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Un calcio regale: il Savoia e la storia dello scudetto sfiorato

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“C’era una volta un principe che decise di acquistare una squadra di calcio”. Non si tratta di una fiaba scritta dai fratelli Grimm oppure da Andersen, ma di quanto sta accadendo a Torre Annunziata negli ultimi giorni grazie all’operazione presentata da Emanuele Filiberto di Savoia, principe ereditario del Regno d’Italia.

La formazione su cui il nobile sabaudo ha messo gli occhi è ovviamente la gloriosa Unione Sportiva Savoia 1908, fondata agli inizi del XX secolo da un gruppo di industriali campani impegnati in molini e pastifici che decisero di omaggiare la casata regnante con il titolo sportivo.

I primi anni di attività e la curiosa leggenda della fondazione

Oggi conosciuto con l’epiteto di Associazione Calcio Savoia 1908, l’undici napoletano presieduto all’epoca da Ciro Ilardi fu al centro di una curiosa leggenda legata alla sua nascita: secondo alcune tradizioni il titolo deriverebbe dall’incitamento dei soldati sabaudi “Avanti Savoia”, di cui i soci fondatori avevano fatto parte, secondo altre la dominazione sarebbe stata ripresa semplicemente dal “Cinema-Teatro Savoia” dove si era svolta la prima assemblea dei soci.

Affiliato a partire dal 1915 alla FIGC, la squadra affacciata sul Tirreno risalì gradualmente le graduatorie del calcio italiano passando dal campionato campano di terza categoria alla competizione di Promozione 1919-1920 chiusa in terza posizione e valida per la promozione l’anno successivo in Prima Categoria, massima serie del movimento tricolore. Una volta assorbita la Pro Italia, seconda squadra di Torre Annunziata, e inaugurato il Campo Uncino (storica struttura del calcio locale), il Savoia raggiunse per due volte il podio nella fase regionale terminando in terza e seconda posizione.

Una storica locandina del pastificio “Voiello” © ilportaledelsud.org

Un preludio al grande ciclo aperto con l’arrivo alla presidenza di Theodor von Wittell, magnate svizzero conosciuto in Italia come il fondatore del noto marchio di pasta “Voiello”, e dell’allenatore Raffaele Di Giorgio, giunto all’ombra del Vesuvio nel 1922 .Accompagnato in panchina dall’ungherese Wisbar, il mister partenopeo sfruttò l’estro del tripolitano Ernesto Ghisi, la precisione di Oscar Cirillo noto anche come il “Fulvio Bernardini del Sud” e i gol di Giulio Bobbio, novarese calcisticamente “trapiantato” a Napoli in grado di trascinare il Savoia in finale della Prima Divisione-Lega Sud 1922-23 persa a favore della Lazio dopo il rocambolesco pareggio casalingo dell’andata e la sconfitta per 4-1 patita allo Stadio della Rondinella di Roma.

La stagione 1923-24 e le polemiche sulla sfida con l’IDEALE

Quel risultato fu probabilmente uno stimolo per i campani che dominarono il girone regionale vincendo nove dei dieci incontri previsti e pareggiando soltanto per 0-0 il match con lo Stabia Sporting Club. Una striscia vincente che diede l’accesso ai bianchi vestiti di accedere al girone di semifinale interregionale nel quale compariva ancora la presenza della Lazio alla barese Unione Sportiva Ideale e al fanalino di coda Anconitana. Costretto ad inchinarsi nuovamente all’andata nei confronti dei biancocelesti per 3-1 e fermati sul 2-2 al ritorno, gli uomini di Di Giorgio si ritrovarono a giocarsi l’accesso alle finali della Lega Sud nell’ultima giornata contro l’Ideale.

Come spesso accadeva all’epoca, non mancarono le polemiche a causa del rinvio della sfida in programma il 1 giugno 1924 a causa di una manifestazione festiva militare in programma quel giorno al Campo Uncino. L’Ideale infatti fece immediatamente ricorso alla giustizia sportiva chiedendo l’assegnazione della vittoria a tavolino complice il forfait del Savoia, reo di non essersi impegnato abbastanza a trovare un’altra location per disputare l’incontro. Il ricorso venne respinto dalla Lega Sud la quale programmò il recupero per il 22 giugno, data in cui la società di Voiello vinse per 7-1 garantendosi così il primo posto nel girone. La disputa non si concluse sul campo, ma, in perfetto stile italiano, proseguì a colpi di carte bollate con i baresi decisi a sporgere questa volta reclamo alla presidenza della FIGC la quale pose “sub-iudice” la disputa della finale fra Alba Roma e Savoia in programma il 29 giugno prima di accogliere il ricorso all’inizio di luglio. Ecco le motivazioni annunciate dalla Federazione.

L’Unione Sportiva Ideale impegnata nel derby con il Liberty © Wikipedia

“Ritenuto quantunque non applicabile al Savoia la su accennata disposizione, nella parte che consente alle sole società marchigiane e pugliesi la semplice disposizione di un campo di giuoco, anziché la proprietà, poteva tuttavia il Savoia chiedere, in via di eccezione di poter usufruire di altro campo se il proprio era requisito, ciò che gli venne concesso e gli sarebbe stato facile ottenere; considerato ancora che l’Ideale non poteva essere privato del diritto di poter disputare la gara fissata comunque e su qualsiasi campo, specie di fronte all’analoga autorizzazione della Lega Sud ed alla presenza dell’arbitro designato; che pertanto il Savoia deve imputare a propria colpa e negligenza sia il non avere provveduto ad altro campo ottemperando alle istruzioni della Lega Sud ed alle sollecitazioni dell’Ideale, sia l’aver rifiutato di scendere in campo, cosicché deve ritenersi aver esso disertato il campo stesso con la conseguente vittoria all’Ideale per 2 a 0; la Presidenza in accoglimento del reclamo presentato dall’Ideale, delibera di dare vinta per 2 a 0 alla reclamante ed in base ai considerandi sovra esposti, nonché per forfait del Savoia, la gara 1 giugno 1924 e dà obbligo a quest’ultima di rifondere all’Ideale l’indennizzo su misura pari a quella corrisposta per la gara di andata; e di mandare alla Lega Sud di modificare la classifica in conseguenza e di provvedere all’ulteriore svolgimento del campionato”

Il Savoia si ritrovò insomma con una sconfitta sul groppone, tre punti in meno e retrocessione al terzo posto nel girone con tanto di accesso alla finalissima deciso da uno spareggio fra Lazio e Ideale andato in scena al campo neutro di Ancona e vinto dai romani per 2-1 dopo i tempi supplementari. Gli oplontini non si arresero però avanzando un’ulteriore ricorso e trovando la solidarietà nei dirigenti della Lega Sud che puntualmente decisero di dimettersi in lite con i colleghi torinesi. La Federcalcio fu quindi costretta a rinviare per la seconda volta la finale interregionale e, durante una tempestosa riunione fiume svoltasi a Genova il 20 luglio 1924, a riscrivere la storia della stagione ripristinando il risultato del Savoia e restituendo loro il maltolto.

La finale della Lega Sud e la battaglia giudiziaria con l’Alba Roma

Le polemiche sul Savoia non si interruppero nemmeno nella finale di Lega dove i napoletani si ritrovarono il 27 luglio 1924 ad affrontare in trasferta l’Alba Roma superandola con un netto 2-0. Un rigore assegnato alla formazione in trasferta per un contestato fallo di mano e la decisione di terminare la partita con cinque minuti d’anticipo resero l’arbitro Grossi una facile presa dei tifosi della Capitale costringendo i Carabinieri ad intervenire per proteggerlo. Avvertito dal guardalinee, il direttore di gara provò a far rientrare gli albinesi in campo, tuttavia non ci fu verso per chiudere correttamente la sfida costringendo la Lega Sud ad annullarla e ripeterla come prova di ritorno. Il Savoia vinse così nuovamente per 2-0 a Torre Annunziata prima di venir sconfitta a Roma nella ormai nota ripetizione. Il pareggio ottenuto nella serie costrinse quindi gli uomini di Di Giorgio a passare dallo spareggio in campo neutro, un risultato che non andò giù ai oplontini che presentarono l’ennesimo ricorso di un’annata infinita al fine di ritenere valido il risultato ottenuto sul campo durante il primo incontro.

Nemmeno fosse uno scherzo, la battaglia delle carte bollate venne interrotta a causa dell’assenza del presidente della Lega Sud al Consiglio Federale del 24 agosto successivo e dei documenti necessari per discutere la questione nel migliore dei modi. Venne così tutto rinviato a data da destinarsi e, al fine di perdere ulteriore tempo, si decise di giocare sul campo neutro di Livorno il giorno stesso. A presentarsi nella città toscana furono soltanto i giocatori del Savoia i quali, dopo quarantacinque minuti d’attesa, appresero il forfait degli avversari, in polemica con la Lega per il mancato ottenimento dell’anticipazione dei fondi per la trasferta e la conseguente decisione di non partire. Il Savoia venne così proclamato ufficialmente campione dell’Italia Centro-Meridionale, sebbene sempre a tavolino, giungendo così all’atteso appuntamento con la storia.

LA FINALISSIMA PER LO SCUDETTO E LO STORICO PAREGGIO CON IL GENOA

Ebbene sì, perchè l’epilogo di questa vicenda carica di retroscena giudiziari e di vendette servite come un piatto freddo, andò in scena alla fine dell’estate del 1924 con i “sabaudi” chiamati ad affrontare la corazzata Genoa.

L’undici rossoblu che ha consentito al Genoa di aggiudicarsi l’ultimo scudetto © Wikipedia

Il 31 agosto 1924 i rossoblù sbancarono il Marassi andando in vantaggio nel primo quarto d’ora per due volte grazie ai colpi di Edoardo Catto e Celeste Enrico Sardi subendo il tentativo di recupero del Savoia al ’49 con la rete del solito Bobbio. Quel gol non bastò ai campani per resistere al ciclone Genoa che chiuse la pratica scudetto con la marcatura di Aristodemo Emilio Santamaria al ’55. Eppure quando tutto sembrava andar per il peggio, la società presieduta dal patron Voiello trovò un colpo d’orgoglio strappando fra le mura amiche dell’Uncino un insperato pareggio frutto di una giocata di Mombelli, capace di replicare al gol fantasma di Daniele Moruzzi e trafiggere per la seconda volta il portiere della Nazionale Edoardo De Prà.

Nonostante il tabellino regalasse al Genoa il settimo e ultimo titolo della sua storia, il Savoia entrò ufficialmente nell’Olimpo del calcio italiano divenendo la prima formazione affiliata alla Lega Sud a non perdere uno degli incontri della cosiddetta “finalissima”. Questo momento venne prontamente inquadrato dal Corriere di Napoli che il 7 settembre 1924 decise di descrivere questa formidabile squadra capace di cogliere la piazza d’onore tricolore:

Il racconto della “finalissima” sui quotidiani dell’epoca © Wikipedia

“Il trio difensivo costituisce un buon baluardo, preciso, potente, deciso. Visciano ha parato un’infinità di palloni, sfoggiando un buon senso di postazione e attanagliando ferreamente i bolidi che gli attaccanti rossoblù gli indirizzavano. Dei due terzini, più preciso e potente Lo Bianco, più disordinato ma più irruente Nebbia. Nella linea mediana emerse il biondo Cassese, che però, nel secondo tempo, causa una leggera distorsione, dovette passare all’ala sinistra. Tra gli avanti emersero Bobbio buon distributore e trascinatore e la mezza sinistra Mombelli, che fu il più pericoloso tiratore di tutta la linea…”

Come spesso accade, il sogno del Savoia si interruppe bruscamente a causa dei problemi finanziari che investirono il “magnate della pasta” costringendo l’undici di bianco vestito a ripartire dalla Seconda Divisione in occasione del campionato 1926-27 concluso con la promozione nella seconda serie per “meriti sportivi” in seguito alla decisione del Direttorio Divisioni Superiori della FIGC. Il tentativo di combine andato in scena l’11 dicembre successivo nella partita con la Fiorentina portò a una multa di 4500 lire che peggiorò ulteriormente la situazione dell’Unione Sportiva Savoia che scomparve dal panorama nostrano.

LA SERIE B, I FALLIMENTI E IL SOGNO DI UNA PROPRIETA’ “REALE”

Da quel momento l’esistenza del Savoia è stata caratterizzata da una serie continua di fallimenti e rifondazioni culminata con la presenza triennale in Serie B dal 1946 al 1948, ma soprattutto con la promozione nella serie cadetta ottenuta a sorpresa dagli uomini di Osvaldo Jaconi nel 1999 eliminando ai play-off prima il Palermo e successivamente i cugini della Juve Stabia. Nonostante i sedici gol messi a segno da Stefano Ghirardello, il Savoia fu costretto ancora una volta alla retrocessione in Serie C venendo definitivamente inghiottito da un vortice di problemi economico-finanziari che lo ha portato negli ultimi anni a navigare affannosamente fra il professionismo e il dilettantismo.

La festa dei tifosi del Savoia Calcio nel giorno del ritorno in Serie B © Wikipedia

Proprio in uno dei momenti più bui per i biancoscudati costretti a far i conti con gli strascichi del maxi-blitz del 30 novembre scorso che ha portato agli arresti di una ventina di capi e affiliati al clan Gionta, capaci di tener sotto scacco il club, un’ancora di salvezza sembra poter arrivare al principe ereditario Emanuele Filiberto di Savoia che, attraverso Casa Reale Holding, potrebbe riportare il Savoia agli antichi splendori sabaudi, verrebbe da dire degno della squadra di “Sua Maestà”

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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