Quello tra Torino e Giampaolo è un matrimonio che ha sapore di rivalsa. La rivalsa di un Toro che ha deluso, e non poco, la scorsa stagione, passando da club con ambizioni europee a squadra che lotta per salvarsi.
Proprio per questo la decisione di Cairo sfuma nel romantico: Giampaolo è infatti un personaggio in cerca di rinvincita, sportiva e mediatica, dopo la sua pessima esperienza milanese. Affidare il progetto tecnico di una squadra ad un allenatore del genere, significa voler tornare competitivi attraverso una filosofia ben definita. Tutti conosciamo il modulo di riferimento nel calcio di Giampaolo, un 4-3-1-2, sulla carta, dove movimenti con e senza palla, armonia tra i reparti e fluidità di manovra sono caratteristiche fondamentali.
Giampaolo nel suo nuovo Toro potrà sicuramente ripartire da due certezze assolute: Sirigu, una garanzia tra i pali, e il suo totem e capitano Andrea Belotti, per distacco il migliore della passata stagione dei granata. Il reparto che però ha più deluso lo scorso anno è stato quello difensivo, che sarà infatti oggetto di profondo studio e cambiamento. Probabilmente si passerà, dopo anni di difesa a tre, ad una a quattro, nella quale bisognerà rivitalizzare i centrali Nkoulou e Izzo; sarà necessario, inoltre, “rieducare” i due terzini titolari, Aina e Ansaldi, ed insegnare loro nuovi compiti, tenendo conto che, in panchina Giampaolo può contare, almeno per quanto concerne la retroguardia, su valide alternative come Bremer e il nuovo arrivato Rodríguez.
Per quanto riguarda il centrocampo, invece, l’arrivo di Linetty porta qualità (mancata nella mediana granata degli ultimi anni) e soprattutto esperienza tattica all’interno dell’impianto di gioco di Giampaolo. A completare il reparto, ci saranno Rincón, con la funzione di mastino davanti la difesa (salvo un suo trasferimento) e Baselli, il quale dovrà tentare di trovare quella continuità che tanto gli è mancata nelle ultime stagioni.
Una volta organizzata la squadra e impiantato un buon sistema di gioco, Giampaolo potrà focalizzarsi sul ruolo più delicato all’interno del suo gioco, il trequartista, un giocatore che dev’essere capace di abbinare qualità palla al piede a movimenti senza palla tra gli spazi (Gaston Ramírez nella Sampdoria di Giampaolo era infatti colui che, oltre ad inventare, doveva inserirsi in area per concludere quasi come un attaccante aggiunto).
Il calciatore più adatto ad occupare questo compito è Simone Verdi: acquisto record nella storia del club piemontese che, salvo alcune scintille nel finale di stagione, ha fondamentalmente deluso le aspettative, ma l’ex Bologna ha le qualità e le motivazioni giuste per poter fare la differenza all’interno di questo sistema. Il tutto alle spalle dell’insostituibile Belotti (15 gol nello scorso campionato), trascinatore e capitano dei granata, in cerca di un partner d’attacco… Il candidato principale pare essere sempre lo stesso, il solito Simone Zaza, che dovrà essere rilanciato dal nuovo tecnico in una coppia offensiva che sulla carta sembra poter essere efficace, ma che ancora non è riuscita ad esprimere completamente il proprio potenziale.
Al momento è vero che le alternative non sono troppe, ma il materiale e soprattutto le idee ci sono, ed è attraverso la ricerca di una propria e ben delineata identità di gioco che si costruisce una squadra capace di competere; non solo, magari, in questo caso, anche di divertire.
La curiosità è molta, altrettanta la voglia di rivedere una squadra di rango come il Torino ai livelli più alti della nostra Serie A. L’appuntamento della prima giornata è contro la Fiorentina, in un interessantissimo match dalle mille sfumature, vietato perderselo!
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