“Amarcord” nasce con l’intenzione di riportare alla luce eventi, atleti, squadre e personaggi che hanno segnato la storia dello sport. Dai più noti a quelli meno conosciuti, uno sguardo all’indietro per ampliare la cultura sportiva anche di chi non ha potuto viverli in prima persona.
Prova per un attimo a chiudere gli occhi e ritrovarti, come per incanto, a Firenze mentre il Brunelleschi sta costruendo la sua amata Cupola, oppure nello studio di Leonardo Da Vinci mentre sta dipingendo la Gioconda… riesci ad immaginare che sensazioni si possono provare?
Per chi, come me, ama lo sport, e in modo particolare il Tennis, in questo momento storico abbiamo (e ancora avremo, ma non sappiamo per quanto) la fortuna di assistere alle gesta di un ragazzo svizzero ormai 39enne, all’anagrafe Roger Federer, mentre sta “costruendo” il suo capolavoro, erigendosi a leggenda di questo bellissimo sport.
Un capolavoro fatto di grandi momenti, di match vinti e persi all’ultimo punto…
Come quell’indimenticabile 14 Luglio 2019: è la finale di Wimbledon, le riprese televisive inquadrano una spettatrice mentre esclama con il dito alzato, la ormai famigerata frase “one more”.
L’immagine simbolo della finale di Wimbledon 2019. ©www.tenniscircus.com
Siamo nel momento in cui Roger Federer sta servendo il primo dei due match point contro Novak Djokovic, arrivato dopo un break al quinto set di una battaglia che sarà ricordata come una delle più appassionanti della storia del torneo.
Forse è superfluo ricordare quello che successe dopo, come quell’ultimo punto non sia mai arrivato e come Novak abbia vinto quel torneo, indubbiamente con assoluto merito.
Poteva andare diversamente, ma questa è la bellezza del tennis: è uno sport che ammette un solo vincitore, non esiste il pareggio e finché non hai messo a referto quell’ultimo maledetto punto la partita non può mai considerarsi finita. Non hai il cronometro ad aiutarti, non hai i compagni o l’allenatore, non hai i tuoi gregari che ti tirano, sei solo tu e il tuo avversario dall’altra parte della rete, puoi solo fare affidamento su te stesso, non puoi far altro che giocare fino a raccogliere quell’ultimo punto.
Ora facciamo un piccolo passo indietro.
Un altro campo, un altro Slam, ancora uno scontro tra titani: questa volta è il 29 Gennaio 2017 e siamo al Melbourne Park, Rod Laver Arena, dove si sta giocando la finale degli Australian Open.
È l’ennesimo atto del “FEDAL”, ossia la sfida numero 35 tra le due icone del tennis moderno, Roger Federer e Rafael Nadal; da sempre rivali in campo, ma anche grandi amici fuori.
Nadal si presenta con un importante vantaggio negli scontri diretti, anche se l’ultimo duello risale ormai al 2015; Roger ha alle spalle uno lungo stop per un infortunio al ginocchio che, alla sua età e con tutto quello che ha già vinto, avrebbe fatto appendere la racchetta al chiodo a chiunque altro.
La partita è tirata e bellissima e, neanche a dirlo, si va al quinto set; Rafa si prende un break di vantaggio e va avanti 3-1. Chi avrebbe mai pensato che esistesse anche una sola speranza per Roger di recuperare quel break?
Ma questo è il tennis e tutto può succedere, ogni partita può cambiare in un singolo momento.
Chissà come, chissà dove, Roger trova un’energia e una rabbia agonistica che poche volte, soprattutto contro Rafa, aveva tirato fuori: riesce a risollevarsi, fino ad arrivare a giocarsi un magnifico punto che resterà, a mio modesto parere, uno dei punti più belli della storia del tennis moderno.
Da quel momento, quando la partita sembrava ormai avviata verso la vittoria dello Spagnolo, Nadal non riesce più a vincere un game fino ad arrivare al match point, a quel maledetto ultimo punto. Roger serve, Rafa risponde e il ragazzo svizzero spara un dritto sulla riga che, dopo qualche secondo di agonia in attesa del verdetto del “falco”, lo consacra vincitore per la quinta volta in Australia.
Ebbene, celebrare la carriera di questo enorme campione è sicuramente un’impresa epica, come le sue vittorie, ed io non ne sono certamente all’altezza. Ma si sa lo sport è, per chi lo segue con passione, soprattutto emozione.
Concludo quindi chiedendoti di chiudere di nuovo gli occhi e immaginare Roger, in una domenica di Luglio 2021, in finale sul centrale di Wimbledon, mentre si gioca quel maledetto ultimo punto, ancora una volta. Io lo immagino come un Leonardo dei nostri tempi mentre firma con il suo nome la tela della Gioconda.
Il capolavoro è già completo, manca solamente un’ultima bellissima pennellata per concludere una carriera infinita.
Un altro Wimbledon.
One more.
Immagine in evidenza: Roger Federer – Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @Wimbledon)
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