In quel martedì mattina di metà marzo, tutti gli italiani appassionati di tennis debbono aver strabuzzato gli occhi alla lettura del risultato. Per quanto infatti Novak Djokovic non avesse mostrato il suo meglio fin dall’esordio nel torneo, vederlo sconfitto ad opera di Luca Nardi pareva soltanto utopia. Realizzare dunque che quel 6-4 3-6 6-3 si fosse materializzato davvero al 3° turno del Masters1000 di Indian Wells non dev’essere stato facile. E non lo è stato neppure per quanti, seguendo in diretta l’incontro, ammiravano l’italiano disegnare precise traiettorie vincenti, senza mostrare, almeno all’apparenza, di volersi destare da quel meraviglioso sogno. Tale infatti deve essere stato per Nardi poter affrontare, vieppiù battere, colui che rappresentava il suo “idolo” da giovanissimo.
L’importanza di cogliere l’occasione
Com’è noto, la sfera semantica della “fortuna” è ben lontana da qualunque riferimento al merito e spesso, nel sentire comune, vi si oppone. A tal proposito, non pare corretto ricorrere al concetto di fortuna, quanto a quello di “seconda chance”, nel fare riferimento all’eventualità del “lucky loser“. Luca Nardi, infatti, venendo sconfitto da David Goffin al turno decisivo delle qualificazioni, poteva ritenere già conclusa la sua esperienza nel “1000” californiano. Non fosse che la sua classifica di #123 ATP gli permetteva di sperare nel ripescaggio e divenire appunto “lucky loser”. Quella che era una speranza, legata però alla classifica e dunque al merito, non alla mera sorte, si è rivelata una concreta realtà per Nardi, con la rinuncia nello specifico di Tomas Martin Etcheverry.
L’argentino ad Indian Wells era accreditato tra l’altro della 30ª testa di serie e come tale avrebbe ricevuto un bye al primo turno. Quello che poteva sembrare un accesso in tabellone dalla “porta di servizio”, come “ripescato”, rappresentava dunque per il giovane pesarese una grande opportunità. Non soltanto infatti ci sarebbe stata per Nardi la seconda chance di cui sopra, ma avrebbe rimpiazzato una testa di serie e si sarebbe ritrovato così già al 2R. Tra il saper sfruttare o meno tale condizione, c’è poi tutta la differenza che intercorre tra il vincere o perdere contro Zhizhen Zhang (n.50 ATP). E Nardi, a differenza di altre circostanze, ha saputo cogliere in pieno questa occasione. La partita era complessa per molteplici ragioni, tanto tecniche, come psicologiche. Non ultima la prospettiva di poter giocare per la prima volta il terzo turno di un Mille contro Novak Djokovic. La freddezza, la concretezza e la solidità nei momenti chiave, fattori che non sempre hanno fatto parte dell’arsenale di Luca, sono stati invece decisivi per prevalere su Z. Zhang (6-3 3-6 6-3).
Nardi alla “prova Djokovic”, un momento prezioso
L’esperienza di giocare per la prima volta il terzo turno in uno degli appuntamenti più importanti è di per sé una tappa fondamentale. Ancor più quando si sfida un mostro sacro come Djokovic e la cornice è quella, fantastica, del centrale dell’Indian Wells Tennis Garden. Il contesto era ideale per Luca Nardi. In un torneo che poteva essere già terminato, il 20enne pesarese si ritrovava a giocare la partita più importante della sua giovane carriera senza alcuna ansia da risultato. Quel che gli si chiedeva era restare in campo più a lungo possibile, facendo tesoro di ogni momento. La partita, in tal senso, volgeva per il meglio. Da una parte un Nardi ispirato mostrava il suo vasto repertorio, dall’altra Djokovic, lontano dalle sue versioni migliori, non riusciva ad imporsi. Un set per parte dunque, ma la sensazione crescente che il serbo, come altre milioni di volte, avrebbe trovato una scappatoia in qualche modo.
Che Novak Djokovic da inizio 2024 non stia esprimendosi ai suoi livelli sembra finanche palese. Nulla però dovrebbe preoccuparlo quanto il 3° parziale della sfida vs L. Nardi. Entrati in bagarre, infatti, il campione serbo sembrava tutt’altro che intenzionato a mollare. Al contrario, aveva alzato la soglia di attenzione, riducendo di molto gli errori. Che ciò non sia risultato sufficiente per avere ragione di un 20enne di prospettiva, ma alle prime esperienze su certi palcoscenici, dovrebbe far suonare in Djokovic un nitido campanello d’allarme. Nardi infatti, conquistato il break di vantaggio a metà set, lo portava fino al termine, mostrando di poter respingere il rientro del n.1 al mondo, ribattendo colpo su colpo. Chiuderà il set decisivo con ben 16 colpi vincenti, legittimando in pieno un successo che segna un “prima” e un “dopo” nella sua ambiziosa carriera.
Il “peso” di essere atteso
Il nome di Luca Nardi rimbalza da tempo sulla bocca degli appassionati nostrani. Le qualità tecniche del ragazzo vengono infatti decantate da anni, a ragione, da commentatori ed addetti ai lavori, creando nel pubblico un clima di montante attesa per la sua esplosione definitiva tra i grandi. Nonostante i recenti successi del tennis italiano, trainato da altri protagonisti, non si è mai smorzato del tutto l’interesse che il tennista marchigiano aveva destato fin da piccolo. Del resto, già nel 2017, il suo precoce talento si era messo in mostra al torneo Les petits As di Tarbes, una sorta di “mondiale giovanile” Under14. In quell’edizione della kermesse francese, nel cui tabellone campeggiavano nomi quali Carlos Alcaraz ed Holger Rune, ad imporsi fu proprio Nardi che regolò in semifinale l’attuale Top10 danese.
Se è vero che non sempre alla precocità di risultati da junior, corrisponde una veloce affermazione tra i pro, la parabola di Nardi si pone nel mezzo. Per anni il tennista italiano aveva rappresentato infatti la “terza punta” dell’annata 2003, a notevole distanza, è vero, dai due campioni succitati. Qualcosa è sembrato incepparsi invece nello scorso 2023. Un’ascesa in classifica che si era interrotta, quella Top100 agognata, inseguita, ma ancora distante. Soprattutto la difficoltà nel riuscire ad emergere definitivamente da quel livello Challenger che, sebbene a detta di molti gli stesse ormai stretto, rimaneva la categoria di tornei in cui doversi cimentare, ranking alla mano. I risultati che, attesi da più parti, stentano ad arrivare tolgono fiducia ed accrescono i dubbi, creando un mix potenzialmente deleterio. Le pressioni e le molte aspettative diventano infatti macigni sempre più gravosi da sopportare, man mano che vengono disattese.
Nardi, un tennista in cerca di continuità
Se l’estro e la manualità squisitamente tecnica non sono mai mancate, ciò che si invoca da tempo per Luca Nardi è la maggior continuità di rendimento. Il successo su Djokovic e gli ottavi ad Indian Wells arrivano proprio a seguito di uno di quei suoi momenti di alti e bassi. Il serbo, che vantava un impressionante 62W – 6L negli ultimi 10 anni contro giocatori fuori dai primi 100, pur non in forma, si piega assai malamente ad una sconfitta del genere. Costringerlo a capitolare d’altro canto, infonde, o dovrebbe infondere, notevoli dosi di autostima e consapevolezza in chi vi riesce. Ma indugiando per un attimo ancora nel tentativo di applicare i rudimenti di psicologia alle dinamiche tennistiche, non sarebbe appunto la consapevolezza nei propri mezzi un elemento cardine attraverso cui puntare alla ricerca della continuità?
La prima esperienza nel Sunshine Double si è conclusa per Nardi con la qualificazione fallita in quel di Miami (superato dal rampante ceco Jakub Mensik). Il suo bagaglio di esperienze di ritorno dalla trasferta americana è comunque colmo. Non soltanto gli ottavi raggiunti in California (sconfitto da Tommy Paul), ma anche il primo ingresso in Top 100 (#96). E soprattutto quella vittoria contro Djokovic che non passa sottotraccia. D’ora in avanti infatti, Nardi sarà guardato con occhi diversi. Sarà “quel lucky loser che batté Djokovic”. Altra pressione, si dirà, altre aspettative da gestire, ma non è forse questo che distingue il campione dal resto dei professionisti? Maggior consapevolezza dunque e nuovi stimoli per un lavoro quotidiano che è psico-fisico, prima che tecnico e tattico. I prossimi mesi, forse i prossimi anni, sveleranno se questa vittoria insperata sarà rimasta l’exploit o avrà dato il via ad una brillante carriera. Ad oggi non resta altro che attendere. Auspicando che il 20enne Nardi, guidato sapientemente dal suo team, sappia trasformare la sua proverbiale facilità di gioco in copiose vittorie sul campo. Ponendo così le qualità tecniche, che gli son riconosciute, al servizio della continuità, unica ricetta conosciuta nel tennis per scalare le classifiche.
Immagine di copertina: © Peter Staples / ATP Tour
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