Sport InvernaliThe Marvelous Circo Bianco

The Marvelous Circo Bianco #001 – Un nuovo cancelletto

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Mi prendo le prime righe per presentarvi questo nuovo spazio su Vita Sportiva. In un caldo giorno d’estate, tra un pensiero dedicato all’inverno e uno al Natale, stavo recuperando gli articoli dei miei blog preferiti. Preso dalla lettura si è palesato dinanzi a me Edi (l’aiutante di Archimede), e azionando le mie sinapsi ho ragionato che non esiste un blog che veste come una Mark 3 per i miei interessi. E quindi, rullo di tamburi… The Marvelous Circo Bianco.

Un luogo dove settimana dopo settimana durante tutta la stagione invernale andremo a parlare, commentare e discutere dell’unico e incantato mondo degli sport invernali. Per non lasciare dubbi a nessuno, appassionati e no, con l’espressione Circo Bianco ci si riferisce a competizioni, atleti, addetti su piste e qualsiasi altro soggetto che è caduto nella tana del Bianconiglio della neve.

Lo Shōen su Joël Retornaz

L’HearingLife Tour Challenge e i suoi contendenti sono stati domati dal team Retornaz in un momento in cui il loro gioco potrebbe essere definito come Stone e champagne! Nel mondo fumettistico, universalmente parlando, l’idea di un piccolo uomo che evolva sino a diventare eroe è inflazionata. Joël Retornaz incamera a pieno questo modello narrativo, e quindi a quando il suo personale Shōnen manga? Non mi limiterò a lanciare l’idea, ma la voglio sviluppare per editori e fumettisti del mondo. L’esordio al grande pubblico risale a quasi vent’anni fa durante le Olimpiadi di casa a Torino 2006; all’epoca il ventitreenne Joël ricopriva già il ruolo di skip. Insieme a Fabio Alverà, Gian Paolo Zandegiacomo e Antonio Menardi nel Palaghiaccio di Pinerolo ottennero risultati degni di nota battendo nel round robin il Canada, che poi si incoronerà campione olimpico: nacque così il curling nell’ecosistema sportivo italiano. Fine del primo capitolo, abbiamo conosciuto l’eroe, ora serve il primo power-up e il prossimo obbiettivo. Se per Torino la qualificazione era un diritto in quanto l’Italia paese ospitante, per i giochi successivi la questione era ben diversa. Il nostro Joël attende ben dodici anni, ma nel dicembre del 2017 al torneo preolimpico di Plzeň riesce insieme a una squadra rivoluzionata a staccare il biglietto per la Corea del Sud. In Corea assistiamo alle prime bocciate del Third Amos Mosaner, un nome che oggi fa tanto eco ma che qualche anno fa giocava solo per passione. La squadra continua a evolvere e a crescere sino a diventare un top team europeo: nel 2018 arriva la prima medaglia con la squadra formata da Retornaz, Mosaner, Arman e Godin. Negli anni successivi si confermeranno per altre due volte sul podio continentale. A Pechino 2022 sono una realtà del curling a livello mondiale. Il risultato non è quello sperato alla vigilia e durante il torneo nel ruolo di lead c’è un cambio da Godin a Giovanella; questo momento segnerà un ulteriore passo avanti nel percorso di formazione del Team Retornaz. La stagione 2022 si conclude con un crescendo: prima il bronzo agli europei e qualche settimana dopo il bronzo mondiale a Las Vegas. Joël ce l’ha fatta. La sua perseveranza e la sua passione l’hanno portato nell’olimpo di questo sport che (probabilmente) senza di lui in Italia non si sarebbe più praticato da anni. Gli ultimi capitoli e gli ultimi volumi sono ancora in fase di scrittura, perché i trionfi non accennano a fermarsi. Dai tornei di paese si è volati ai tornei europei, passando per medaglie europee e mondiali. Ora il Team Retornaz disputa da settembre a marzo tornei in Canada, nella patria di questo sport, e giusto il weekend passato ha alzato in trionfo il secondo slam di una carriera che inizia ad assumere i connotati da leggenda dello sport. L’ultimo paragrafo lo terrei per il futuro: cosa ci riserverà lo sanno solo i quattro Cavalieri delle Stone, ma il tetto del mondo si trova solo al piano di sopra.

Per ora godiamoci le loro giocate al Soo Curlers Fall Classic in attesa del secondo slam stagionale, il KIOTI National, al via il 7 novembre.

Lo spirito di squadra dello snowboard giapponese e dello short track coreano

Lo spirito di squadra è spesso sottovalutato, o messo in secondo piano, quando si parla di sport individuali. La componente gruppo però, al fine di approcciare con serenità agli eventi, non deve essere sottovalutata né dagli atleti né tantomeno da chi coordina gli atleti stessi. Mi soffermo molto sullo scovare i sorrisi e le interazioni che saltuariamente le varie regie internazionali colgono. Giustappunto nel passato weekend abbiamo visto i poli estremi di quest’aspetto dello sport. Premetto che sto per paragonare due discipline estremamente diverse e con un background dei protagonisti altrettanto dissimili. Da un angolo del ring i festeggiamenti kawaii per i risultati ottenuti dagli e dalle snowboarder giapponesi; dall’altro i pattinatori coreani dello short track.  

Triplette giapponesi negli sport invernali non sono all’ordine del giorno come in casa Norvegia, ma non sono neanche avvenimenti una tantum. Ogni volta sono accompagnate da sorrisi e festeggiamenti simili alle esultanze in Captain Tsubasa (Holly e Benji ai più). Il parallelismo con il calcio viene bene, vista la quantità di talento in casa nipponica: a Coira sia al maschile sia al femminile rappresentavano il 50% degli atleti in finale, e su sei posti disponibili per il podio ne hanno conquistati cinque, con un tripudio di gioia da far emozionare chi stava assistendo dal divano. In tutto questo il loro più talentuoso snowboarder, Taiga Hasegawa, ha assistito dalla panchina la finale.

L’antitesi a questo modo di interpretare lo sport risiede nel team Corea nello short track. A Seul il mondo del pattinaggio su pista corta è vissuto come una religione, con tanto di schieramenti per uno o per l’altro atleta. Molti di questi atleti, anche in età agonistica, si lanciano in televisione e nella vita mondana, diventando a tutti gli effetti dei personaggi pubblici. Questo però si riflette poi in gara, portando ad aspre diatribe e a far scorrere sangue amaro sotto i pattini. Breve digressione ed esempio applicato: ripercorriamo la seconda gara dei 1000m, la finale A maschile della prima tappa di CdM. Sulla linea di partenza tre coreani su cinque contendenti: Park Ji Won, dominatore assoluto della passata stagione, Hwang Dae Heon, plurimedagliato olimpico e plurimedagliato mondiale, e infine Kim Gun Woo, il meno conosciuto dei tre. Nella mia testa continuava a balenare l’idea: ora si danno battaglia, iniziano i più spietati Hunger Games dove anche Jennifer Lawrence perderebbe al primo round. Nei primi nove giri tutto sommato la gara procede in maniera regolare, ma la voglia di prevalere sugli altri anche a costo di lanciare via il proprio risultato si palesa: all’ultima curva Hwang si lancia su Park con un attacco che metterebbe KO perfino l’Uomo Tigre, lasciando così la vittoria al terzo litigante.

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Amici cari coreani, non vi servono sceneggiatori per creare progetti come Squid Game o reality dal dubbio gusto, lasciatevi ispirare dallo short track di casa.

Toto Coppa del Mondo Soelden

Sabato sarà aperto il primo cancelletto della 58^ Coppa del Mondo di sci alpino sul ghiacciaio del Rettenbach.

La prima gara ha sempre un sapore diverso, con tante domande e poche risposte – se non la grandezza di Mikaela Shiffrin -. I nuovi materiali, l’esito della preparazione estiva, i rientri da infortuni e la domanda delle domande (intonabile con la voce del grande Gerry Scotti): chi vincerà, Tizio, Caio o Sempronio? La accendiamo?

Non esiste ancora il Fantasci, ma la voglia di toto pronostici è maniacale. Non voglio consigliare su chi puntare un quarto di dollaro, per quello sarebbe opportuno affidarsi agli esperti del settore: i bookmaker, che di lavoro sviluppano algoritmi per calcolare le quote prendendo in considerazione infiniti parametri. Per lanciarsi nei pronostici esistono tre metodi:

  1. Sparare a zero: iniziare un elenco di nomi lungo similmente a una lista della spesa per un nucleo familiare affiliato.
  2. Legarsi alla bandiera: vedere il colore azzurro ovunque e far risuonare l’inno di Mameli anche per una top ten.
  3. Il nome del cuore: scegliere il nome esotico di atleta per nulla quotato e che spesso solo l’interpellato in questione conosce.

Dopo aver tergiversato sul metodo di selezione dei nomi, mi affiderò al terzo metodo, investendo la mia candidatura su Valerie Grenier, canadese classe 1996. Azzardo l’atleta del paese della foglia d’acero come possibile contendente alla Sfera di Cristallo in gigante. Per il settore maschile vi è soltanto un nome plausibile, ma per aver la coscienza a posto e per non sentirmi in colpa nei suoi confronti non mi pronuncerò su di lui (sarà il nostro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato).

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Vi lascio con un consiglio per godervi al meglio le “carvate” degli specialisti: slanciarsi in poltrona e attrezzarsi con polenta e brasato, vino, tifo indiavolato e rutto libero.

Ci vediamo sempre qui con il prossimo episodio di The Marvelous Circo Bianco.

P.S. Sarebbe stato fin troppo facile iniziare questa rubrica parlando delle problematiche e delle disgrazie di Milano-Cortina 2026. La Storia Infinita con tutti i suoi capitoli e sfaccettature non smette di sorprendere, ma avremo tempo per parlarne in futuro. Anzi no, piccolo spoiler da un articolo pubblicato sul quotidiano Repubblica: antidoping in Francia…

Immagine in evidenza: ©NBC Universal

Mirko Efoglia

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