Tennis

Novak Djokovic, la rinascita del fenomeno

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I salti di gioia di Novak Djokovic dopo aver realizzato il Championship Point nel master di Cincinnati sono liberatori. Il serbo cercava la vittoria in quel torneo da molto tempo. Il titolo che gli consegna il “Golden Master”: lui è l’unico tennista nella storia ad aver vinto tutti gli Atp 1000 almeno una volta. Non ci era riuscito nei suoi anni migliori. Lo ottiene nell’anno del ritorno nei top 10 del mondo.

L’inizio della crisi

Il 2015 e la prima parte del 2016 sono stati gli anni migliori per Novak. Il serbo dominava ogni campo da tennis. Non lasciava nulla a nessuno. Era riuscito a vincere anche il Roland Garros. Un tabù che l’allora N.1 al mondo aveva spezzato. Aveva conseguito il Career Grand Slam come pochi avevano fatto. Era tutto apparecchiato per quel Grande Slam che lo avrebbe incoronato imperatore del circuito. Poi arriva l’inaspettato. La sconfitta a Wimbledon con Querrey. Lì finisce il sogno della gloria assoluta. Si cominciano ad intravedere gli infortuni. Perde a Rio 2016 con Del Potro. Sfuma il desiderio del Career Golden Slam (cioè aver vinto tutti gli slam e le olimpiadi almeno una volta). Dopo due anni, perde la prima posizione del ranking a favore di Murray. Ma il guerriero Novak non si arrende. Non può perdere tutto. Vuole continuare a dominare. Arrivano le ATP Finals, il torneo della resa dei conti. All’ultimo atto, il serbo incontra Andy Murray. La finale di quel torneo è storica. Per la prima volta, da quando esiste il ranking calcolato dai computer, ci si gioca la posizione da numero 1 del mondo nell’ultimo torneo della stagione. La lotta è all’ultimo sangue ma l’inglese ha qualcosa in più. Djokovic non riesce nemmeno a portarla al terzo set. Da allora perderà molte posizioni del ranking ATP.

 

Il 2017: l’anno grigio del serbo

Quello che molti definirono l’anno della “restaurazione” per il ritorno di Nadal e Federer come dominatori del circuito, è stato l’anno più anonimo di Djokovic. Non era più lui. Non riusciva a giocare più come un tempo. La sua unica partita degna di nota fu a Roma in semifinale con Thiem. Lo supera 6-1 6-0. Sembrava tornato ma fu solo un lampo a ciel sereno. Poco prima del Roland Garros annunciò la fine del rapporto con il suo storico coach Vajda e si affida ad Andre Agassi. Tuttavia all’Open di Francia Dominic Thiem si vendica ed elimina il serbo che arrivava al torneo da campione in carica. Successivamente si ritirerà per tornare nel 2018. Comincerà la stagione successiva da 14° nel ranking ATP.

La resurrezione

Source: Wimbledon.com

Il momento chiave di quest’anno è stato l’annuncio del ritorno di Vajda. Il coach proporrà alcune condizioni al serbo. Novak dovrà riprendere ad assumere proteine (aveva cominciato una dieta vegana) e deve allontanare il guru Pepe Imaz. In una intervista al portale Dennik Sport, il coach slovacco spiega le motivazioni: “Ci siamo visti a Barcellona e gli ho detto, per tornare insieme, che non avrei gradito la presenza nel team di persone esterne, capaci di influenzarlo negativamente. Il tennis non può essere basato sulla filosofia, è uno sport individuale, se vuoi essere il migliore devi spingere in allenamento ed essere forte mentalmente. Quando vedi l’avversario non devi pensare a Buddha, ma a dove mandargli la pallina. Le sue fibre sono ideali per il tennis, ma i suoi muscoli hanno bisogno di essere rinforzati. La sua dieta è principalmente vegetariana e necessita di proteine ​​animali.” Recuperate la condizione fisica e le giuste motivazioni mentali, Djokovic torna a vincere Wimbledon e il tanto agognato Master 1000 di Cincinnati. Novak è tornato e il mondo del Tennis non può non esserne felice!

Alessio Crisetti
Ho 19 anni e sono uno studente con il sogno di diventare giornalista. Seguo il calcio, la Formula 1, la MotoGp e il tennis. Ho l'obiettivo di raccontare lo sport per come è: sudore, fatica, competizione e epica. Con un occhio anche a chi organizza lo sport e lo finanzia per farlo crescere.

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