F1

Salutare Raikkonen è un colpo al cuore ma la Ferrari pensa al futuro

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Nella vita tutto finisce, figuriamoci nel mondo dello sport.

Bisognerà iniziare a scavare nei ricordi, evitando di farsi venire gli occhi lucidi, ricordando un giovane Kimi, felice, nella prima annata in Ferrari dove vinse il suo primo titolo mondiale a San Paolo; l’incredibile impresa del 21 ottobre 2007, un solo punto a separarlo da Fernando Alonso e Lewis Hamilton in classifica.

Felipe Massia, Jean Todd, Kimi Raikkonen e Fernando Alonso sul podio di San Paolo.

Una vita fa, eppure sembra passato poco tempo, perché, questi undici anni sono serviti a cementare il rapporto, unico in F1, tra Iceman e il popolo ferrarista.

Kimi Raikkonen è sicuramente uno dei piloti più amati di sempre, oggi secondo forse solo ad Hamilton; ha milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo: in ogni nazione, ogni circuito, ogni weekend del mondiale notiamo un’ondata di tifosi finlandesi giunti per lui con tribune colorate da bandiere biancoblù e da cappellini con il numero 7.

Il boato di Monza alla pole position di Kimi è stata un’esplosione di gioia incontenibile, il segnale di un tifo che va al di là del risultato, che si emoziona per il modo di correre e di approcciarsi alle corse che resta unico, per l’eleganza di guida e quell’atteggiamento da “Iceman” davanti alle telecamere, un unicum in F1.

Kimi Raikkonen sul podio a Monza

A chi ama le corse, del Kimi ferrarista, ma anche di quello in versione McLaren mancherà per prima cosa la qualità al volante, quella capacità di disegnare traiettorie pulite come nessun altro, sfruttando tutta la pista, una guida morbida, fluida, bella da vedere anche dalla TV.

I numeri ad oggi del finlandese parlano chiaro: 287 GP, 20 vittorie, 100 podi (l’ultimo conquistato proprio a Monza), 18 pole position, 46 giri veloci e 1729 punti conquistati, il tutto coronato dal titolo mondiale 2007, l’ultimo della rossa, dopo averne sfiorati ben due con la McLaren contro Schumacher, allora a tradirlo fu l’affidabilità della vettura.

A 39 anni però la magia potrebbe interrompersi, almeno per quanto rigurda la Ferrari e la F1: infatti, la scuderia di Maranello sembra indirizzata all’idea di promuovere il giovane Charles Leclerc dalla Alfa Romeo Sauber.

Una scelta comprensibile ma non troppo condivisibile soprattutto per modi e tempistiche: sappiamo tutti che Sebastian Vettel è in lotta per il titolo mondiale, insegue di 30 lunghezze Hamilton e il fatto di avere un compagno come Kimi che sa già di essere fuori dai giochi potrebbe creare non pochi problemi, infatti, il finlandese è all’asciutto di vittorie dal Gp d’Australia nel 2013 e vorrebbe chiudere la carriera con un successo.

Dal suo ritorno in Ferrari nel 2014 Raikkonen si è sempre sacrificato per la squadra, rinunciando ad ambizioni personali: prima con Alonso poi con Vettel è stato una seconda guida esemplare, fondamentale nello sviluppo della macchina grazie alla sua esperienza; sacrificato ad ogni Gp, non è mai stato libero di lottare per il titolo: aggiornamenti del motore arrivati in ritardo, errori al pit stop, insomma, il buon Kimi è stato lasciato solo in pasto alle critiche degli stessi ferraristi, che lo hanno amato e ora hanno il dovere di concedergli il giusto tributo!

Un tributo arrivato sul podio di Monza con una standing ovation da brividi, per un uomo che ha dato tutto per la Ferrari; con buna pace dei leoni da tastiera che lo criticano 24h su 24.

Il suo successore sarà Charles Leclerc (vanificando così il tentativo di oltre 30000 tifosi che con una petizione sperano ancora di far cambiare idea al cavallino).

Il monegasco è un predestinato, tanto talento, grande determinazione e voglia di migliorare; non ha esperienza, che in un team che lotta per il titolo è fondamentale, ma ha tutte le carte in regola per reggere la pressione al meglio.

Charles Leclerc

La Ferrari, però, dal canto suo, non deve commettere l’errore di bruciarlo trattandolo come Kimi; è molto giovane e non va relegato a fare la seconda guida del tedesco; insomma, una scelta coraggiosa in prospettiva ma devono essere bravi a gestirlo e non demoralizzarlo alla prima strategia “pro Vettel”.

Dobbiamo dunque prepararci a salutare un campione, l’ultimo di una generazione d’oro, vecchio stile, l’antidivo per eccellenza, un pilota che per impatto sui tifosi e per tutto ciò che ha significato per la F1 entra di diritto tra le leggende.

La Ferrari ha scelto di rinunciare ad una spalla affidabile per Vettel in favore di una in rampa di lancio, ma anche di conseguenza più esuberante; un rischio.

In ogni caso un altro Raikkonen non ci sarà mai, godiamoci queste ultime sette gare, magari con una vittoria, con la speranza di vederlo ancora in F1 altrove.

KIITOS KIMI!

Paolo Mancini
19 anni, amo la NBA, il calcio, la NFL e il ciclismo con un occhio anche al mondo dei motori

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