Alla vigilia delle finali NBA, facciamo un’analisi dei playoffs appena disputati. Per diversi motivi non sono stati i soliti playoff, in quanto sono stati giocati senza pubblico, in un silenzio surreale. Questa situazione inusuale ha privato molte squadre del fattore campo e ha contribuito a stravolgere molti dei pronostici della vigilia.
La corsa ad Ovest
Per quanto riguarda la Western Conference, tutti davano per scontato che la finale sarebbe stata il derby di Los Angeles. Houston era accreditata come unica alternativa credibile ad una delle due squadre, ma un gradino sotto nei pronostici. I texani, invece, hanno faticato non poco ad avere la meglio sugli Oklahoma City Thunder, e sono stati sonoramente sconfitti dai Lakers in una serie di 5 partite che ha lasciato non pochi malumori tra i supporters dei texani.
Il risultato più sorprendente della serie ad Ovest è stata la sconfitta dei Los Angeles Clippers ad opera dei Denver Nuggets. Non solo perché i Clippers erano la squadra più attrezzata sulla carta grazie agli arrivi di Kawhi Leonard e di Paul George, ma perché dopo 4 gare la serie era 3-1 per i Clippers. I Nuggets, invece, sono riusciti a recuperare lo svantaggio e a vincere gara 7 con un punteggio che non ammette repliche, recuperando dal 3-1 per la seconda volta nel corso di quest playoffs.
In finale di conference, Denver si è dovuta arrendere 4-1 a dei Lakers in missione, vendendo comunque cara la pelle (e chissà quanto ha pesato quell’errore difensivo sull’ultimo possesso in gara 2).
La finalista: Los Angeles Lakers
Individuare la spinta che ha permesso ai Lakers di tornare in finale alla prima apparizione ai playoffs dopo 10 anni di assenza è abbastanza semplice. Questo motivo, infatti, ha un nome e un cognome, LeBron James, con la voglia di vincere con la terza squadra diversa per entrare definitivamente nella storia .
Quest’anno è riuscito a circondarsi di un supporting cast all’altezza per la prima volta dopo anni: non solo Anthony Davis, che ha fatto carte false per poter giocare a Los Angeles questa stagione. Anche veterani ritrovati come Rajon Rondo e Dwight Howard, e giovani come Kyle Kuzma e l’idolo delle folle Alex Caruso hanno portato il loro contributo alla cavalcata di Los Angeles.
I Lakers di quest’anno sono una squadra profonda e versatile, e non è una sorpresa vederli in finale. Anthony Davis è stato il pezzo che mancava per dare sostegno a LeBron James come guida della squadra, permettendogli di rifiatare in più di un’occasione. La versatilità del numero 3 è anche una delle chiavi della difesa di Los Angeles, che può permettersi di impiegarlo come 5 in quintetti piccoli. Questo si è visto in semifinale contro Houston, quando Howard e McGee hanno visto il campo meno del solito.
La corsa ad Est
Anche nella Eastern Conference non sono mancati gli scossoni. Le previsioni della vigilia, infatti, davano Milwaukee e Toronto come protagoniste più credibili dopo il crollo di Philadelphia, ma nessuna delle due squadre ha raggiunto le finali.
Contrariamente alle aspettative, i Miami Heat hanno sconfitto i Bucks per 4-1. La squadra della Florida ha mostrato una cattiveria maggiore dei diretti avversari e si è portata sul 3-0, prima che l’infortunio di Antetokoumpo costringesse i Bucks alla resa.
Dopo aver nettamente sconfitto Philadelphia, i Boston Celtics hanno avuto la meglio anche su Toronto. Stavolta, però, ci sono volute 7 partite rocambolesche per battere i campioni in carica per 4-3, al termine di una delle serie più combattute dell’anno.
In finale, sono bastate 6 partite a Miami per avere la meglio su Boston. L’esperienza e la capacità di gestire meglio i finali di partita di Miami hanno giocato un brutto scherzo ai Celtics. Per la terza volta in quattro anni i verdi non sono riusciti a superare lo scoglio delle finali di conference, nonostante la buona alchimia di squadra, il nucleo di giovani promesse e il talento puro e a tratti incontenibile di Jayson Tatum.
La finalista: Miami Heat
Tra i tre litiganti, il quarto e il quinto si sono contesi il trionfo: alla fine l’ha spuntata Miami. Due veterani in cerca di riscatto (Goran Dragic, Jimmy Butler) più l’eterno Andre Iguodala hanno guidato il gruppo. Dal canto loro, i giovani (Tyler Herro, Duncan Robinson e Bam Adebayo) sono cresciuti partita dopo partita. Ognuno di loro a turno è diventato l’eroe delle 6 gare in cui hanno regolato le ambizioni di Boston.
Molto del merito va al coach Erik Spoelstra: nonostante negli ultimi anni i suoi Heat non abbiano mai scelto in top ten al draft, è riuscito a ricostruire una squadra vincente dopo l’addio dei Big Three degli anni ’10. In attacco la chiave delle vittorie di Miami va ricercata nelle azioni corali concluse spesso da specialisti del tiro da 3 (Robinson su tutti). In difesa, poi, Miami ha spesso imbrigliato gli avversari grazie alla zona 3-2. Questo tipo di difesa rende molto più difficili le incursioni nel pitturato e molti coach NBA non hanno pronte le contromisure per affrontarla.
Miami, ha meritatamente vinto le finali ad est con il collettivo e con un’alchimia di squadra che altre compagini più accreditate non hanno avuto. Di sicuro hanno beneficiato dell’essersi allenati con continuità, visto che la Florida non ha avuto un vero lockdown.
Preview
Le finali di quest’anno hanno tutta l’aria di essere una sfida “Davide contro Golia”. Una squadra che ha silenziosamente sconfitto avversarie più accreditate e si trova davanti una corazzata in chiara modalità win now. Il gruppo contro la somma dei singoli.
Per quanto i Lakers partano decisamente favoriti, Miami ha tutte le carte in tavola per vendere cara la pelle. Inoltre, sembra che si trovino a loro agio nel ruolo di outsider: chiedere a Bucks e Celtics.
Per Miami sarà importantissima la costanza nel tiro da 3 e la fluidità dell’attacco, due armi decisive durante le finali di Conference. Sotto canestro Adebayo, pur migliorato e reduce da una striscia di partite ottime, ha sempre sofferto il confronto con Davis. Il suo rendimento difensivo sarà importantissimo per gli Heat, che potrebbero in caso contrario essere costretti a fare aggiustamenti in corsa.
Infatti sarà importantissimo per gli Heat limitare Davis e le altre bocche da fuoco dei Lakers per provare a sfiancare LeBron. Del confronto diretto con il prescelto sarà incaricato Jimmy Butler, che finalmente approda alle finals dopo molti anni travagliati. Si tratta di un combattente, che di sicuro farà di tutto per non farsi scappare il bottino grosso, ora che lo vede da vicino.
I Lakers, invece, sono una squadra in missione e possono contare su due superstar e su un gruppo di veterani abituati a certi palcoscenici. A tutto questo, si somma la possibilità di chiudere un cerchio e dedicare il titolo a Kobe Bryant, dieci anni dopo l’ultimo anello, che portava proprio la firma del Mamba.
Pronostico: 4-2 Los Angeles Lakers
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