Tennis

Tomás Martín Etcheverry: da quella foto per il primo punto ATP al sogno Roland Garros

0

Ormai ci siamo! Il secondo slam della stagione sta per giungere nella fase in cui scendono le lacrime, il pubblico si infiamma e la Torre Eiffel si illumina con le sue stelle. Con l’abdicazione del re Rafael Nadal, il tabellone vede da una parte l’eterno Novak Djokovic, mentre dall’altra il norvegese Casper Ruud. In queste due settimane c’è un giocatore, però, che ha fatto sognare un Paese intero, capace di restituire, con una racchetta in mano, un sorriso al suo popolo: Tomás Martín Etcheverry.

In Argentina lo sport è sulla bocca di tutti, è una vera e propria cultura. Difficilmente, però, un argentino si mette davanti alla TV per guardare una partita di tennis, perché con il ritiro di Juan Martín Del Potro il rumore della pallina non è più lo stesso in quel de La Plata. Il tennis, però, si sa, è sempre in grado di farci salire sul treno delle emozioni, prendere per mano la vita di un uomo e accompagnarla nel viaggio meraviglioso dello sport. Sofferenza, tenacia, passione. Tomás Martín Etcheverry è il ragazzo sognatore che incarna perfettamente questi valori. Soprannominato “Retu”, muove i primi passi con la racchetta in mano nei tornei juniores accompagnato sempre dai suoi più grandi tifosi: i nonni Eduardo e Mena.

Nell’agosto del 2014, il nativo di Buenos Aires fa il suo esordio tra i professionisti nel circuito ITF, ma l’esito del primo match è una sconfitta. Passano esattamente due anni e nell’ottobre del 2016, in Ecuador, Salinas, il ragazzone argentino scende in campo concentrato, le sue sopracciglia sono chiare: bisogna vincere. In meno di due ore, batte il peruviano André Meza 6-1 6-0. E’ il primo punto ATP della propria vita. Scoppia in lacrime, l’emozione prende il sopravvento, ma il suo primo pensiero va alla classifica. Già, perché decide di scrivere su un foglio di carta la distanza che lo separa dal suo idolo Djokovic. Il numero è esorbitante: 12.899 punti. Si scatta una foto, perché, chissà, in un futuro prossimo potrebbe sedersi di fronte ai suoi nipoti e raccontare di un numero completamente diverso.

Sei anni e mezzo dopo quel caldo pomeriggio ecuadoriano, con il solito sorriso, la giusta tensione, il borsone sulle spalle, l’albiceleste si trova di fronte a sé proprio Nole. Nella terra dei gladiatori, di Giulio Cesare, al Foro Italico si chiude il cerchio. Il serbo vince e passa il turno, ma proprio quel giorno Etcheverry si iscrive nell’élite del tennis futuro. Il 2023, fin qui, ha riservato all’argentino il privilegio di giocare due finali ATP: una a Houston contro Tiafoe, l’altra a Santiago.

Eccoci, dunque, arrivare sotto la Torre Eiffel, nella meravigliosa terra di Parigi, da sempre la sua preferita. Recentemente, ha svelato che il suo cane si chiama proprio Roland Garros. Molti di voi, a questo punto, si chiederanno: perché? Quel giorno doveva compiere ancora cinque anni, ma nel cuore custodisce il ricordo della finale tutta argentina del 2004 tra Gaston Gaudio e Guillermo Coria. Gaudio rimontò sotto di due set, consegnando quella partita alla letteratura sportiva.

Tomás si ritrova in una parte del tabellone soggetta a continui mutamenti. Al primo turno batte, complice l’infortunio, Jack Draper, al secondo l’australiano Alex De Minaur, poi Borna Còric, quindi il nipponico Yoshihito Nishioka per poi uscire sconfitto dal braccio di ferro con Alexander Zverev. Sotto la guida di Wally Grinovero, Etcheverry ha saputo potenziare il servizio (con Nishioka ha messo a segno 12 ace), sviluppare e migliorare un tennis aggressivo, a volte paziente, con un dritto ed un rovescio solidi.

Il suo colpo migliore, però, arriva dal cielo. Lo scorso ottobre, infatti, ha perso la sorella Magalì di 32 anni, madre di due figli. Da lei trova le energie, la speranza, la voglia di lottare. La stampa lo ha già etichettato come sostituto imminente di Diego Schwartzman, usurato dall’età e dalla fatica, e, chissà, magari proprio di Del Potro.

Il viaggio è ancora lungo, il sogno continua, ma nei momenti bui, nei momenti di difficoltà, basta volgere lo sguardo al cielo. Già, perché, da lassù un vincente è sempre assicurato.

Francesco Guglielmi

Comments

Comments are closed.

Login/Sign up