Ciclismo

Tour de France ’18: Vincenzo Nibali, campione anche quando non vince

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È la mattina di giovedì 19 luglio 2018.

Per Vincenzo Nibali e tutti gli altri corridori rimasti in gara che partecipano alla 105^ edizione del Tour de France, si tratta della 12^ tappa, 3^ e ultima giornata sulle Alpi della corsa; è quella più dura e sicuramente quella che porta con sè un fascino storico quasi impareggiabile: la frazione presenta da affrontare 4 G.P.M, in ordine Col de la Madeleine, Lacets de Mont-Vernier, Croix de Fer e la mitica Alpe d’Huez, arrivo di tappa che spesso nella ha sorriso agli italiani.

Vincenzo sa che è una tappa cruciale per la classifica generale della Grande Boucle; dopo aver perso 59″ il giorno precedente dal vincitore e nuova maglia gialla Geraint Thomas nell’arrivo di La-Rosière ( salita non proprio adatta alle caratteristiche dello scalatore siciliano ), Nibali è consapevole che il distacco di 2’14” dal britannico della Sky è un gap molto importante, ma non certo impossibile da colmare.

Fin dalle prime battute di gara Vincenzo sente di avere delle buone gambe, nonostante purtroppo la squadra continui a non essere all’altezza del suo capitan: fin dai piedi della Madeleine si stacca infatti dal plotone si stacca Domenico Pozzovivo, il suo luogotenente. Il ritmo di Sky, Ag2r e Movistar, fanno che sì che Vincenzo si ritrovi senza compagni di squadra negli ultimi Km della Croix de Fer. Per fortuna per lo Squalo, Jon Izagirre riuscirà a rientrare in discesa e potrà supportarlo fino all’inizio dell’ultima e decisiva ascesa.

1 milione e mezzo di persone situate nei 13,8 Km finali di tappa sono pronte ad attendere il passaggio dei corridori.

L’andatura imposta dal giovane Egan Bernal ( ultimo uomo di Froome e Thomas ) nella prima parte della salita fa male a tanti: ai -10 rimangono in una decina nel gruppo maglia gialla. Il primo a rompere gli indugi è proprio Vincenzo: il suo attacco è un primo assaggio, vuole testare le gambe dei rivali; dopo essere stato ripreso, ci prova Quintana, ma Bernal, come un falco quando agguanta la preda, lo tiene a tiro e con gli occhi della tigre lo riprende.

Il colombiano della Movistar poco dopo si staccherà, abbandonando ( forse ) ancora una volta le speranze di vittoria finale; il primo attacco importante è ad opera di Mikel Landa che esce dal gruppo portandosi dietro Romain Bardet. Lo spagnolo desiste dopo non molto, a differenza del francese che rilancia e se ne va.

Il capitano della Ag2r guadagnerà al massimo una decina di secondi sul gruppo dei Big; Bernal ai -6 termina il proprio lavoro: come era prevedibile, la maglia gialla Thomas si mette a tirare per Froome. Con il passare dei chilometri, Vincenzo capisce che ha le gambe buone per tentare qualcosa di importante sulle pendenze mitiche dell’Alpe d’Huez. Aspetta solo il momento giusto per poter sferrare il suo attacco.

Quando mancano 3,5 Km all’arrivo si incendia definitivamente la corsa e succede il fattaccio: Froome parte con la sua classica accellerata, Nibali risponde alla grandissima e gli va dietro. Nel frattempo la gente inizia ad occupare la maggior parte del manto stradale, non facilitando il passaggio dei corridori. È proprio in quel momento che la parte destra del manubrio di Vincenzo, trovandosi spalla a spalla con una moto della Gèndarmerie, va involontariamente ad urtare la tracolla della macchina fotografica di uno spettatore che si era sporto troppo in mezzo alla strada. Il capitano della Bahrain-Merida non può far niente per evitare di finire a terra.

Il Tour dello Squalo dello Stretto finirà purtroppo in quel momento; lui lo verrà a sapere purtroppo solo dopo il report medico a fine gara che, nella caduta, si è fratturato una vertebra e dunque non potrà ripartire il giorno successivo.

Quello che ci è rimasto negli occhi sono stati però le sue pedalate dopo la scivolata: era a 1′ dal gruppetto di testa quando è ripartito; con il cuore, con la testa e soprattutto con le gambe ancora molto buone, il campione siciliano ha concluso soltanto a 13″ dal vincitore Geraint Thomas. Un recupero incredibile, se consideriamo in che condizioni ha corso i 3’000 metri finali.

Oltre a questo, troviamo veramente fuori dal mondo il fatto che un corridore venuto con ambizioni di podio, debba essere forzatamente estromesso dalla corsa per colpa dei soliti fanatici ai bordi delle strade. NON è GIUSTO.

6 mesi trascorsi a preparare la Grande Boucle attraverso duri allenamenti e sacrifici che lo hanno obbligato ovviamente a stare lontano dalla famiglia, o viceversa a costringere la famiglia a compiere dei sacrifici per stargli il più vicino possibile. Il ciclismo è lo sport per eccellenza in cui i tifosi hanno la fortuna di poter carpire da vicinissimo le emozioni, la fatica, lo stato d’animo degli atleti, e di questa fortuna non bisogna abusarne, bensì va preservata.

Ciò che ci resterà più impresso di quella giornata sarà sicuramente la disponibilità con cui Vincenzo ha parlato ai giornalisti subito dopo i primi esami medici nel dopo tappa, e soprattutto la sera tardi al ritorno in albergo dopo essersi sorbito 3 ore e mezzo di macchina per essere visitato all’ospedale più vicino, quello di Grenoble. In una giornata nera come quella, la maggior parte degli atleti avrebbe rifiutato categoricamente di parlare alla stampa, lui no.

Mai una parola fuori posto nei confronti di chi quella sera era ancora a domandarli di tutto ciò che era accaduto.

Per questo motivo, quando tireremo le somme di questo Tour, dobbiamo essere orgogliosi di essere rappresentati nel mondo da un campione vero come Vincenzo Nibali, non solo per lo straordinario palmarès, ma anche per le sue indiscutibili qualità umane.

Chapeau e buon recupero Vincenzo!

Nel link del tweet del telecronista RAI Silvio Martinello potete ascoltare la sua intervista al ritorno in Hotel. Ne vale la pena!

Michele Moretti
Nato e cresciuto con la passione per lo sport. La pallacanestro nel mio cuore, seguita e praticata sin da bambino. Calcio, Ciclismo e Tennis le altre discipline che guardo appassionatamente. Qui per provare a raccontarvi le emozioni che lo sport ci regala ogni giorno.

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