Ascoltare le parole di Carlo Macchini è come vivere in prima persona l’amore per una disciplina. Vincitore della tappa di Coppa del Mondo svoltasi a Il Cairo, il 25enne marchigiano ha saputo trasformare la ginnastica artistica da una passione giovanile a un vero e proprio stile di vita caratterizzato da ostacoli da superare, ma soprattutto da soddisfazioni che hanno saputo incrementare giorno dopo giorno il fuoco che si sviluppa all’interno del cuore di un vero sportivo. Capace di sfiorare il podio agli Europei nel 2019 e nel 2021 e ai Mondiali nello stesso anno, il portacolori delle Fiamme Oro ha appreso con grande cautela gli insegnamenti del maestro Igor Cassina con l’obiettivo un giorno di poterlo emulare e solcare la pedana olimpica.
La vittoria in Coppa del Mondo è arrivato dopo un momento complicato. Com’è riuscito a centrare questo successo?
“Ponendo una grande attenzione ai vari dettagli, dagli allenamenti all’alimentazione, ma con una maggiore intensità rispetto al passato. Buona parte del merito va anche al mio allenatore che mi ha seguito e mi ha dato una grossa mano, ma anche alle gruppo sportivo delle Fiamme Oro del quale faccio parte da quasi due anni e che mi offre queste grandi opportunità”.
A Baku si presentava con i favori del pronostico complice il miglior punteggio ottenuto in qualificazione. La pressione prima della gara si è fatta sentire?
“Paradossalmente a Baku mi sentivo meglio che a Il Cairo. In qualifica ho infatti presentato lo stesso programma con la medesima difficoltà, ottenendo tuttavia qualche punto in più. Purtroppo non sono riuscito a gestire bene la finale, complice anche qualche problema fisico legato in particolare a dei tagli alle mani che mi hanno impedito di lavorare al meglio e preparare in maniera adeguata questa gara”.
Facendo un passo indietro, come si è avvicinato alla ginnastica artistica?
“Sono entrato in palestra in maniera inconsapevole, condotto dai miei genitori all’età di quattro anni poiché ero un bambino vivace e per certi versi instancabile. Da quel momento non ci sono più uscito e ogni giorno ho modo di incrementare la mia passione”.
Uno dei passaggi più importanti della sua carriera è stato sicuramente la collaborazione con il campione olimpico Igor Cassina. Com’è cambiato l’approccio a questo sport dopo questo incontro?
“Per farvi capire quanto sia stato importante, ancora oggi lo chiamo ‘Sua Maestà Igor Cassina’. Passare dall’aver il suo poster in camera a potermi allenare al suo fianco è stata sicuramente un’occasione imperdibile. Ho un aneddoto che ci unisce e riguarda l’edizione 2011 del campionato di Serie A, la prima a cui ho preso parte. A causa di alcune problematiche che mi afflissero durante quella stagione, entrai in gara soltanto alla terza prova nella quale era presente anche Igor. La tappa successiva Igor dovette fermarsi per alcuni fastidi fisici, annunciando contemporaneamente il suo ritiro dalle competizioni. All’epoca pensammo che fosse stato un passaggio di consegne, anche se frutto di una serie di combinazioni casuali. Con il passare dei giorni però mi sono accorto quanto sia stato importante questo momento”.
Con Cassina condivide l’amore per la sbarra. Com’è nata la passione per questo attrezzo?
“La sbarra è banalmente l’attrezzo più semplice, ma anche quello che ti consente di volare più in alto degli altri. Siccome a volte sei agganciato soltanto con le mani, altre volte sei completamente in volo, quando salgono in pedana mi sento libero. Anche quando sulla sbarra non c’è nessuno, mi accorgo di recepire emozioni indescrivibili”.
La sbarra appare sempre uguale, eppure ogni gara è un’altra storia. Quanto influisce sulla prestazione il contesto in cui si gareggia?
“Parecchio, perché in base a dove viene posizionato l’attrezzo, cambia tutto. Banalmente se la sbarra su cui mi alleno viene leggermente spostata, mi accorgo della differenza”.
Sbirciando sui social, è impossibile notare il suo soprannome, “Bistecca”. Com’è nato?
“E’ nato qualche anno fa dopo una giornata al mare. Ho preso il sole ed ero arrossato in gran parte del corpo tranne che sul ventre, un po’ come una bistecca. Hanno così iniziato a chiamarmi così al rientro in palestra, tuttavia la cosa si è chiusa lì. Quando mi sono trovato a scegliere un nickname per Instagram, ho deciso di ritirarlo fuori”.
Marchigiano come lei è anche Valentino Rossi di cui sappiamo esser un grande fan. Nonostante pratichiate sport completamente diversi, non le è mai capitato di prenderlo come esempio nel corso della sua carriera?
“Quando si parla di Valentino, mi viene la pelle d’oca. Quasi fosse uno scherzo del destino, agli EYOF 2013 mi è stato assegnato il pettorale numero 46 e sono riuscito a conquistare la medaglia d’oro”
Nonostante abbia preso parte a tre edizioni dei Mondiali e altrettante degli Europei, dove ha conquistato un quarto posto, non ha mai partecipato alle Olimpiadi. È un rimpianto oppure un obiettivo per il futuro?
“Direi che può esser un obiettivo, anche perchè come squadra sapevamo quanto fosse difficile poter ottenere il pass per Tokyo 2020. Ora lavoreremo intensamente per migliorarci come formazione e partecipare come team a Parigi 2024 nel quale mi piacerebbe far parte”.
Quali sono i futuri appuntamenti per questa stagione?
“Prima ci saranno gli Europei ad agosto e poi in autunno i Mondiali. A livello di squadra non so quale potrebbe esser il mio contributo in questo momento, tuttavia mi impegnerò al massimo al fine di poter meritarmi un posto in Nazionale”
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