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Playoff NBA, Preview 1° turno Western Conference: LAL-POR e HOU-OKC

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Los Angeles Lakers vs Portland Trail Blazers: Dame contro il mondo?

  • Lakers: #1 Western Conference, record 52-19
  • Blazers: #8 Western Conference, record 35-39

I Lakers sono arrivati nella bolla di Orlando già sicuri di un posto ai Playoff, e a sole 2 vittorie dall’aritmetica certezza del primo posto nella Western Conference. I losangelini hanno però guardato con molta attenzione quello che è successo in quel di Disneyworld, perché dai seeding games sarebbe uscita la loro avversaria al primo turno.

Tra tutte le squadre che si giocavano l’ultimo posto disponibile ai Playoff, i Lakers volevano evitare proprio i Blazers, per un unico motivo: Damian Lillard. Non tanto perché mette a rischio il passaggio del turno – il quale sembra essere saldamente in mano di LeBron e soci – quanto perché Lillard ci ha abituato a prestazioni incredibili che bastano per vincere una partita. E questo, in una competizione come i Playoff, è quello che la squadra di coach Vogel vorrebbe evitare.

Proprio il numero 0 di Portland, al termine del Play-in contro Memphis, ha dichiarato: “possiamo battere chiunque in questa Lega“. Un messaggio molto chiaro ai Lakers: i Blazers non vogliono fare la parte della vittima sacrificale.

Damian Lilliard contro LeBron James, la sfida nella sfida in questa serie. (Photo Credits: @trailblazers/Twitter)

I Los Angeles Lakers arrivano a questa sfida come la migliore squadra ad Ovest, anche se da quando sono arrivati nella bolla di Orlando non sembrano più la corazzata pre-Covid.

I motivi sono molteplici, e vanno dalle defezioni – i Lakers dovranno fare a meno di Bradley e forse di Rondo, pedine fondamentali nello scacchiere ideato ad inizio stagione da coach Vogel – alle motivazioni – come già detto, i gialloviola erano sicuri di un posto ai Playoff e quasi sicuri del primo posto – senza dimenticare poi l’innesto di due nuovi giocatori, Dion Waiters e JR Smith, da inserire in un sistema rodato.

Il problema che preoccupa maggiormente il coaching staff dei Lakers è la pessima percentuale al tiro da 3 che la squadra ha da quando si trova ad Orlando. In questa classifica, Los Angeles è sprofondata al 23° posto, quando per tutta la stagione si trovava stabilmente nella Top-5.

Fortunatamente per LA però, il vero punto di forza della squadra – ossia la difesa – non ha risentito di questo calo fisico. I Lakers infatti sono rimasti terzi nella classifica del defensive rating, mantenendo i livelli pre-Covid anche per quanto riguarda le stoppate e i rimbalzi catturati.

I Lakers devono ripartire dalla propria difesa, ma anche dal riposo concesso ai propri giocatori chiave. In generale, la franchigia di Los Angeles è una delle squadre più esperte della Lega e aver avuto 4 mesi di riposo, più un mese nella bolla di rodaggio, permette a Vogel e al suo staff di guardare al futuro con serenità. In tutto ciò, aggiungeteci un LeBron già in formato MVP e che al suo fianco avrà Anthony Davis, uno dei talenti più puri che la Lega abbia mai avuto.

i Lakers festeggiano la vittoria contro Denver (Photo Credits: essentiallysports.com)

Dall’altra parte ci sono i Portland Trail Blazers, arrivati a questi Playoff soltanto dopo il Play-in e, in generale, una rincorsa durata tutta la stagione.

La franchigia dell’Oregon ha dovuto fare a meno per gran parte della stagione di Jusuf Nurkic, che era stata una pedina molto importante nella squadra capace di arrivare in Finale di Conference la scorsa stagione. Per sostituirlo, la dirigenza ha puntato forte su Hassan Whiteside, ma senza gli stessi effetti.

A stagione iniziata, poi, Portland ha deciso di dare un’ultima chance a Carmelo Anthony, rimasto senza squadra. Sembrava la mossa disperata di un franchigia alla deriva, visto che Melo – non proprio uno specialista difensivo – si andava ad aggiungere ad un roster già carente sotto quel punto di vista, e invece si è rilevata la scelta giusta. Nonostante le amnesie tipiche del “pacchetto Melo”, il numero 00 è stato uno dei pochi, in alcuni casi anche l’unico, a dare una mano a Lillard nel portare Portland ai Playoff.

I Blazers sono riusciti ad entrare nelle prime 8 grazie soprattutto ad un attacco formidabile, il della NBA per offensive rating, capace di segnare in media più di 116 punti a partita, cifra che molte squadre NBA fanno fatica a raggiungere con continuità.

Il tiro da 3 è una delle armi più importanti per la squadra di coach Stotts, che non tira in modo spropositato da oltre l’arco – 34.2 tiri di media, al 15° posto nella NBA – ma tira con estrema efficacia – terza nella NBA con il 37% – sintomo di una ricerca dettagliata del tiro migliore in ogni occasione. Poi c’è Lillard, che ha giocato la miglior pallacanestro della sua carriera. Damian è stato il primo giocatore dai tempi di Wilt Chamberlein a segnare 60 punti almeno 3 volte nella stessa regular season. Il numero 0 è l’anima di questa squadra e, da vero leader, accentra tutta la pressione su di sè, scaricandola dalle spalle dei suoi compagni di squadra.

Lilliard e McCollum (Photo Credits: www.espn.com)

Le chiavi della serie

Sponda losangelina, la chiave sarà sicuramente limitare Lillard, capace di mettere in ritmo se stesso e i suoi compagni in un attimo. Se i Lakers dovessero riuscirci per tutti i 48 minuti, allora a quel punto il passaggio del turno sarebbe una semplice formalità, visto che Portland ha dimostrato durante tutta la stagione che oltre al proprio leader non ha un giocatore capace di prendere per mano la squadra – e visto anche che CJ McCollum, uno dei giocatori con più qualità, sta giocando condizionato da problemi alla schiena.

LA però dovrà necessariamente alzare il ritmo e le percentuali al tiro, soprattutto da 3, perché segnare meno di 90/95 punti contro quello che rimane uno dei migliori attacchi della NBA potrebbe creare non pochi problemi alla franchigia della California.

Il controllo dell’area sarà un altro fattore determinante nel corso della serie. I gialloviola sono tra le squadre che utilizzano di più i tiri al ferro, vista anche la presenza nel roster di giocatori come Dwight Howard e JaVale McGee, che fanno dei tiri ad alta percentuale il loro pane quotidiano.

Per Portland invece, oltre a dover limitare i punti di forza dei Lakers e sfruttare le loro debolezze, il problema sarà fermare le stelle a disposizione di Los Angeles: LeBron James e Anthony Davis. La franchigia dell’Oregon non presenta dei giocatori in grado di arginarli singolarmente e dovrà dunque difendere di squadra, avendo però dei giocatori che, per caratteristiche, sono poco inclini al lavoro difensivo.

Conclusioni

Per il passaggio del turno LA non dovrebbe avere grossi problemi, se vuole realmente competere per il titolo. Sarà importante il risultato: i Lakers devono cercare di utilizzare meno risorse possibili, e quindi provare a chiudere la serie direttamente sul 4-0.

Portland, d’altro canto, deve cercare di vincere almeno una partita nelle prime due della serie, per provare ad innervosire i gialloviola e avere una piccola chance di giocarsela.

PronosticoVS: Los Angeles Lakers – Portland Trail Blazers 4-1


Houston Rockets vs Oklahoma City Thunder: la sfida degli ex

  • Rockets: #4 Western Conference, record 44-28
  • Thunder: #5 Western Conference, record 44-28

Le strade di Houston e Oklahoma tornano ad intrecciarsi, dopo che nell’estate scorsa c’era stato lo scambio tra Westbrook Paul, con il primo che è andato a Houston e il secondo che ha fatto il percorso inverso.

Ma se per Houston l’innesto di Westbrook doveva essere un fit per provare a puntare al titolo, ad Oklahoma l’arrivo di Chris Paul non era stato fortemente voluto, visto che il numero 3 era arrivato come pedina di scambio pur di liberarsi del contratto di Westbrook.

Oltre a Paul in estate erano arrivati anche Gallinari e Gilgeous-Alexander, ma i Thunder non avevano certo ambizioni di Playoff. Alcuni bookmakers dicevano addirittura che le possibilità di vedere i Thunder ai Playoff fossero  dello 0,2%.

Chris Paul e Russel Westbrook in azione (Photo Credits: USA Today)

Gli Houston Rockets dovranno fare a meno di Russel Westbrook, insieme ad Harden la punta di diamante di questa squadra, almeno per le prime 4 partite della serie. Westbrook è stato un fattore determinante per coach D’Antoni, soprattutto dopo la partenza di Clint Capela nel giorno della trade deadline. Con l’addio dello svizzero, Westbrook è diventato il 5 funzionale degli Houston Rockets, andando a difendere e attaccando i centri avversari. I risultati sono stati più che positivi: nei minuti giocati da “finto centro” il numero 0 ha collezionato di media 28.4 punti, con 8.3 rimbalzi e 6.7 assist, ma soprattutto una percentuale al tiro reale – una delle statistiche avanzate della NBA – di 59.2, rispetto ad una media di 53 durante tutta la sua carriera.

D’Antoni e il suo coaching staff dovranno trovare altri modi per produrre punti, anche se possono dormire sonni tranquilli data la presenza di James Hardentop scorer della NBA con 34.3 punti di media, consacratosi ancor di più come uno degli attaccanti più dominanti nella storia della Lega.

Harden, e in generale Houston, hanno subito molte critiche per il gioco espresso – ossia la ricerca ossessiva del tiro da 3 punti – che ha portato però risultati eccellenti. I texani sono infatti primi sia per triple tentate – mostruoso il dato di 45 a partita- ma sono primi anche per triple segnate – 15 di media – e in generale hanno il 6° offensive rating con 113 punti a partita.

L’altezza media della squadra potrebbe essere un problema, dato che la mancanza di un centro di ruolo non permette a Houston di battagliare sotto canestro contro squadre che presentano almeno un centro vero oltre i 2,10m.

Coach Mike D’Antoni potrebbe utilizzare questa carenza a suo favore, andando a mettere grande pressione sugli esterni per evitare di soffrire un’eventuale palla in area e dunque una situazione di chiaro svantaggio.

Harden e Westbrook (Photo Credits Mike Stobe, getty Images)

In casa OKC, invece, la realtà ha superato di gran lunga anche le più rosee aspettative.

I Thunder erano partiti con l’obiettivo di rifondare una squadra dopo anni di delusioni, accompagnate da spese folli che hanno portato la franchigia dell’Oklahoma ben oltre il salary cap e addirittura oltre la luxury tax.

Avevano pertanto fatto affidamento su un numero incredibile di scelte future – si parla di 8 nei prossimi 5 anni – da aggiungere ad un core giovane formato da Gilgeous-Alexander, Ferguson e Diallo, con le aggiunte del ‘Gallo’ e appunto Chris Paul.

Grazie ad un gioco corale – sono 5 i giocatori di OKC che hanno almeno 10 punti di media, ma nessuno oltre i 20 di media – che non fa affidamento su un’unica stella, i Thunder sono riusciti a sorprendere tutti e guadagnarsi un posto ai Playoff.

Oklahoma è una squadra tosta, con giocatori esperti – a parte i rookie, tutti i giocatori a roster hanno almeno un’esperienza ai Playoff – e che, viste le aspettative di inizio stagione, non ha niente da perdere. Insomma, OKC è la squadra che nessuna franchigia dell’Ovest vorrebbe incontrare.

Le chiavi della serie

Il punto di forza che OKC deve cavalcare è la differenza di stazza che ha rispetto a Houston. Nerlens Noel e Steven Adams hanno le qualità per creare direttamente dal gioco in post, mentre Gallinari e Muscala hanno le qualità per colpire anche da lontano nonostante la stazza.

OKC dovrà sfruttare questo vantaggio anche a rimbalzo, per poter controllare il ritmo ed evitare che Houston giochi il suo ‘7 seconds or less’.

Houston, d’altro canto, deve cercare di sfruttare la differenza di stazza a suo vantaggio, andando ad attaccare i centri avversari per costruirsi tiri facili, sia in penetrazione che sugli scarichi.

Inoltre, la sfida tra Houston e Oklahoma sarà la classica sfida tra lo yin e lo yang: Houston è per offensive rating  ma sprofonda al 14° posto quando si parla di defensive rating, mentre Oklahoma è la 7° miglior difesa della NBA, ma è addirittura 16° quando si parla di produzione offensiva. Insomma, la classica sfida che ci farà capire se anche nella NBA odierna vale la frase “offense sells tickets, and defense wins championships”

James Harden contro Nerlens Noel, uno degli accoppiamenti che Houston dovrà sfruttare (Photo Credits: Eric Christian Smith)

Conclusioni

Rispetto alla serie tra Lakers e Blazers, in questa serie regnerà l’equilibrio. I Rockets vanno ad un ritmo difficilmente sostenibile da OKC, che infatti per ritmo di gioco è una delle squadre con il pace più basso, ma fortunatamente per la squadra di Billy Donovan neanche Houston riesce a reggere per più partite consecutive questo ritmo forsennato.

Un’altra nota positiva per OKC è che Houston, quando costretta a ragionare a metà campo per 24 secondi, perde d’efficacia e diventa letteralmente Harden-dipendente.

La chiave sarà tutta lì, nello scoprire quale squadra costringerà l’avversario ad adeguarsi ad un ritmo diverso da quello che vorrebbe giocare. Questa serie ha tutte le carte in regola per arrivare almeno a gara-6, con grande perdita di energie fisiche e nervose da parte di entrambe le squadre.

PronosticoVS: Houston Rockets-Oklahoma City Thunder 4-3

Federico Bollani

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