F1

Da rivali a rossi: Hamilton e gli altri grandi avversari arrivati in Ferrari

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All’alba del Mondiale del 2017, dopo il grande e sorprendente inizio della Ferrari, Lewis Hamilton disse che un mondiale di Formula Uno ha più valore se vinto con una rossa o contro una rossa. È impossibile prevedere se già allora avesse preventivato di gareggiare per la scuderia di Maranello (anche se tutto fa pensare che lo sognasse da tempo), tuttavia fra poche settimane il sette volte campione del mondo entrerà nel ristrettissimo club di ferraristi che precedentemente sono stati suoi grandi rivali.

L’ex pilota di McLaren e Mercedes sta infatti per diventare appena il quinto pilota ad aver firmato per la Scuderia dopo aver vinto un mondiale piloti proprio davanti a una Ferrari, raggiungendo in questo prestigiosissimo e ristrettissimo gruppo altre leggende come Juan Manuel Fangio, Alain Prost, Fernando Alonso e Sebastian Vettel. In questo articolo esploreremo le storie dei piloti che hanno fatto questo salto, passando da grandi e controversi avversari della Ferrari a suoi portabandiera in pista.

Juan Manuel Fangio 

Il mitologico pilota argentino, già campione del mondo con Alfa Romeo, Maserati e Mercedes nel 1951, nel 1954 (anno in cui passò dalla scuderia italiana a quella tedesca dopo appena due gare e vinse il Mondiale davanti al ferrarista Gonzalez) e nel 1955, affronta la Ferrari come avversario fino al 1956, anno in cui si unì al Cavallino Rampante.

Nel suo unico anno in rosso prima di tornare alla Maserati, Fangio conquista il suo quarto titolo mondiale al volante della Ferrari D50 davanti a Stirling Moss, dimostrando la sua superiorità in pista con sei pole position e tre vittorie sugli otto gran premi in calendario (oltre alla vittoria dei Gran Premi di casa in Argentina e a Siracusa, non valevoli per la classifica mondiale). Il favoloso pilota sudamericano rimane (al momento…) l’unico pilota ad aver vinto un mondiale con la Ferrari dopo averla sconfitta in precedenza, nonché l’unico ad averlo vinto nella sua unica stagione a Maranello: bastano questi dati a confermare l’alone di leggenda che circonda uno degli interpreti più epici della storia di questo sport.

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Enzo Ferrari e Juan Manuel Fangio al Gran Premio d’Italia del 1956 a Monza

Alain Prost

“Il Professore” è stato uno degli avversari più tenaci della Ferrari negli anni ’80, vincendo tre titoli mondiali con la McLaren nel 1985, nel 1986 e nel 1989, di cui il primo davanti alla rossa guidata dal compianto Michele Alboreto. Tuttavia, nel 1990 Prost compie un passo clamoroso, unendosi alla Scuderia per cercare di riportarla alla vittoria del campionato piloti dopo undici anni. Con la Ferrari 641, Prost nel 1990 ottiene cinque vittorie (di cui tre consecutive, in Messico, Francia e Gran Bretagna) e contende ad Ayrton Senna il mondiale fino all’ultima gara, culminata con il celebre incidente fra i due pretendenti al titolo alla prima curva del Gran Premio del Giappone a Suzuka, che costrinse il francese ad accontentarsi del secondo posto della classifica iridata.

Nel 1991, tuttavia, il rapporto tra Prost e la Ferrari comincia a deteriorarsi. Le Ferrari 642 e 643 non si dimostrano infatti all’altezza delle aspettative, non vincendo neanche una gara in tutta la stagione e causando una crescente frustrazione del pilota francese nei confronti della squadra (che arrivò addirittura a definire la vettura “un camion”, anche se poi lo stesso Prost affermerà di essere stato frainteso): questa rottura portò alla rescissione del contratto prima dell’ultima gara della stagione e al suo trasferimento, dopo un anno sabbatico, in Williams, con cui il francese vincerà il suo ultimo mondiale nel 1993.

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Ayrton Senna e Alain Prost al Gran Premio del Giappone del 1990 a Suzuka

Fernando Alonso

Per sostituire Kimi Raikkonen e riportare la Scuderia al vertice dopo il disastroso 2009, la Ferrari decide di ingaggiare l’ultimo grande avversario di Micheal Schumacher, davanti al quale vinse il secondo dei suoi mondiali nel 2006. Mai come con il pilota asturiano si può parlare di persona giusta nel momento sbagliato: nei suoi cinque anni da ferrarista Alonso si è infatti dimostrato un pilota dal livello altissimo, capace di sopperire con il suo talento a vetture non all’altezza della Red Bull e di giocarsi il Mondiale fino all’ultimo Gran Premio in due occasioni, nel 2010 e nel 2012, senza però riuscire a fregiarsi dell’iride.

In particolare, rimane una ferita aperta nel cuore dei ferraristi l’epilogo del primo mondiale in rosso di Alonso: arrivato con un vantaggio di 8 punti su Webber e di 15 su Vettel all’ultima gara di Abu Dhabi, lo spagnolo è vittima di una strategia scellerata del muretto della Ferrari, che lo ferma troppo in anticipo ai box, facendolo così rimanere alle spalle della Renault di Petrov per tutta la gara e permettendo al giovane pilota della Red Bull di vincere il suo primo mondiale. Nonostante abbia vinto “solo” 11 gare in cinque anni, è impossibile non annoverare Alonso fra i migliori ferraristi di sempre: rimangono negli occhi le sue partenze fenomenali, le gare tatticamente ineccepibili e la straordinaria abilità di andare oltre macchine oggettivamente non degne della sua forza, su tutte la tragicomica F14T del 2014.

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Fernando Alonso e Mark Webber vedono svanire le proprie ambizioni iridate alle spalle di Vitaly Petrov, nel Gran Premio di Abu Dhabi del 2010

Sebastian Vettel

Il piano di ristrutturazione della Scuderia fortemente voluto da Sergio Marchionne nel 2015 ha come perno il grande rivale del quinquennio rosso di Fernando Alonso. Passato alla storia come il dominatore dell’era Red Bull, con quattro titoli consecutivi tra il 2010 e il 2013 di cui tre davanti allo spagnolo della Ferrari, Sebastian Vettel arriva a Maranello volenteroso di mettersi alle spalle un 2014 non all’altezza e sognando di seguire le orme del suo idolo Michael Schumacher. I sei anni in rosso di Vettel vengono però ricordati in modo dolceamaro dai tifosi.

Il pilota tedesco, con 14 vittorie di cui molte memorabili, come la prima in Malesia o il trionfo a casa loro a Silverstone, nel 2017 e nel 2018 illude infatti di potersi giocare il mondiale con la Mercedes di Hamilton, prima di patire un netto crollo di prestazioni dopo la seconda metà del 2018 e di subire il poderoso avvento del nuovo compagno di squadra Charles Leclerc negli ultimi due anni. Anche se il suo periodo a Maranello non si è concluso con un titolo, Vettel viene ricordato come un pilota sinceramente entusiasta e tifoso della rossa (Everybody is a Ferrari fan: even if they’re not, they are Ferrari fans), probabilmente impossibilitato a vincere l’iride più per la manifesta superiorità della Mercedes lungo tutto l’arco delle stagioni che per una sua reale incapacità di competere contro Lewis Hamilton.

Lewis Hamilton

Con Sir Lewis Hamilton si arriva alla stretta attualità. Il sette volte campione del mondo diventerà un ferrarista dopo aver vinto mondiali davanti alla rossa sia con la McLaren nel 2008 (nel mondiale deciso con il sorpasso all’ultima curva dell’ultima gara su Glock, a discapito del povero Massa che già pregustava il trionfo) sia con la Mercedes nel 2017 e nel 2018, con un trasferimento che è già entrato nella storia dello sport: il pilota più vincente di sempre raggiunge la scuderia più vincente di sempre, con l’obiettivo di superare proprio con la Ferrari i mondiali vinti dal più grande pilota della storia della rossa, Micheal Schumacher. Se sono bastati pochi post su Instagram per far andare in visibilio i tifosi e tutta l’opinione pubblica, gli anni di Hamilton a Maranello saranno a dir poco iconici e memorabili, indipendentemente dall’esito.

Immagine in evidenza a cura di Riccardo Seghizzi

Giovanni Dotta

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