“Osservati Speciali” sono tutti gli atleti che stanno per affrontare un bivio della loro carriera, tra chi vuole rimettersi in gioco per seguire nuovi obiettivi e chi cerca risposte definitive alle proprie perplessità.
Nella stagione che inizierà a fine mese, Sergio Pérez, per gli amanti della Formula 1 Checo, ha tra le mani quella che viene considerata “l’occasione della vita”.
Arrivato nel Circus ormai dieci anni fa tramite la Sauber, scuderia svizzera nota per aver scoperto numerosi talenti della Formula 1 – Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel su tutti – Checo ha dimostrato sin da subito il suo talento. Giunge infatti settimo nel suo GP d’esordio, il Gran Premio d’Australia 2011, prima che la sua Sauber venisse squalificata per irregolarità alla vettura.
Dopo due stagioni in crescendo, culminate con la seconda posizione al GP della Malesia 2012 in condizioni a metà tra l’asciutto e il bagnato, Pérez – pilota della Ferrari Driver Accademy – sembrava pronto al grande salto in una scuderia di alto livello, magari proprio nel Cavallino Rampante. Invece il messicano si accasò alla McLaren, occupando il sedile lasciato libero da Hamilton, che andò in Mercedes per costruire il binomio vincente che domina ormai da sette anni la Formula 1.
Dopo un 2013 estremamente negativo per lui, solo undicesimo a fine campionato, costantemente battuto dal suo compagno di scuderia Jenson Button, la Mclaren decise di sostituire Pérez. Così Checo dovette fare un passo indietro nella sua carriera, firmando nel 2014 per la Force India, scuderia alla quale è stato legato fino al termine della stagione 2020.
Negli anni dal 2014 al 2019 Sergio Pérez si è dimostrato un pilota costante, capace di ottenere quasi sempre il massimo da ogni situazione. In questo arco temporale ha conquistato cinque podi, il massimo per un pilota che non guidasse una macchina tra Mercedes, Ferrari e Red Bull. Ma sempre senza quelle qualità tipiche dei grandi piloti, capaci di performance oltre il limite della macchina. Insomma, un ottimo gregario, ma pur sempre un gregario.
Queste considerazioni, nella scorsa estate, avevano portato il patron della Racing Point Lawrence Stroll, papà di Lance Stroll, compagno di scuderia di Pérez, a non rinnovare il contratto in scadenza del messicano. Gli fu preferito il 4 volte campione del Mondo Sebastian Vettel. Il futuro in Formula 1 di Sergio Pérez sembrava segnato, con la maggior parte delle scuderie che avevano già due piloti per il 2021 e le rimanenti che avrebbero preferito investire su giovani talenti, piuttosto che affidarsi ad un pilota ormai ultratrentenne.
L’ultimo posto vagante disponibile era a fianco di Max Verstappen in Red Bull, ma la concorrenza era spietata: Alex Albon voleva rimanere in Red Bull, nonostante un 2020 complicato, e Niko Hulkenberg voleva tornare in Formula 1 dopo un anno di pausa forzata. Sergio Pérez però, grazie ad una seconda parte di 2020 di altissimo livello con la vittoria del GP del Sakhir, arrivata dopo 190 gare disputate in Formula 1, riesce ad ottenere il posto in Red Bull. E la stagione 2021 comincia proprio sul circuito di Sakhir, sebbene la vittoria di Pérez arrivò su una conformazione del tracciato diversa da quella usata solitamente.
Come già detto, questa è l’occasione che Checo aspetta da una vita, soprattutto per dimostrare di essere pronto a fare la sua figura anche in un top team. La macchina a sua disposizione, la Red Bull RB16B, parte con l’intento dichiarato di provare a battere Mercedes, dopo anni di dominio, e nella 3 giorni di test in Bahrein ha dimostrato la sua velocità, chiudendo con il miglior tempo siglato da Max Verstappen.
Proprio nei test in Bahrein, abbiamo potuto osservare per la prima volta Sergio Pérez a bordo della sua nuova monoposto. Dopo una prima giornata di ambientamento, il messicano ha fatto registrare il miglior tempo della mattinata del Day-3, distanziando di 3 decimi Charles Leclerc. Certo, non bisogna farsi ingannare dai risultati dei test, soprattutto da quando le scuderie hanno a disposizione soltanto questa occasione per provare tutti i componenti della vetture e confermare in pista quanto simulato in fabbrica. Di conseguenza Pérez non è diventato improvvisamente un candidato al titolo Mondiale, ma sicuramente ha dimostrato di poter girare su tempi simili a quelli di Verstappen. Se dovesse ripetere queste prestazioni anche nel Mondiale, Checo andrebbe a risolvere quello che è da anni il problema principale della Red Bull, ossia l’assenza di un secondo pilota in grado di dare realmente fastidio alle “frecce d’argento” della Mercedes.
Tutto dipenderà però dalle prestazioni della macchina, che dovrà confermare quanto di buono ha fatto vedere nella 3 giorni di test. Nella Formula 1, soprattutto in quella moderna, le doti del pilota contano infatti meno rispetto alla qualità della macchina. L’esempio lampante è stato il GP di Sakhir, in cui Russell, solitamente relegato alle ultime posizioni a causa di una Williams assolutamente non al livello delle altre monoposto, ha rischiato di vincere. Lo ha fatto guidando temporaneamente una Mercedes per sostituire Hamilton, mancando l’appuntamento con la vittoria solamente per una foratura.
Se la macchina dovesse realmente andare bene come dimostrato, allora Pérez dovrà dimostrare di aver finalmente quella maturità necessaria a guidare una macchina di un Top-team. Maturità che non aveva nel 2013 con la McLaren. Sono passati otto anni, in cui il pilota messicano è sicuramente migliorato in diversi lati. La sua gestione delle gomme gli permette di consumare meno i pneumatici, arrivando a fine gara con una gomma più fresca ed evitando pit-stop inutili. Come ad esempio nel GP di Turchia 2020, in cui Pérez è arrivato secondo facendo un pit-stop in meno rispetto agli altri, gestendo alla perfezione una gomma pronta a scoppiare da un momento all’altro. Inoltre la sua esperienza dopo anni di Formula 1 gli permette di individuare più velocemente un’eventuale imperfezione della macchina, velocizzando il processo di sviluppo della monoposto.
Le aspettative per la stagione che sta per iniziare sono tante, ma anche le pressioni: Checo è ad un bivio nella sua carriera, e sa che questo è il classico “treno che passa una sola volta”. Fallire questa occasione significherebbe compromettere la sua permanenza in Formula 1, per questo motivo sarà, tra gli osservati speciali della nuova stagione.
Insomma, ci sono tutti i presupposti affinché Pérez faccia bene: una macchina veloce, un pilota esperto e un compagno di scuderia estremamente competitivo; adesso tutto è in mano al messicano. Non ci resta che aspettare i riscontri dell’unico elemento in grado di dare risposte certe: la pista
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