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Osservati Speciali nel Ciclismo – Romain Bardet, la stagione delle risposte

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La stagione 2019 è stata talmente al di sotto delle aspettative che Romain Bardet ha deciso di concludere la sua annata addirittura il 28 luglio, ovvero al termine del Tour de France, da lui chiuso al 15esimo posto nella generale e salito sul podio di Parigi da vincitore della tanto acclamata maglia a pois di miglior scalatore della corsa francese.

Detta così, non sembra nemmeno così tragico il bilancio della Grande Boucle per il nativo di Brioude. Il problema è che, per un corridore come il transalpino, che da anni focalizza gran parte della sua stagione su un unico evento nel quale è il faro unico della sua squadra – dove in passato ha collezionato due podi finali e 3 vittorie di tappa – riciclarsi a uomo che va in fuga a caccia di un successo parziale è stato solamente un modo per dare un senso ad un Tour che altrimenti sarebbe stato completamente anonimo. Nella prima parte di corsa, infatti, non era mai stato in grado di stare al passo dei suoi più diretti rivali nella classifica generale.

La delusione è stata così cocente che, appunto, ha deciso di prendersi una pausa una volta portata a termine la corsa. Tra le voci che circolavano, c’era addirittura quella che prendesse in considerazione l’ipotesi del ritiro. Alla fine, Bardet ha optato per cambiare il suo abituale calendario di gara, inserendo il Giro d’Italia al posto del Tour de France per la prima volta nella sua carriera.

Bardet-AG2R La Mondiale, addio a fine anno

Prima di proseguire oltre, è necessario aprire una piccola parentesi per quanto riguarda il futuro di Bardet: allo scalatore francese, infatti, scadrà il suo attuale contratto a fine 2020. L’AG2R, squadra per cui milita dal 2012 – vale a dire da quando è passato professionista – non gli ha ancora rinnovato il contratto e sembra che ci siano tutte le carte in regola per vedere il corridore 29enne con indosso una nuova maglia il prossimo anno.

Photo Credit: Bettini Photo

La squadra più interessata a ingaggiarlo è il Team Sunweb, che a fine 2019 ha perso l’uomo di punta Tom Dumoulin, diretto alla Jumbo Visma. Proprio nella giornata di oggi 10 agosto, la formazione tedesca ha ufficializzato la firma del 29enne francese tra le sue fila per i prossimi due anni.

L’entrare a far parte di un nuovo contesto porterà molto probabilmente degli importanti benefici a Bardet, il quale sembrava proprio alla ricerca di nuovi stimoli e motivazioni al termine dello scorso Tour. Come afferma lo stesso corridore nel comunicato, era il momento giusto della sua carriera per cambiare aria dopo ben 9 stagioni con la stessa squadra.

Nuovo (forzato) cambio di programma

A seguito della pandemia, però, con lo stravolgimento delle date per quanto riguarda le corse World Tour, i suoi piani sono dovuti cambiare nuovamente: l’obiettivo principale era e resterà il Mondiale di Aigle-Martigny 2020, corsa che si svolgerà su un percorso che si preannuncia durissimo il 27 settembre. Per arrivare in forma all’appuntamento iridato, Romain prenderà parte al Tour de France, in programma dal 29 agosto al 20 settembre, e prima ancora lo vedremo impegnato questa settimana sulle strade del Criterium du Dauphiné dal 12 al 16 agosto. Esordio nella Corsa Rosa, dunque, che slitta ancora.

Dalle voci che circolano, Bardet sarà al via della Grande Boucle senza velleità di classifica, e quindi con l’obiettivo di migliorare la condizione in vista del Mondiale, evento in cui due anni fa a Innsbruck sfiorò il titolo di Campione del Mondo: il francese fu medaglia d’argento alle spalle di Alejandro Valverde e davanti a Michael Woods.

Grandi Giri o classiche?

Menzionando il 2^ posto iridato di Innsbruck, non possiamo che soffermarci sul grande punto di domanda che aleggia attorno alla carriera di Romain Bardet: se si fosse concentrato prevalentemente sulle classiche invece che focalizzarsi sul fare classifica nelle grandi corse a tappe, avrebbe ottenuto risultati migliori? Intendiamoci, non parliamo di un corridore che nei Grandi Giri ha raccolto zero, ma che comunque non è riuscito – e molto probabilmente non riuscirà mai – a salire sul gradino più alto del podio di Parigi, deludendo un po’ le aspettative che tanti tifosi francesi avevano riposto in lui negli ultimi anni. A penalizzarlo, tassativamente, le prove contro il tempo, fondamentale in cui Bardet non ha mai destato miglioramenti evidenti lungo il corso della sua carriera. Per quanto possa essere competitivo o meno nelle montagne, è sempre uscito dalle cronometro con le ossa rotte, perdendo circa 2-3 minuti ogni volta.

A questo punto, giunto alla soglia dei 30 anni (che festeggerà il 9 novembre prossimo), è opportuno che il transalpino decida nella maniera più saggia su che tipo di corse concentrarsi d’ora in avanti. Oltre al 2^ posto di Innsbruck, infatti, Bardet ha raccolto altri piazzamenti di rilievo nelle gare di un giorno: sempre nel 2018 fu 2^ nella massacrante Strade Bianche vinta da Tiesj Benoot, corsa sotto il diluvio e giunti all’arrivo di Piazza del Campo a Siena coperti totalmente di fango; alla Liegi-Bastogne-Liegi ha chiuso 6 volte nei primi 15 su 7 partecipazioni, tra cui ricordiamo il podio (3^) dell’edizione 2018 conquistata da Bob Jungels; infine, citiamo inoltre il 4^ posto al Lombardia 2016.

Bardet all'arrivo sul traguardo della Liegi 2018

Bardet all’arrivo sul traguardo della Liegi 2018 – Photo Credit: Photo News

Grande costanza ma pochi acuti

Seppur negli anni abbia dimostrato una certa continuità a livello di piazzamenti nelle gare a cui ha partecipato, il vero punto a sfavore del francese rispetto ad altri suoi colleghi, riguarda il numero di vittorie: in oltre 8 anni e mezzo di professionismo, il transalpino ha collezionato soltanto 7 successi, l’ultimo dei quali è arrivato ormai circa 30 mesi fa alla Faun Environnement – Classic de l’Ardèche Rhône Crussol.

Questo perchè, a differenza per esempio di corridori del calibro di Alaphilippe, il 29enne di Brioude non ha nelle gambe quella sparata da finisseur o quell’esplosività che gli possa permettere di fare la differenza negli arrivi a ranghi molto ristretti o su traguardi in cima a strappi. L’unica vera occasione in cui si dimostrò il più forte tra gli uomini di classifica fu nella 12esima tappa del Tour 2017, quella che si concluse sulla difficile rampa di Peyragoude, dove giunse con le braccia alzate davanti a Rigoberto Urán e Fabio Aru.

Per lui è, in sostanza, la stagione delle risposte: dimostrare a sè stesso e agli altri che la sua carriera è ancora ben lontana dal giungere alla sua fase discendente, e anzi: per Romain, il meglio deve ancora venire. Ha davanti a lui diverse stagioni in cui può togliersi delle soddisfazione che, fino ad ora, gli sono sfuggite o ha potuto bramare solo da lontano.

In conclusione, Romain Bardet è un corridore dal grande estro che, se in giornata, ha le qualità per animare le corse a cui partecipa, ma che finora non ha raccolto moltissimo in termini di successi parziali; questo finale di 2020 sarà per lui fondamentale: in base ai risultati che otterrà – in primis da come ne uscirà dal Mondiale, dove sarà una delle punte della Francia – avrà ulteriori indicazioni per capire in modo definitivo su che tipo di gare incentrare la propria preparazione nelle prossime stagioni.

Michele Moretti
Nato e cresciuto con la passione per lo sport. La pallacanestro nel mio cuore, seguita e praticata sin da bambino. Calcio, Ciclismo e Tennis le altre discipline che guardo appassionatamente. Qui per provare a raccontarvi le emozioni che lo sport ci regala ogni giorno.

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