Ciclismo

Tour de France 2019: tra percorso, favoriti, curiosità e non solo

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Sono ore di grande attesa per tutti gli appassionati di ciclismo. Sabato 6 Luglio partirà la 106esima edizione del Tour de France con la “Grand Départ” in Belgio, a Bruxelles. Un’edizione molto imprevedibile, come non si vedeva da anni e senza un favorito numero uno come lo era stato sempre Chris Froome. Ora cominciamo ad introdurci nell’atmosfera della Grande Boucle, analizzando le strade che percorreranno i corridori, coloro che potrebbero sembrare più in lizza per il podio, chi sarà pronto a sorprenderci, le possibili emozioni azzurre e gli aspetti statistici più interessanti conditi da alcune curiosità.

IL PERCORSO

Alzi la mano chi, prima di quest’anno, avrebbe preferito il percorso del Tour a quello del Giro.
Beh, nessuno!
Il Tour de France edizione numero 106 prenderà il via il prossimo 6 luglio da Bruxelles, Belgio, e per tre settimane accompagnerà gli appassionati di tutto il mondo. L’arrivo finale, come da tradizione, è sugli Champs Elysèes, domenica 28 luglio.
21 tappe intervallate da due giorni di riposo, rispettivamente il 16 luglio ad Albi e il 22 a Nîmes.
Di queste 21 tappe, 7 saranno di alta montagna, di cui 5 arrivi in salita, 5 collinari, 7 pianeggianti e due cronometro. Una a squadre e una individuale entrambe di 27 km.

La prima settimana

Di solito, la prima settimana di un grande giro è segnata da tappe abbastanza semplici, ideate dagli organizzatori per far fare la gamba ai corridori.
Ebbene quest’anno, Christian Prudhomme, ha mischiato le carte.
La Grand Départ 2019 sarà in Belgio, in onore del 5 volte vincitore del Tour Eddy Merckx, la Bruxelles – Bruxelles di 194,5 km, tappa in linea per velocisti i quali già sognano di vestirsi di giallo.
Seconda tappa subito spartiacque, la cronosquadre sempre a Bruxelles con partenza dal Palazzo Reale e arrivo all’Atomium. Non del tutto pianeggiante ma comunque improntata per avere distacchi importanti, nonostante i soli 27,6 km.
La Binche – Epernay (215 km) segnerà il rientro in Francia. Occhi puntati sul finale, ultimi 500mt all’8% di pendenza media che faranno rimbalzare i velocisti puri.
La Reims – Nancy (213,5 km) rivedrà impegnati tutti gli sprinter.
Circoletto rosso su quinta e sesta tappa.
La Saint-Dié-des-Vosges – Colmar (175,5 km) può essere letta in due modi: o una cospicua fuga da lontano, dato che il terreno a disposizione c’è (3 GPM negli ultimi 65 km), o una lotta serrata per tenere chiusa la corsa tra le squadre dei principali favoriti.
I botti veri e propri cominceranno giovedì 11 luglio, la Mulhouse – La Planche des Belles Filles (160,5 km) prevede infatti 6 GPM di cui 3 di 1ª categoria, non un metro di pianura e l’ascesa finale (7,0 km all’(8,7% medio) resa ancor più dura dall’ultimo strappo al 20%. Un arrivo che evoca ottimi ricordi agli italiani con le vittorie di Nibali nel 2014 e Aru nel 2017.
Dopo le fatiche dei Vosgi, occasione per i velocisti lungo la Belfort – Chalon-sur-Saône (230 km), la tappa più lunga del Tour e quindi le nervosissime Mâcon – Saint-Étienne (200 km) e Saint-Étienne – Brioude (170,5 km), adattissime ad attacchi da lontano, ma soprattutto, terreni ideali per far saltare il banco o recuperare il prezioso tempo perso nelle tappe precedenti, da parte dei big. Quest’ultima tappa si svolgerà il 14 luglio, giorno di festa nazionale, e molto probabilmente qualche francese vorrà fare bella figura.
La prima settimana si conclude il 15 luglio con la Saint-Flour – Albi (217,5 km), apparentemente per velocisti, con i corridori che dovranno superare un altro saliscendi, ma meno impegnativo.

La seconda settimana

Dopo il giorno di riposo ad Albi, si riparte alla volta di Tolosa lungo 167 km che dovrebbero ridar fiato alle gambe. Arrivo adatto alle ruote veloci in preparazione ai Pirenei.
Infatti, dal 18 al 21 luglio, ci sono 4 tappe che, sì non ci diranno chi vincerà la Corsa, ma di sicuro chi non la vincerà.
Si parte con la Tolosa – Bagnères-de-Bigorre (209,5 km), nella quale i corridori scaleranno prima Col de Peyresourde (1ª cat., 13,2 km al 7,0%) e poi l’Hourquette d’Ancizan (1ª cat., 9,9 km al 7,5%). Dalla vetta mancheranno 30 km di sola discesa che potrebbero favorire distacchi.
Il giorno seguente è ora dell’unica cronometro individuale di quest’edizione la Pau – Pau di 27km, non proprio regolarissima, ma di fatto improntata sugli specialisti.
E si arriva finalmente ad una delle tappe cinque stelle di questa edizione, la Tarbes – Tourmalet (117,5 km), breve, ma intensa, con le scalate del Col du Soulor (1ª cat., 11,9 km al 7,8%) a 57 chilometri dal traguardo e quindi quella del mitico Tourmalet (1ª cat., 19,0 km al 7,4%) in chiusura di tappa, primo assaggio oltre quota 2000.
Ultima fatica pirenaica prima dell’ultimo giorno di riposo, la Limoux – Prat d’Albis (185,0 km) che negli ultimi 100 chilometri prevede le scalate di Port de Lers (1ª cat., 11,4 km al 7,0%) e Mur de Péguère (1ª cat., 9,3 km al 7,9%, prima della scalata finale al Prat d’Albis (11,8 km al 6,9%).

La terza settimana

I Pirenei avranno sicuramente fatto selezione, saranno rimasti il 5, massimo 6 i corridori in grado di salire sul podio a Parigi.
Il giorno di riposo del 22 luglio a Nîmes è una manna dal cielo dunque. Ideale per recuperare le tossine dei giorni precedenti.
Il 23 luglio si risale in sella per quella che, storicamente, è la settimana che decide le grandi corse a tappe.
Si riparte con la Nîmes – Nîmes di 177 km, adatta ai velocisti.
Attenzione alla tappa numero 17, la Pont du Gard – Gap (200 km) con il Col de la Sentinelle (3ª cat., 5,2 km al 5,4%), posto a 8,5 chilometri dal traguardo che potrebbe stuzzicare la fantasia anche, se non soprattutto, degli uomini di classifica rimasti attardati.
Trittico finale da paura.
Si comincia con la Embrun – Valloire (208 km) che si preannuncia spettacolare con le scalate consecutive oltre i duemila metri di Col de Vars (1ª cat., 9,3 km al 7,5%), Col d’Izoard (Cat.HC, 14,1 km al 7,3%) e soprattutto Col du Galibier (Cat.HC, 23,0 km al 5,1%), ascesa che mieterà molte vittime, così come la successiva discesa tecnica di 19 km verso il traguardo.
Particolarmente spaccagambe sarà poi anche la Saint-Jean-de-Maurienne – Tignes (126,5 km), tappa breve con i primi 89 chilometri verso l’elevatissimo Col de l’Iseran (Cat.HC, 12,9 km al 7,5%) a più riprese costantemente in salita fino a raggiungere quota 2770, vetta più alta di questa edizione particolarmente all’insù. Dopo una lunga discesa verso la Val d’Isère, toccherà poi alla Montée de Tignes (1ª cat., 7,4 km al 7,0%), che sarà superata a due chilometri dal traguardo, situato quasi in piano.
L’ultima tappa alpina, sempre dal chilometraggio limitato (130 km) deciderà il vincitore di questa edizione. Non ci sarà un metro di pianura da Albertville a Val Thorens, con il gruppo che inizierà a salire subito dopo il via verso il Cormet de Roselend (1ª cat., 19,9 km al 6,0%) e quindi verso la Côte de Longefoy (1ª cat., 6,6 km al 6,5%) prima dell’infinita salita che porta dai 539 metri di Moutiers fino ai 2.365 di Val Thorens (Cat.HC, 33,4 km al 5,5%).
Il vincitore di questo Tour poi, verrà premiato al termine della Rambouillet – Paris Champs-Élysées di 128 km, solita passerella nella capitale francese.

In sintesi, il percorso di quest’anno è altamente duro e selettivo, e il vincitore sarà un corridore completo capace di adattarsi ad ogni terreno.
Ci sarà da divertirsi.

I FAVORITI

I favoriti per questa edizione della Grand Boucle sono Bernal, Fuglsang e Thomas con delle menzioni d’onore per Quintana e Pinot. Il colombiano della Ineos ha mostrato una forma invidiabile al Tour de Suisse, che lo ha visto vincitore, migliorando le prestazioni a cronometro. Inoltre il colombiano si presenterà ai blocchi di partenza con la voglia di far bene anche per riscattare la mancata partecipazione al giro, l’Ineos punterà su di lui anche per la maglia bianca.

Fuglsang, il danese si presenta ai blocchi di partenza galvanizzato dalla vittoria nella Liegi-Bastogne-Liegi e con i gradi di capitano a legittimare l’ottima stagione che, fin qui, sta disputando; l’Astana metterà a disposizione del colosso danese una vera e propria corazzata.

Thomas, mai scommettere contro la maglia gialla in carica. Fin qui il gallese sta disputando una stagione in sordina, senza aver partecipato a nessuna grande corsa forse è quello meno “sotto i riflettori” e per questo quello più propenso a stupire. Al Tour, corsa che disputa per la nona volta, vorrà una riconferma vista anche l’assenza del grande capitano Froome.

Quintana, il sogno giallo si deve avverare. Con tre podi in cinque partecipazioni il colombiano della Movistar è uno dei più blasonati tra i partenti. La squadra al comando di Unzue è forse la migliore, con ottimi gregari/co-capitani come Landa e Valverde deputati a difendere Nairo dagli attacchi sulle montagne. Pinot, un francese tra i favoriti del Tour ci deve essere sempre.

Pinot, che con questa corsa ha un rapporto di amore e odio e questo può essere l’anno giusto per confermarsi ad alti livelli, il percorso è congeniale alle sue caratteristiche e correre sulle strade di casa può dare una motivazione in più per fare bene.

LE SORPRESE

Come ogni corsa a tappe, il Tour de France può regalare tante sorprese: ma quali sono i nomi che più di altri possono sparigliare le carte ai grandi favoriti?

Si comincia con Adam Yates: il britannico è decisamente migliorato in salita, tre vittorie stagionali, un brillante quarto posto alla Liegi e la presenza del fratello Simon (deludente al Giro di quest’anno) lo rendono una delle mine vaganti più interessanti di questo Tour.

Subito dopo troviamo tre nomi con storie molto diverse: i francesi Bardet e Barguil e il nostro squalo Vincenzo Nibali. Il primo parte con chiare ambizioni da podio, ma dopo essere stato sempre malamente respinto dal Tour, potrebbe concentrarsi sulle tappe. Barguil e Nibali invece sembrano due tra i principali favoriti per la maglia a pois, nonché a caccia di successi parziali. Ma guai a sottovalutarli: Barguil ha appena vinto il titolo nazionale, e la classe di Nibali potrebbe giocare a suo vantaggio in un Tour così incerto. Bardet è atteso alla prova di maturità: l’ennesimo fallimento potrebbe costringerlo a deviare definitivamente sulle classiche.

Infine, puntiamo un gettone su Steven Kruijswijk ed Enric Mas: il primo viene da una prima parte del 2019 estremamente regolare: zero vittorie, ma tantissima sostanza e un miglioramento sensibile nelle tappe intermedie e soprattutto nelle crono piatte: reduce da un quinto posto al Tour dello scorso anno (da gregario, va sottolineato), sembra avere la squadra giusta per puntare al podio. Mas invece avrà meno elementi dalla sua, con la squadra votata principalmente ad Alaphilippe. La maglia bianca sembra già destinata a Bernal, ma potrebbe tenerla per tanti giorni e chissà, togliersi la soddisfazione di una vittoria parziale: l’età è dalla sua, con un po’ di coraggio regalerà non poche emozioni.

GLI ITALIANI

Saranno in 15 a comporre la pattuglia nostrana alla Grande Boucle, idealmente capitanati dal già menzionato Vincenzo Nibali, vogliosi a dire la loro e lasciare un segno indelebile e una storia da raccontare, in un modo o nell’altro, agli Champs-Elysées. Non si può non partire da Elia Viviani (Deceuninck-QuickStep), carico e desideroso di riscattare un Giro d’Italia all’insegna delle delusioni, magari indossando la prima maglia gialla del Tour 2019 sul traguardo di Bruxelles. Dovrà fronteggiare un’agguerrita concorrenza a partire da Sagan, che vedrà come sempre in Daniel Oss (Bora-Hansgrohe) il suo più fidato scudiero. Tra le ruote veloci, cercheranno di destreggiarsi anche Niccolò Bonifazio (Direct Energie), Giacomo Nizzolo (Dimension Data) e Andrea Pasqualon (Wanty-Gobert), ma soprattutto Matteo Trentin (Michelton-Scott) proverà ad aggiornare i successi parziali in Francia. Damiano Caruso e Sonny Colbrelli avranno il compito di coprire le spalle allo Squalo dello Stretto; Gianni Moscon (INEOS) si metterà al servizio del duo Thomas-Bernal. Fabio Felline (Trek-Segafredo) vivrà la sua prima esperienza al Tour da gregario di Porte, così come il suo compagno di squadra Giulio Ciccone, pronto a stupire dopo un fantastico Giro da Miglior Scalatore. Alessandro De Marchi (CCC) e il fiammingo Alberto Bettiol (Education First-Drapac) rappresenteranno una mina vagante per le vittorie di tappa quando la strada lo permetterà. Infine Fabio Aru (Team UAE-Emirates) affiderà alla sua forza di volontà, senza pressioni e responsabilità di classifica, la desiderata rinascita condita da prestazioni positive e, perché no, un successo di tappa che per lui si tradurrebbe in oro, se non addirittura in giallo per soli 24 ore.

STATISTICHE E CURIOSITA’

Ora spazio agli amanti dei numeri e ai più curiosi. Cominciamo dalla statistica quella probabilmente più conosciuta, ovvero i cento anni della maglia gialla. La prima volta fu indossata nel 1919, precisamente il 19 Luglio, da Eugène Cristophe. Quest’anniversario verrà celebrato nel migliore dei modi dall’organizzazione della Grand Boucle, che per l’occasione ha ideato una maglia gialla diversa per ogni giorno. La distinzione consisterà nella raffigurazione sulla maglia dei simboli del percorso della corsa e corridori che hanno scritto la storia di questo sport. Una collezione unica.

Restando legati alle ricorrenze, la partenza della prima tappa a Bruxelles rappresenta un omaggio a Eddy Merckx, a 50 anni dal primo dei suoi cinque trionfi. La prima frazione in linea rappresenta un appuntamento con la storia anche per il Bel Paese, visto che l’ultimo italiano a vincerla fu Gino Bartali nel 1948. Questa volta ci proverà Elia Viviani, lottando ruota a ruota negli ultimi metri con tutti gli altri sprinter di altissimo livello.

A lottare nelle volate, invece, non ci sarà Mark Cavendish. Dal 2007 non c’è mai stato un Tour de France senza di lui. Lui che vanta un bottino di 30 vittorie di tappa, dietro solo ad Eddy Merckx (34 vittorie).

Impossibile non riportare un’altra curiosità su un velocista. Si tratta di Peter Sagan, che dopo nove anni in maglia da campione slovacco o campione del mondo, lo rivedremo con quella della sua squadra. Meno di una settimana fa la maglia che rappresenta il suo Paese è passata sulle spalle di suo fratello Juraj e Peter ha riferito che quei colori gli donano molto, quasi più che a lui. Inoltre, Peter Sagan in questo Tour de France proverà a superare il record che condivide con Erik Zabel, ovvero il numero di maglie verdi conquistate, ben cinque.

Tornando al percorso, questa sarà una delle edizioni più vicine al cielo, vista la presenza di ben sette montagne oltre i 2000 metri. Il tetto della corsa sarà lo storico Iseran con i suoi 2770 metri.

Dando un’occhiata alla startlist si può notare l’assenza di corridori asiatici e la presenza di un solo corridore africano, Reinardt van Rensburg, sudafricano, professionsita dal 2010 e con la maglia del Team Dimension Data.

Un’ultima piccola curiosità riguarda le squadre. La nuova riforma UCI prevede il passaggio dei Team World Tour da 18 a 20 e questo include l’invito di due sole squadre ai grandi giri. Per questo la Grand Boucle 2019 sarà l’ultima che prevede l’invito di quattro squadre non World Tour.

La Redazione
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