Los Angeles Clippers – Dallas Mavericks: la serie più spettacolare?
- Los Angeles Clippers: #2 Western Conference, record 49-23
- Dallas Mavericks: #7 Western Conference, record 43-32
La sfida playoff tra Clippers e Mavericks contiene tutti gli ingredienti per poter fornire uno spettacolo straordinario.
Da una parte la squadra di Los Angeles, rivoluzionata l’estate scorsa dall’arrivo di Kawhi Leonard e Paul George. Innesti che ne hanno fatto automaticamente una contender per il titolo, per varie ragioni. Innanzitutto, per il fatto che Kawhi Leonard aveva trascinato i Raptors alla vittoria nelle Finals nel 2019, a suon di prestazioni clamorose. In secondo luogo, per le superbe doti difensive dei due, con Leonard vincitore del DPOY nel 2016 e George candidato allo stesso premio nel 2019. Infine, perché si andavano ad inserire in una squadra con meccanismi già oliati e consolidati, con un solido nucleo composto da Rivers (in panchina), Lou Williams e Montrezl Harrell.
I Clippers hanno passato una stagione regolare alquanto travagliata da infortuni, in cui Doc Rivers ha potuto schierare per poche partite tutti i big a propria disposizione. Anche nei seeding games a Orlando, che sarebbero potuti servire a prepararsi in ottica playoff, non si è mai vista la line-up al completo, complici il Covid-19 o alcune distrazioni da parte dei giocatori. Tuttavia, i Clippers sono riusciti ad assicurarsi il secondo posto nella Western Conference con relativa facilità, seppur incalzati fino all’ultimo da Denver.
Il mancato rodaggio della squadra al completo non dovrebbe rappresentare un problema. Nel momento in cui le rotazioni si accorciano e le difese prendono il sopravvento, la parola passa ai campioni, che possono risolvere le partite con giocate singole. E di campioni i Clippers ne hanno in abbondanza.
I Dallas Mavericks, tuttavia, rappresentano un avversario ostico in un primo turno playoff. Se a Los Angeles ci sono due campioni già formati, la squadra texana ha nel roster due superstar future: Luka Doncic e Kristaps Porzingis. Entrambi hanno già dimostrato buona parte del loro potenziale, il primo a suon di record e triple doppie, il secondo tornato a livelli altissimi dopo il grave infortunio. Doncic, inoltre, ha dimostrato di accendersi nelle sfide ad alto livello. In RS ha già trascinato i suoi a vincere in casa Lakers e le prodezze contro Milwaukee sono ancora fresche nella memoria di ogni appassionato. Non vanno dimenticati, inoltre, l’Europeo vinto con la Slovenia nel 2017 e l’Eurolega con il Real Madrid nel 2018.
Le chiavi della serie
I Mavs sono una squadra ben allenata e rodata. Coach Carlisle ha saputo miscelare sapientemente il materiale a propria disposizione, costruendo attorno al faro Doncic una squadra competitiva. I texani hanno disputato una stagione al di sopra delle aspettative e dimostrato di potersela giocare con chiunque. Tuttavia, i playoff rappresentano uno step ulteriore.
Se Doncic può essere già considerato un giocatore navigato, alla luce dei titoli vinti, si trova pur sempre alla prima esperienza nella postseason NBA. Nel quintetto titolare dei Mavs solo Tim Hardaway Jr ha una minima esperienza di playoff, avendo giocato quindici partite a cavallo tra 2015 e 2017. Anche Seth Curry, lo scorso anno, ha giocato ottime partite dalla panchina con i Blazers finalisti di Conference, mentre il giocatore con maggiore esperienza è JJ Barea (49 partite), il quale tuttavia non sembra in grado di fare la differenza. A livello di esperienza, pertanto, il confronto con i Clippers è decisamente impari.
Nonostante questo gap, la serie si preannuncia combattuta ed estremamente spettacolare. Mavs e Clippers sono i due team con il maggior Offensive Rating della NBA, 116.1 i primi e 113.6, e sono rispettivamente terza e quarta per punti segnati a partita (117.2 e 116.5). In aggiunta, i texani hanno segnato più triple di tutti (1128), mentre i Clippers hanno la quinta miglior percentuale da oltre l’arco (37.2%). A livello statistico, inoltre, i Clippers hanno dimostrato di essere uno dei top team in difesa, con un Defensive Rating di 107.2 (quinto in NBA).
Il confronto tra Clippers e Mavericks è anche quello tra due tra le migliori e più prolifiche panchine della NBA. La squadra di Los Angeles ha di gran lunga il maggior apporto dai non titolari, 50.2 punti a partita, statistica che risente delle prestazioni di Lou Williams e Montrezl Harrell, mentre le ‘riserve’ dei Mavs producono 38.3 punti. Entrambe si collocano nelle prime posizioni per percentuale dal campo (46.9 Clippers, terzi in NBA, 45.9 Mavs, settimi), così come per plus/minus – con i Clippers secondi (2.1) e i Mavs quinti (1.7) – e per Net Rating – rispettivamente 2.6, terza e 2.1, quinta.
Tuttavia, la differenza di esperienza è notevole anche in questo caso. Da una parte ci sono giocatori come Morris, Jackson, Patterson e pure lo stesso Noah, tutti role player navigati che possono fornire minuti di qualità. Williams e Harrell, poi, sono i giocatori che ogni allenatore vorrebbe far uscire dalla panchina. Dal lato Mavericks, escludendo Curry e Barea, le ‘riserve’ sulla carta difficilmente possono competere con i colleghi dei Clippers.
Le due squadre si sono sfidate tre volte in Regular Season. Il team losangelino ha sempre avuto la meglio, riuscendo a tenere l’attacco dei Mavs al di sotto delle proprie potenzialità, soprattutto al tiro da tre (30.7%). Se si considera che il 39% dei punti dei texani arrivano da oltre l’arco, questa potrebbe essere una chiave di lettura della serie. La capacità dei Clippers di poter contrastare i tiratori avversari con difensori d’elite quali Leonard, George, Beverley, oltre che di poter cambiare in difesa su qualsiasi ruolo – soprattutto quando giocano con Harrell da centro – sarà allo stesso tempo l’arma in più dei losangelini e la sfida più dura per Dallas.
Conclusioni
In conclusione, il pronostico sembra pendere a favore dei Los Angeles Clippers, i quali hanno un roster più completo, esperto e che ambisce alla vittoria finale. Per i Mavericks, invece, sarebbe utile vincere almeno una o due partite, in modo da poter acquisire maggiore esperienza sul campo e preparare le basi per un roseo futuro.
Pronostico VS: Los Angeles Clippers – Dallas Mavericks 4-2
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Denver Nuggets – Utah Jazz: sfida tra giganti
- Denver Nuggets: #3 Western Conference, record 46-27
- Utah Jazz: #6 Western Conference, record 44-28
Quando si pensa a questi due team, la differenza che salta subito all’occhio riguarda i due centri: Nikola Jokic e Rudy Gobert. Giocatori imprescindibili, entrambi All-Star, eppure diversissimi dal punto di vista dell’interpretazione del ruolo.
Il primo è il prototipo del centro moderno, simbolo dell’evoluzione del basket degli ultimi anni. Giocatore mobile, che spazia sia dentro che fuori area, ma soprattutto vero playmaker della squadra a 7.1 assist di media – Murray, la PG titolare, è secondo a 4.9 – oltre a miglior marcatore (20.1 punti a partita) e rimbalzista (9.9). Il serbo è anche primo tra i centri per numero di assista a partita e al tredicesimo posto tra i centri per numero di tentativi da tre punti, 3.5 a partita, che converte con il 31.4%.
Al contrario, Rudy Gobert rappresenta una tipologia di centro ‘vecchio stampo’. Gran difensore del ferro con i suoi 2.17 m di altezza, DPOY per due anni consecutivi (2018 e 2019) e candidato anche quest’anno, stoppatore di prima categoria (2.0 a partita, sesto nella NBA). Diversamente da Jokic, Gobert è il perno dei Jazz nell’area avversaria, centro statico che segna quasi esclusivamente nel pitturato. Inoltre, Gobert è un bloccante eccezionale, leader della NBA nella statistica degli screen assist.
Le chiavi della serie
Appare quindi chiaro che la sfida tra Nuggets e Jazz girerà in gran parte attorno alle performances dei due centri. Jokic è uno dei peggiori clienti per Gobert, poiché il francese sarà spesso costretto a uscire dal pitturato per andare a marcare il serbo. Così facendo, i Nuggets potrebbero liberare l’area dal loro peggior avversario, provocando tutta una serie di mismatch favorevoli per i vari Millsap, Porter Jr, Craig, Grant. Allo stesso tempo, Jokic non brilla per qualità difensive al ferro e nemmeno per velocità, il che potrebbe favorire Gobert nei numerosi pick’n’roll giocati con Mitchell e Conley. Tuttavia, Gobert non è in grado di creare tiri e punti dal palleggio, ma ha continuamente bisogno del lavoro di squadra; Jokic, al contrario, ha a disposizione una varietà di soluzioni molto più ampia – tiro da tre e gioco in post le principali.
Un’ulteriore chiave di lettura è rappresentata dal rendimento di Donovan Mitchell. Energico, atleticamente debordante, nell’ultima stagione ha migliorato in tutte le voci statistiche e ha affinato il playmaking. Il rientro di Conley da PG dovrebbe liberarlo da compiti di creazione del gioco, permettendogli di concentrarsi sulla finalizzazione – in cui eccelle. Tuttavia, i precedenti in stagione contro i Nuggets non sono favorevoli al numero 45 dei Jazz. Difatti, ha tirato di media con il 26% dal campo e il 18% dall’arco, con più di quattro perse a partita. Entrando nel dettaglio statistico, Torrey Craig è il secondo giocatore nella NBA per minuti giocati in marcatura su Mitchell, 20:40. Le percentuali di Mitchell in tale frangente sono il 25% dal campo e il 22.2% da tre, cui si aggiungono quattro perse e tre stoppate subite. Di conseguenza, parrebbe che la difesa di Denver abbia trovato una possibile chiave per disinnescarlo.
Rimanendo sugli scontri diretti stagionali, i Nuggets hanno fatto l’en plein di successi, pur non potendo mai schierare il roster al completo. Clamorosa, addirittura, la vittoria del 5 febbraio, in cui Denver si presentò con soli sette giocatori a disposizione, dove Jokic mise in mostra tutto il suo potenziale con una prestazione monstre da 30 punti, 21 rimbalzi e 10 assist.
Un ulteriore vantaggio per i Nuggets potrebbe essere rappresentato dalla panchina, decisamente più lunga e con più punti nelle mani rispetto a quella dei Jazz. Denver, infatti, può schierare talenti del calibro di Michael Porter Jr, ma anche ottimi giocatori di sistema quali Morris, Craig, Grant e Plumlee. Gli Utah Jazz, al contrario, non sembrano in grado di opporre una panchina tanto lunga e talentuosa. Il giocatore più temibile è senza dubbio Jordan Clarkson, sesto uomo in grado di accendersi immediatamente e far grandinare triple sugli avversari. I vari Mudiay, Davis, Niang, Bradley saranno utili per far rifiatare i titolari, ma difficilmente potranno impensierire gli avversari.
A livello di esperienza playoff, i Jazz hanno tra le loro fila due giocatori che potrebbero fare la differenza. Innanzitutto, Mike Conley, che ha alle spalle ben 56 partite playoff e una finale di Conference nel 2013. Tuttavia, sarà sicuramente assente le prime due partite ed è in dubbio per la terza. Joe Ingles, invece, è alla terza apparizione ai playoff NBA, ma ha giocato ad alti livelli anche in Europa e con la nazionale australiana, pertanto potrebbe fornire un contributo decisivo nei momenti chiave. Di certo peserà parecchio l’assenza di uno scorer micidiale come Bojan Bogdanovic, giocatore che, come la Nazionale italiana sa bene, si incendia nelle partite decisive.
I Nuggets, invece, hanno mantenuto quasi intatto il gruppo che arrivò alle semifinali di Conference la passata stagione, aggiungendo un giocatore come Jerami Grant che ha ben figurato con OKC. Millsap è un altro veterano che già lo scorso anno ha dimostrato di poter alzare il livello delle prestazioni durante la postseason. Tuttavia, le sorti delle ‘Pepite’ dipenderanno in gran parte dalla forma fisica. Sinora a Orlando due pedine fondamentali del sistema di coach Malone, Gary Harris e Will Barton, non hanno nemmeno messo piede in campo; lo stesso Jamal Murray ha giocato solamente spezzoni di partita.
Conclusioni
In base a quanto analizzato, i Denver Nuggets hanno tutte le carte in regola per superare il primo turno, poiché più completi e con un fenomeno, Nikola Jokic, potenzialmente immarcabile anche dal miglior difensore della lega. Dall’altra parte, considerata anche l’assenza di Bogdanovic, gli Utah Jazz avranno bisogno del trio Conley-Mitchell-Gobert al massimo delle potenzialità offensive. Qualora uno dei tre dovesse venire limitato o, come nel caso di Conley, saltare alcune partite, le speranze di vittoria si ridurrebbero al minimo.
Pronostico VS: Denver Nuggets – Utah Jazz 4-1
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