dovuto affrontare diverse difficoltà, una su tutte l’assenza di Michela Moioli che ha pesato particolarmente sul settore femminile nello snowboard cross essendo l’unica atleta italiana ad aver mai vinto un oro olimpico in questo sport. Per il resto, grazie agli investimenti fatti dalla Federazione e l’ampliamento degli staff, lo snowboard alpino ha avuto un rendimento incredibile andando a podio praticamente in tutte le gare, anche se la soddisfazione più grande rimane la capacità di aver portato fra i primi tre dieci atleti diversi. Ovviamente l’obiettivo principale di questa annata erano i Campionati del Mondo e abbiamo conquistato un oro con Nadya Ochner e Aaron March nel parallelo e un bronzo con Omar Visintin nello snowboard cross. Centrare una medaglia in entrambe le specialità era il traguardo minimo che ci eravamo prefissati, tuttavia non è stato semplice perchè nei primi giorni di gara a Bakuriani le piste non erano state preparate al meglio e la componente casualità l’ha fatta da padrona. La conferma arriva da Maurizio Bormolini che, dopo aver vinto per la prima volta in carriera in Coppa del Mondo, arrivava da favorito qui da favorito con tanto di miglior tempo in qualifica sia in gigante che nello slalom parallelo. Nel primo caso ha concluso in quinta posizione, nel secondo è caduto dopo che si sono rotti entrambe gli attacchi. Tornando alla Coppa del Mondo è stata incredibile la tappa di Rogla dove Roland Fischnaller, a quasi 43 anni, è riuscito a vincere la sua settima sfera di cristallo dopo una tripletta incredibile e una sfida fratricida fra lui e Mirko Felicetti in finale”.
Occupandoti sia dello snowboard cross che dell’alpino hai sicuramente un grande lavoro. Come coadiuvi esigenze e tecniche completamente diverse per gli atleti delle due specialità e come gestisci i tempi ?
“Lo snowboard cross e lo snowboard alpino sono entrambe due specialità di velocità e, fino a non molto tempo fa, avevamo atleti che erano competitivi in tutt’e due. Jasey Jay Anderson ha vinto Coppe del Mondo e ori nei due settori, con la specializzazione degli sport il cross e l’alpino hanno preso due strade leggermente diverse, anche se attualmente l’americano Cody Winters sta facendo gare sia nel primo che nel secondo avvicinando più volte la top ten. Dobbiamo ricordare che Omar Visintin è stato campione italiano giovani di slalom parallelo diversi anni fa e anche Emmanuel Perathoner viene dall’alpino. Ovviamente in quest’ultimo, usando l’attrezzatura hard, bisogna esser molto più precisi, mentre nel cross c’è una componente tattica molto importante dove contano le scie e il contatto fisico. Concretamente però bisogna saper in entrambe i casi far scivolare velocemente la tavola”.
Uno dei picchi di questa annata è la vittoria della Coppa del Mondo di snowboard gigante parallelo da parte di Roland Fischnaller all’età di 42 anni. Come si spiega la sua longevità agonistica considerato che vi sono atleti come Andreas Prommeger e Claudia Riegler che sono più “esperti” di Capitan Fisch ?
“Un po’ in tutti gli sport si è allungata la vita atletica, però lo snowboard è uno di quelli dove puoi continuare a performare più in là con gli anni. Quando ho iniziato a fare l’allenatore seguivo la Nazionale B di parallelo per cui Roland è stato uno dei miei primi atleti e nel 2001 ha centrato il primo podio in Coppa del Mondo. La prima vittoria è però arrivata a Limone Piemonte nel 2010, quindi a trent’anni e da lì è iniziata l’epopea che lo ha portato a conquistare ventuno successi nel massimo circuito. Di conseguenza è come se lui fosse maturato successivamente perchè, per un decennio, ha ottenuto podi sporadici senza centrare alcuna vittoria. Dal 2010 in poi è diventato l’atleta che vediamo oggi perchè ha avuto una maturazione che lo ha portato ad esser molto più ‘professionale’, mentre l’unica cosa che gli manca è la medaglia olimpica. A Pechino è arrivato quarto e questo risultato gli ha dato un’ulteriore motivazione per provare ad arrivare a Milano-Cortina 2026 rimanendo su questi livelli e nel caso segnando un vero e proprio record”.
Oltre a Capitan Fisch, nello snowboard alpino presentiamo una pletora di atleti di livello che va da Maurizio Bormolini ad Aaron March passando per Mirko Felicetti e Edwin Coratti. Come si giustifica una tale abbondanza in una sola disciplina ?
“Aver otto maschi e sette hanno già vinto in Coppa del Mondo direi che una situazione più unica che rara. L’unico che non ha mai vinto è Messner che è comunque un atleta che ha ottenuto numerose top ten e si merita di aver un posto in squadra. Abbiamo sicuramente una sovrabbondanza di talenti, ma che si spiega guardando anche i settori giovanili. Jasmin Coratti ha vinto la Coppa Europa femminile, Fabian Lantschner è arrivato secondo nella graduatoria maschile mentre Mike Santuari, classe 2005, ha chiuso terzo vincendo anche l’oro negli EYOF. Tutti e tre hanno centrato il personal spot per la Coppa del Mondo del prossimo anno a dimostrazione che l’ottimo lavoro svolto dai responsabili del settore giovanile emerge poi in campo internazionale, come dimostrato dal caso di Elisa Fava che ha vinto le Universiadi”.
A proposito di Bormolini, la Coppa è sfuggita all’ultima gara per 4 punti a discapito di Obmann. C’è un po’ di rammarico per aver mancato la sfera di cristallo ?
“C’è molto rammarico perchè una coppa poteva vincerla, però lo sport è fatto anche di ciò. Lui si è presentato al comando della graduatoria sia nella generale che nello slalom e ci si trovava ad affrontare proprio una gara di questo genere dove quest’anno aveva già vinto per due volte. Tenevamo d’occhio in particolare Prommeger, però lui è uscito proprio con Obmann che è andato a vincere la gara. E’ stato una serie di coincidenze perchè a Maurizio sarebbe bastato passare un turno in più considerato che aveva chiuso le qualifiche in terza posizione dimostrando di poter andare più forte. Se la gara si fosse fermata lì, avrebbe potuto portare a casa entrambe i trofei, tuttavia le circostanze di quella prova sono apparse davvero strane tant’è che, nonostante avesse scelto il tracciato, si è trovato ad affrontare Auner e ha commesso un errore che lo ha fatto uscire subito alla prima discesa. Per contro Obmann ha beccato la giornata della vita, ha vinto la competizione e con essa la sfera. Ci è dispiaciuto molto, ma il 2023 rimane comunque l’anno della consacrazione di Bormolini visto che è arrivata il primo successo in Coppa del Mondo, non è incappato in infortuni nonostante qualche momento sfortunato. Il giorno dopo abbiamo fatto una riunione e ho detto ai ragazzi che non sarebbe finita lì perchè l’indomani ci sarebbe stato la team mixed. E così è stato visto che abbiamo portato due coppie sul podio con Maurizio secondo in tandem con Elisa Caffont. Nonostante non sia partita benissimo la stagione in questo campo, Maurizio e Elisa hanno ottenuto il terzo posto in graduatoria in una specialità per cui ci stiamo battendo particolarmente affinchè possa esser inserita nel programma olimpico di Milano-Cortina 2026. Siamo campioni del mondo con Aaron e Nadia, è una disciplina che ha visto la richiesta di inserimento da parte di nove nazioni, però durante la riunione della FIS del 2 giugno scorso non è stata presa in considerazione. Mi auguro che ci sia ancora tempo per farlo perchè ricordo che a Sochi lo slalom parallelo venne aggiunto due anni prima. Se così non avvenisse sarebbe un peccato perchè gli atleti sono gli stessi, gli impianti pure e i costi non aumentano per cui l’unica cosa da fare sarebbe aggiungere una specialità che assegna una medaglia”.
Gabriel Messner e Marc Hofer, i due classe 1997, hanno dimostrato anno dopo anno di crescere in questo gruppo? Quali sono i loro margini di miglioramento e vedi in loro le doti che servono per eccellere?
“Hofer ha già vinto in Coppa del Mondo lo scorso anno a Piancavallo e quest’anno ha ottenuto un quarto posto in gigante. E’ un atleta molto tecnico, molto dotato dal punto di vista coordinativo. Quest’anno ha avuto un inizio di stagione difficile perchè ha dovuto far il corso per entrare nei Carabinieri e poi è stato costretto a far i conti con una forte influenza patita a dicembre che lo ha messo k.o. Messner ha sicuramente delle potenzialità incredibile, viene da Funes come Roland Fischnaller, ha un fisico notevole e ha la fortuna di saper rendere maggiormente in gara che in allenamento. Ci aspettiamo tanto da lui, anche se ha avuto qualche problema fisico nel 2022. Ne sta uscendo e quando troverà la maturità fisica e mentale può diventare una carta in più che possiamo giocarci”.
In campo femminile è salita alla ribalta Lucia Dalmasso, most improve dell’anno, che ha centrato il primo podio in carriera a Blue Mountain in Canada e ha sfiorato la medaglia ai Mondiali. C’è la possibilità di diventar protagonisti in futuro come al maschile e nel caso vi sono altre giovani in rampa di lancio ?
“Lucia ha messo la tavola ai piedi per la prima volta cinque anni fa perchè lei viene dello sci alpino e ha dei margini di crescita molto elevati. Avendo questa esperienza pregressa, è riuscita a bruciare le tappe e a ottenere il suo primo podio in Coppa del Mondo oltre a sfiorare la medaglia ai Mondiali sia nell’individuale che nel team. Oltre a lei ci aspettiamo molto da Jasmin Coratti che si è aggiudicata la Coppa Europa e che, se ha le caratteristiche genetiche del fratello, può diventare molto performante. Dietro abbiamo Elisa Fava che ha vinto le Universiadi e che tecnicamente è migliorata molto, è classe 2003 e ci aspettiamo che faccia un bel salto di qualità. In generale abbiamo poche donne che fanno snowboard e qui è un punto su cui dobbiamo lavorare. In passato c’è stato un periodo in cui l’Italia avevamo più ragazze che ragazzi, mentre oggi, soprattutto nell’alpino, è il contrario”.
Un po’ di amarezza rimane anche per la Coppa sfiorata nello snowboard cross con Omar Visintin che però ha colto il bronzo ai Mondiali salvando per certi versi la spedizione di Bakuriani per quanto riguarda lo snowboard cross. Omar, classe 1989, può puntare negli anni a venire ancora a rimanere ai vertici in una disciplina dove il livello è molto elevato?
“Penso proprio di sì perchè Nick Baumgartner, che ha 41 anni, è riuscito a salire più di una volta sul podio e vincere l’oro agli ultimi Giochi Olimpici in coppia con Lindsey Jacobellis. Omar è una persona che ha imparato a gestire il suo fisico e sé stesso in maniera ottimale, di conseguenza sta continuando un percorso di crescita. Lui patisce la partenza, ma è molto tattico per cui gran parte dei suoi successi li ha ottenuti sfruttando la sua esperienza. Una degli aspetti fondamentali nello snowboard cross è la presa di decisione, quindi capire in pochi secondi quale possa essere la scelta giusta da fare in funzione di quello che stanno facendo i tuoi avversari. Mi aspetto che possa arrivar competitivo a Milano-Cortina 2026. Un altro atleta molto competitivo è Lorenzo Sommariva che ha centrato i due podi e ottenuto un quarto posto nell’ultima gara. In quest’ultimo caso Omar si era presentato con 39 punti di ritardo dalla vetta. In gara-1 è uscito subito e in gara-2 ha vinto la finalina, ma non è bastato perchè erano tutti molto vicini”.
A Sierra Nevada, quando Noerl in gara-2 non ha passato le qualificazioni ha iniziato a fare qualche pensiero a una possibile seconda sfera di Cristallo per Visintin, ricordando che in quel momento erano in quattro in lotta per un posto?
“Omar aveva già vinto la Coppa nel 2014 ed era un periodo che vinceva nel massimo circuito, ma non riusciva a performare nei grandi eventi. Un trend che, grazie alla sua grande maturità, ha saputo invertire cogliendo due medaglie olimpiche e una ai Mondiali. Negli anni in cui ci sono i grandi eventi, io specifico ai miei ragazzi e ai miei tecnici che quello è il momento più importante dove c’è da centrare il podio. Ricordo quando Omar vinse la sfera di cristallo nell’anno olimpico non ebbe tutta questa visibilità perchè c’era Sochi e non aveva centrato la medaglia. Quest’anno era quello dei Mondiali e il traguardo è stato centrato, anche se in campo femminile nello snowboard cross è mancata Michela Moioli che ha deciso di fermarsi e di riprendere quest’estate con la preparazione. Sta bene, però senza di lei il settore è stato un po’ carente. C’è stato l’ottavo posto di Sofia Belingheri, però è mancato il podio. A livello giovanile ce la stiamo cavando bene con Sofia Groblechner, che ha colto la piazza d’onore in Coppa Europa, e con Marika Savoldelli; mentre nel maschile puntiamo su Luca Abbati e Niccolò Colturi che ha vinto l’ultima tappa del circuito continentale”.
Oltre ad esser un allenatore, tu sei ancora tutt’ora in attività con tanto di titolo italiano nello snowboard alpinismo conquistato qualche settimana fa. Quanto ti aiuta esser ancora un atleta a tutti gli effetti ?
“E’ una passione che deriva da quello per lo sport e lo snowboard. Come diceva Fabio Lazzaroni, primo allenatore di Michela Moioli, io avrei dovuto far il fondista e non lo snowboarder perchè quando nel 2006 ho iniziato ad dedicarmi alle gare di resistenza, ho iniziato ad appassionarmi a questa disciplina che ritengo possa esser l’essenza dello snowboard. Esso è nato per andare nella neve fresca e con la tavola gareggi molto di più, tant’è che c’è capitato di gareggiare in compagnia di sciatori e in discesa li abbiamo distanziati di due/tre minuti perchè è un attrezzo più gestibile in certe situazioni. Lo snowboard alpinismo è quindi uno stimolo per continuare ad allenarmi e mantenere come obiettivo di riuscire a far una gara o due entro fine stagione che mi spinge a correre e star bene anche in estate”.
Nel 2019 hai vinto in Norvegia l’Arctic Sliptboard Challenge, la più importante competizione di Splitboarding presente sul territorio europeo. Ci racconta quell’esperienza ?
“La persona insieme a cui gareggio ormai da una vita, Giancarlo Costa, mi ha proposto questa competizione in Scandinavia con le splitboard, anche se siamo abituati ad utilizzare gli ‘scietti’ che sono utili per muoversi più facilmente in montagna. Ci siamo attrezzati di slitboard leggere e siamo andati in Norvegia. E’ stata un’esperienza bellissima perchè sappiamo come negli sport di resistenza i norvegesi dominino, infatti io che sono in genere abituato a partire in testa, mi sono ritrovato tredicesimo. Progressivamente ho ripreso i vari avversari sino al primo a cui ho dato circa trenta secondi in salita gestendo poi il vantaggio in discesa. E’ stata la prima che con lo snowboard alpinismo andassi fuori dalle Alpi ed è stato molto divertente anche perchè nei giorni successivi ci siamo fermati per visitare i fiordi”.
Nonostante tu sia un atleta esperto, quando puoi fare free ride e carvare in neve fresca ti emozioni ancora?
“Sì, perchè ciò che apprezzo di più è affrontare un pendio, soprattutto in neve fresca, cercando di compiere un gesto in neve fresca che mi piaccia, in particolare in curva tant’è che amo definirmi ‘un sorfista della neve’. Siccome collaboro con la rivista “Orobie”, quest’anno l’obiettivo era trasmettere la bellezza e per questo cercavamo di individuare dei pendii che esaltassero la bellezza del gesto tecnico, della neve e del pendio. La carenza di materia prima ci ha impedito di realizzare questa serie di articoli, ma speriamo che il prossimo anno sia più proficuo”.
Guardando al futuro è impossibile non pensare a Milano-Cortina 2026. Come vedi la situazione dell’Italia in vista dell’appuntamento casalingo ?
“Noi dobbiamo arrivar a questa data pronti per vincere, sia nello snowboard cross che nell’alpino, direi una bugia se dicessi il contrario. Ovviamente è una gara singola, può succedere di tutto come capitato anche in passato. Il nostro compito in questi anni di preparazione è di limare tutti i particolari per farci trovare pronti in caso di qualsiasi evento avverso, però sta a noi arrivarci con più frecce nel nostro arco. L’orgoglio di quest’anno è esser riusciti a portare sul podio dieci persone diverse, ma la speranza è sempre quella di far meglio e far crescere ancor di più i giovani. Chi andrà più forte poi si meriterà questa chance”.
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