Nel weekend del 22-23 maggio sono andate in scena, a Twickenham, le finali delle coppe europee di rugby, vale a dire la Champions Cup e la Challenge Cup: le prime due competizioni continentali per importanza.
A portare a casa entrambi i trofei sono stati due club francesi: lo Stade Toulousain si è aggiudicato la Champions, contro i connazionali di La Rochelle (17-22), mentre la Challenge è stata vinta da Montpellier contro i Leicester Tigers (17-18).
Analizziamo quindi i segreti dietro al dominio dei transalpini nelle coppe, che quest’anno hanno visto ben tre finaliste su quattro provenienti dalla Francia.
Un po’ di storia
Innanzitutto, va detto che le squadre francesi sono sempre state molto solide nelle coppe europee sin dalla nascita dei due tornei nel 1996.
Ma se in Challenge Cup i club transalpini nell’ultimo decennio hanno dominato, 5 trofei alzati dal 2011, non si può dire lo stesso per la più blasonata Coppa dei Campioni. Nonostante la Francia sia la nazione con più finaliste in questa competizione, ben 26, soltanto 9 volte un club francese è diventato campione d’Europa.
Risale infatti al 2015 l’ultima Champions di una francese: il Tolone dei fenomeni quella volta vinse la terza coppa di fila, in un’altra finale tutta francese, giocata sempre a Londra.
Da allora il trofeo più importante d’Europa è stato alzato solo da squadre britanniche: Saracens, Leinster e, la scorsa stagione, Exeter Chiefs.
Quante stelle sui campi di Francia
Sembrerà una banalità, ma gli artefici delle vittorie sono in primis gli stessi giocatori. Dando uno sguardo alle rose dei club transalpini che hanno preso parte a questa European Champions Cup, colpisce proprio il gran numero di talenti.
Da sempre infatti le squadre del Top14, il campionato francese, sono costituite da un misto di atleti di interesse nazionale, spesso provenienti proprio dalle accademie dei club, e qualche fuoriclasse d’oltreoceano.
Questo grazie al fatto che il salary cap in Francia è tra i più alti del mondo ovale: ben 10 milioni di euro. Ovviamente ciò permette alle squadre di investire tanto sui giovani emergenti quanto sui giocatori di caratura internazionale, elevando particolarmente il livello del campionato rispetto agli altri concorrenti europei.
Per questo motivo, quindi, non è affatto raro vedere campioni come Parisse e Etzebeth, a Tolone, Kolbe e Kaino a Tolosa, o ancora Russell e Beale, in forza al Racing 92, in giro per i campi francesi.
Lo strano caso del Montpellier
In inverno il club dell’Hérault era in piena lotta salvezza in campionato, nonostante una rosa di tutto rispetto, ricca di nazionali sudafricani. Nessuno si sarebbe aspettato che chiudesse la stagione con un nuovo trofeo in bacheca.
Montpellier dopo un girone di Heineken Champions Cup deludente accede ai quarti di finale di Challenge: secondo il nuovo format, infatti, le ultime 4 squadre dei 2 pool raggiungono le fasi finali della seconda competizione.
Va ricordato anche che questa parte del torneo si struttura in partite di sola andata.
I Cistes, quindi, hanno superato Glasgow Warriors, Benetton Treviso e Bath in match sempre combattuti, vincendo poi la coppa per la seconda volta in finale sui Leicester Tigers.
Il fulcro del loro successo risiede nel controllo delle fasi statiche ma, soprattutto, in una difesa chiusa e caparbia, frutto anche della loro riconosciuta fisicità.
Infatti, i transalpini si sono dimostrati per tutto il torneo molto solidi in touche, dove Paul Willemse e compagni hanno svolto un lavoro encomiabile; per quanto riguarda, invece, le statistiche difensive sono secondi solo ai Leicester Tigers (585 placcaggi e 33 turnover).
Oltre a difendere bene però, Montpellier è sempre stato abbastanza concreto in attacco: è proprio il mediano di mischia dei francesi Benoit Paillaugue il miglior realizzatore della competizione con 55 punti segnati, di cui 11 punizioni.
La Rochelle: una favola incompiuta
Anche se alla fine non ha vinto la Coppa dei Campioni, bisogna comunque elogiare La Rochelle.
Lo Stade Rochelais, club dell’omonima cittadina atlantica, nel giro di sette anni è passato dalla seconda divisione francese ai vertici del rugby europeo. Il merito va attribuito in gran parte al presidente Vincent Merling, che prima con Patrice Collazo e poi con Jono Gibbes e Ronan O’Gara ha messo insieme una squadra dalle grandi ambizioni, con un progetto serio e definito.
In questa stagione i Maritimes sono stati la vera sorpresa della Champions Cup: i gialloneri hanno battuto Gloucester agli ottavi, hanno surclassato gli Sale Sharks ai quarti e in semifinale hanno annientato la corazzata Leinster, raggiungendo dunque la loro primissima finale.
Tra le file di La Rochelle ci sono alcuni bleus saliti alla ribalta negli ultimi anni, come Greg Alldritt e Brice Dulin, e qualche stella neozelandese: Tawera Kerr-Barlow, Ihaia West e Victor Vito. Ma c’è anche una seconda linea australiana che la Champions l’ha vinta già due volte, ma coi Saracens: Will Skelton.
Sono questi i cardini della squadra, in particolare tra gli avanti Alldritt, Vito e Skelton, giocatori estremamente fisici e dominanti col pallone in mano; non a caso tutti e tre eletti nella squadra della stagione.
Il gioco imposto da Gibbes e O’Gara si basa su un grande avanzamento territoriale, reso possibile spesso dai giocatori sopracitati. Ma, a differenza di altri club altrettanto fisici, La Rochelle gioca anche molto sulla continuità diretta, mantenendo l’ovale sempre vivo. I gialloneri primeggiano infatti per offload fatti e punti realizzati.
Ne deriva dunque un rugby ruvido e verticale, ma allo stesso tempo divertente da guardare.
Tolosa e il rugby champagne
Per i più avvezzi al gioco del rugby è difficile non conoscere lo Stade Toulousain, una squadra con un palmarés chilometrico, con 20 campionati di Francia e 5 Coppe dei Campioni, entrambi record.
L’ultima coppa è arrivata questo maggio, dopo una finale combattutissima, a distanza di undici anni dall’ultimo successo europeo.
Tolosa è sicuramente una squadra fenomenale, che può vantare alcuni dei giocatori più forti, e più vincenti, al mondo: la mediana tutta francese Ntamack–Dupont – quest’ultimo eletto giocatore del torneo – l’eroe dell’ultimo mondiale Kolbe all’ala, oltre alle leggende neozelandesi Kaino e Faumuina nel pack.
Un team del genere non poteva che essere tra i favoriti del torneo: nulla hanno potuto Munster, Clermont, Bordeaux e neanche La Rochelle, costrette, in un modo o nell’altro, a soccombere.
Ma Tolosa non è soltanto una squadra vincente, è anche quella che gioca la più bella versione di questo sport, quantomeno in Europa.
Oltre ad avere una difesa efficiente, lo Stade, si riconosce soprattutto per affrontare chiunque a viso aperto, sfruttando la fucina di talenti di cui dispone per realizzare grandi azioni corali. Si tratta infatti della squadra più pericolosa in attacco, come dimostra la meta dell’argentino Mallia proprio in finale.
In breve, i club francesi sono riusciti ad imporsi nell’Europa che conta non solo assicurandosi alcuni dei talenti migliori al mondo, ma anche sfruttandone al massimo le capacità con un gioco funzionale; il tutto non può che originarsi da investimenti e progettualità da parte delle varie dirigenze.
Immagine in evidenza: ©StadeToulousain
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