Nella maggior parte dei contesti, che sia in ambito lavorativo, in ambito scolastico, in un gruppo di amici o in una squadra (amatoriale o professionistica poco cambia), c’è sempre quel qualcuno che non ama particolarmente stare al centro dell’attenzione. Tranquillo e silenzioso, preferisce starsene in disparte, a meno che, per cause di forza maggiore, sia costretto a mettersi in mostra. In generale, può essere una persona che non si fa problemi a non ricevere i complimenti che merita, o che comunque non si lamenta di stare all’ombra di qualcun altro ben più appariscente di lui.
Cercando di fare questo paragone con la palla a spicchi americana, a Portland possiamo trovare uno di quei giocatori che rientrano in questa categoria di persone: parliamo di CJ McCollum.
Da ormai più di 3 stagioni la shooting-guard dei TrailBlazers si è affermata come braccio destro di Damian Lillard, faro e go-to-guy della franchigia dal suo approdo in NBA, 7 anni fa. Un ragazzo, CJ, di cui non si parla abbastanza all’interno della NBA; cresciuto anno dopo anno, il nativo dell’Ohio è uno di quei talenti che difficilmente ti fa saltare dalla sedia quando è in campo. Questo perchè, di pari passo con il suo carattere, predilige il concreto allo spettacolare, ossia il gesto tecnico eseguito in maniera pressochè perfetta alla schiacciata che manda in visibilio tifosi e spettatori da casa.
Dando per assodato il fatto che,per via del suo modo di giocare e della sua personalità, non sia conosciutissimo dai non esperti della palla a spicchi, è raro trovare qualcuno che non riesca ad ammettere il fatto che la pulizia dei suoi movimenti sia tra le migliori in questa Lega. Non emoziona come il compare Lillard, per esempio, bensì ti lascia a bocca aperta per la sua abilità di eseguire con estrema facilità e freddezza i movimenti con la palla tra le mani. Il cuore non batte, ma gli occhi restano ipnotizzati.
La fortuna di avere un ragazzo come CJ permette ai TrailBlazers di poter contare su un giocatore che ha la capacità di riuscire a salire in cattedra nelle serate in cui il faro Damian Lillard tende a litigare con il ferro. Non che durante le partite “alla Dame” il suo apporto venga a mancare sia chiaro, ma indubbiamente si esalta nella situazione di difficoltà del compagno o in generale della squadra. In sostanza lo si può vedere anche come il proprio amico di fiducia, quello su cui puoi fare affidamento quando tutto sembra andare male e non vedi la luce in fondo al tunnel.
Qualche giorno fa, in occasione del match contro i lanciatissimi Bucks, il prodotto di Lehigh University ha letteralmente trascinato la squadra, facendo registrare una prestazione completa da 40 punti (19 nel 3^ periodo), 5 rimbalzi, 6 assists e 4 recuperi. Milwaukee si è dovuta inchinare ai colpi inferti dal numero 3, capace di martoriare la difesa avversaria con i suoi tiri chirurgici dal palleggio ( e non solo ).
Come potete ammirare nel video qui sotto, un esempio di quanto detto finora è stato l’ankle breaker rifilato ai danni del malcapitato Donte DiVincenzo: 3 palleggi esitando verso sx, partenza con la mancina prendendo contatto con il corpo del difensore, arresto superbo che manda per le terre il rookie di Milwaukee, ripartenza con la mano dx per chiudere con un floater da centro area che accarezza dolcemente la retina. Poetry in motion.
In Slow-Motion questo movimento raggiunge una dimensione paradisiaca.
CJ McCollum, un concetto di arte contemporanea.#NBATipo pic.twitter.com/cpgsGyoF1K
— Michele Moretti (@MMoretti24) November 7, 2018
Per concludere, è lecito dire che recitare il ruolo di CJ McCollum all’interno della National Basketball Association odierna è tutt’altro che scontato: bisogna avere un certo tipo di carattere per accettare di vivere senza le luci dei riflettori puntati addosso, sapersi accontentare di essere il numero due di una squadra ed essere in piena sintonia con questa scelta. Ci sono appunto quelli che, come CJ, rendono di più quando sanno che la pressione non ricade direttamente su di loro: una sorta di ufficiale in seconda, pronto a subentrare qualora sia richiesto il suo intervento in prima persona. Il loro contributo lo portano in ogni caso, ma è risalta meno a primo impatto.
Tra l’altro, CJ conduce un podcast chiamato “Pull Up with CJ McCollum” assieme al giornalista Jordan Schultz dove ci porta all’interno del mondo NBA attraverso i suoi pensieri e le sue personali esperienze e non solo.
Nell’era dei social, dove si tende sempre più a essere al centro dell’attenzione anche per fatti non inerenti al rettangolo di gioco, esistono ancora (per fortuna) quei giocatori meno appariscenti ma più concentrati sul far bene ciò che gli riesce meglio, e non è un qualcosa da dare per garantito.
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