Articolo ad opera di Marco Cangelli e Mirko Efoglia
Nino Bibbia è diventato letteralmente un personaggio leggendario per lo sport italiano e per lo skeleton. L’oro ottenuto alle Olimpiadi Invernali di Sankt Moritz nel 1948 non ha rappresentato soltanto il primo alloro ai Giochi per il movimento tricolore, ma per settantacinque anni è rimasto l’unica medaglia internazionale per quella disciplina che guarda il mondo “dall’alto al basso”.
A sfatare quel mito ci ha pensato Amedeo Bagnis che, sulla mitica “Cresta Run”, ha colto ai Mondiali la medaglia d’argento alle spalle soltanto dell’inglese Matt Weston. Una prova perfetta che ha catapultato il 23enne piemontese nell’Olimpo delle specialità del budello trovando il giusto slancio verso le Olimpiadi casalinghe di Milano-Cortina 2026.
Il tuo argento è arrivato settantacinque anni dopo l’oro olimpico di Nino Bibbia. Senti sulle spalle l’eredità del fuoriclasse valtellinese ?
“Sicuramente è una medaglia pesante anche perché, rispetto a una medaglia d’argento mondiale, essa ha un valore storico aggiuntivo considerato che è arrivata dopo settantacinque anni d’attesa. Per questo è un onore aver raggiunto questo traguardo sulla pista dove ha vinto Nino”.
La tua medaglia ha lasciato per certi versi stupiti esperti e appassionati di skeleton. Da parte tua ti aspettavi di poter raggiungere questo risultato alla vigilia ?
“Noi abbiamo due giorni di allenamento con tre discese ciascuno. Il primo è stato un po’ travagliato, il secondo sono sceso molto bene e avevo velocità molte alte. Il mio obiettivo era migliorare l’ottavo posto dei Mondiali di Altenberg 2021 per cui puntavo a una top five, sicuramente non il podio. È stato quindi una sorpresa pure per me questo argento”.
Matt Weston è stato imprendibile nonostante tu non abbia compiuto letteralmente alcun errore. Cosa è mancato per raggiungerlo ?
“Matt arrivava da una stagione al top perché, anche lui come me, ha avuto un cambio di tecnici e materiali che ha fatto la differenza. Durante quest’annata lui aveva già vinto tre tappe di Coppa del Mondo per cui arrivava al top della forma consapevole di poter centrare quel titolo. Lui ha completato quattro discese perfette, però so di essere vicino a lui anche perché, a dispetto di coloro che posso sostenere che abbia avuto fortuna, nella prova a squadre ho confermato nuovamente il mio secondo posto in campo maschile a sette centesimi da lui. La sfida con Matt va avanti comunque dalla Coppa Europa e, costantemente ci scambiamo le posizioni. Ogni tanto sono davanti io, ogni tanto lui, ovviamente all’inizio lontano dal podio. Anche l’anno scorso alle Olimpiadi sono arrivato undicesimo e lui quindicesimo, però sono sicuro che nei prossimi anni questa lotta continuerà”.
Da junior hai ottenuto grandi risultati a Sankt Moritz, perchè ti trovi così bene sul ghiaccio naturale?
“Uno dei miei vantaggi é la facilità di adattamento a nuove situazioni. Spesso coloro che affrontano per la prima volta questo sport sono in difficoltà perché incontrano problemi nella fase di spinta, invece mi sono subito trovato molto bene. Essendo una pista naturale e di conseguenza influenzata dagli agenti naturali, Sankt Moritz ogni anno è diversa e bisogna per forza esser in grado di adattarsi subito per trovare le linee giuste. Calcolate che può addirittura cambiare da un giorno all’altro se nella notte nevica”.
Il rammarico maggiore è però forse legato al quarto posto nella prova a squadre con Valentina Margaglio. Quella medaglia mancata vi ha lasciato un po’ di amaro in bocca ?
“Ammetto che domenica si poteva ottenere la medaglia e, sbilanciandosi un po’, puntare anche direttamente all’oro nonostante la gara sia partita alle otto della mattina con un gran freddo e gli ultimi team sia scesi con il sole e che quindi si sono ritrovati una pista molto più veloce. Aspetti che per certi versi ci hanno penalizzato, ma non mi hanno impedito di realizzare la velocità più alta e di firmare una delle discese più belle della mia settimana. Valentina purtroppo ha però commesso un piccolo errore che abbiamo pagato caro e che ci è costato poco più di un decimo, un distacco che a livello di posizioni si è percepito particolarmente. Tutto ciò lascia un po’ di amaro in bocca, ma è pur sempre un quarto posto mondiale”.
In televisione non vediamo tutto, per cui siamo curiosi di sapere tutto quanto c’è oltre la gara, in particolare riguardante la preparazione dei materiali, la scelta dei pattini, lo studio della posizione sulla slitta.
“Io lo paragono molto alla Formula 1 perchè, nel caso specifico, c’è un pilota che porta avanti la slitta che, una volta finita la discesa, torna in garage per poter mettere a punto il set-up perfetto per il mezzo. Oltre a ciò ci sono i pattini che sono la cosa più importante perchè sono l’unica parte a contatto con il ghiaccio e grazie a loro si produce velocità. Anche qui va fatto un lavoro legato alle temperature e alla pista che si affronta a cui si aggiunge un ulteriore esercizio di limatura dei pattini stessi al fine di togliere tutte le possibili righe sino a passare alcune paste specifiche che lucidano gli stessi come degli specchi”.
In Nazionale avete la fortuna di avere un direttore tecnico come Maurizio Oioli che conosce molto bene questo mondo. Quant’è importante la sua esperienza a livello internazionale ?
“Maurizio fa un lavoro ogni giorno eccezionale perché ha un’esperienza enorme, ha delle conoscenze in ambito materiali, piste e anche banalmente logistico favolose. Tutte queste operazioni che si svolgono dietro le quinte vengono svolte da Maurizio e vengono compiute in maniera sempre certosina”.
La tua storia sportiva è molto varia, passi dalla ginnastica all’atletica e ora lo skeleton. Ti sono servite le esperienze precedenti ?
“Sicuramente la ginnastica mi ha donato quella coordinazione e quell’agilità necessarie per brillare nel nostro sport, ma anche quello spirito di adattamento che serve per salire sulla slitta e adattarsi a qualsiasi situazione. D’altra parte l’atletica mi ha probabilmente dato tutto il resto perché è una disciplina che mi piace da morire in quanto la mia preparazione di base è probabilmente quella di uno sprinter. Io non lavoro sul lanciato, però mi cimento spesso nei 60 metri e questo mi fa dire che se la ginnastica mi ha forgiato da piccolo, l’atletica mi ha cresciuto”.
Da quando è tornato alle olimpiadi lo skeleton è stata disciplina chiave per il medagliere del paese ospitante, quanto sarebbe bello allenarsi già tempo prima su quella che speriamo sarà la pista di Cortina. Quanto tempo serve per scoprire ogni segreto del tracciato ?
“Uno dei miei obiettivi è far conoscere questo sport e, senza risultati, è impossibile raggiungere questo traguardo. In questo momento sono particolarmente felice perché posso far comprendere in cosa consista lo skeleton a chi non lo conosce. Sicuramente aver la pista in casa è un vantaggio enorme perché c’è la possibilità di allenarsi e compiere più discese rispetto alle altre nazioni. Basta prendere il caso dei lettoni a Sigulda: se non succede qualcosa, essendo nati lì scendono quasi tutti i giorni ed è praticamente impossibile avvicinarli. Se noi dobbiamo passare da settembre a novembre fra un tracciato e l’altro per provare i vari tracciati, gli altri si preparano sulla pista casalinga e magari svolgono anche delle gare, quindi la situazione è diversa. Come progetto la pista dovrebbe esser pronta per il 2024 e quindi speriamo di poterci preparare lì”.
In vista di Milano-Cortina 2026 sei probabilmente uno dei prospetti più fulgidi per lo sport azzurro. Quali aspettative riponi sulle Olimpiadi casalinghe ?
“Senza dubbio una medaglia”.
In conclusione, nelle prossime settimane la Coppa del Mondo approda a Sigulda. In passato ti sei sempre trovato a proprio agio sulla pista lettone. Pensi di poter compiere un exploit ?
“Quest’anno abbiamo saltato un pezzo di Coppa del Mondo per decisioni tecniche. Io ho ottenuto un ottavo posto a Wintenberg che comunque è il mio miglior risultato nel massimo circuito e poi ho svolto due tappe di Coppa Europa a Sigulda dove ho vinto in entrambe i casi. Il mio obiettivo principale rimane nel frattempo quello di ottenere un podio in Coppa del Mondo. Qualora non ci riuscissi, sicuramente il prossimo anno mi concentrerò su di esso. La speranza è però di tagliare questo traguardo già a Sigulda dove è presente una pista molto tecnica e per questo è necessario lavorare molto sulla guida”.
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