Nello sport come nella vita, arrivano momenti in cui si devono prendere decisioni che possono essere sofferte, ma talvolta non si può fare diversamente. In questi casi l’interessato deve prendersi tutto il tempo che gli serve per decidere in maniera oculata quale possono essere i pro e i contro della sua scelta. Ed è quello che ha fatto Daniel Pedrosa, che nel giorno che aveva indetto tempo fa ha preso la sua decisione per ciò che riguarda il proseguo della su carriera in MotoGP.
Alle varie richieste sul suo futuro, Pedrosa aveva risposto che tutti avrebbero saputo prima del G.P di Germania in calendario domenica. E oggi, giornata di conferenze stampa dei piloti, Pedrosa ha anticipato i colleghi piloti in una conferenza in solitario, tutta dedicata lui. Proposte gliene sono arrivate, ma lui ha deciso per il ritiro dalla MotoGP e dalle corse. Quella di Valencia, ultima gara del mondiale, sarà la sua ultima recita in un circus che lo ha consacrato tra i migliori piloti del Mondo.
Pedrosa ci ha pensato e non poco prima di prendere questa decisione. Sicuramente dal giorno dopo che la Honda HRC e il manager Alberto Puig, lo hanno avvisato di aver deciso di non rinnovargli il contratto. Per lui che la Honda HRC era come una seconda famiglia, questa decisione potrebbe essere stata fatale alle sue motivazioni di pilota, e senza motivazioni diventa difficile concentrarsi su una MotoGP che viaggia in pista a 300 Km/h. Ma Pedrosa sin dal momento dell’arrivo di Puig, arrivato a sostituire Livio Suppo, avrebbe dovuto pensare o sicuramente immaginava che non tutto sarebbe stato semplice per lui.
Puig era il manager di Pedrosa e grazie a lui il pilota spagnolo fu ingaggiato dalla Honda. Salvo poi qualche tempo dopo interrompere improvvisamente il rapporto lavorativo, senza neanche più rivolgersi la parola. Situazione non proprio a favore di Pedrosa. E le prime parole di Puig, all’arrivo in HRC, spiegavano di un progetto con Marquez e un giapponese come piloti. Quindi il contratto di Pedrosa era già in bilico fin da subito. Salvo poi ingaggiare Lorenzo, ma di un pilota giapponese non ne ha più parlato.
Eppure la carriera di Pedrosa non meritava una decisione così drastica, tale da non rinnovare il contratto. Pilota caratterizzato da un fisico esile, Pedrosa inizia la sua carriera con le minimoto. Dopo ottimi risultati e qualche trofeo sulla Honda, la casa giapponese decide di farlo esordire nel motomondiale nella classe 125. Nella sua prima stagione nel mondiale, nel 2001, Pedrosa porta a casa due terzi posti e qualche piazzamento che gli fanno vincere il premio di giovane esordiente dell’anno. L’anno dopo iniziano ad arrivare i risultati, vittorie e podi che lo fanno classificare al terzo posto nel mondiale. Nel 2003 il primo grande traguardo della carriera lo ha raggiunto, porta a casa il mondiale della classe 125. Nonostante il primo infortunio grave, subito alle caviglie, che non gli permette di correre le ultime due gare del mondiale e mette a serio rischio la carriera di pilota. Ma Pedrosa si ristabilisce per prepararsi alla stagione successiva e da campione del Mondo 125 passa, sempre su Honda alla classe superiore, la 250.
Primo anno nella cilindrata superiore e Pedrosa vince subito il mondiale. Il 2004 resterà nella sua memoria per i record, primo pilota a vincere consecutivamente 125 e 250 e pilota più giovane a vincere un mondiale in 250. Nella stagione vittorie e podi e non è mai arrivato oltre il quarto posto. Una stagione da incorniciare per Pedrosa. Con questi risultati arrivano le offerte dalla MotoGP, ma Pedrosa vuole confermarsi nella 250 e le rifiuta. E restando in 250 si riconferma vincendo il secondo mondiale consecutivo con otto vittorie e svariati podi. Anche nel 2005 arrivano i record personali per Pedrosa, pilota più giovane a vincere due mondiali consecutivi in 250 e migliore tra i giovani per vittorie nel motomondiale, superando un certo Valentino Rossi.
Nel 2006, dopo i mondiali vinti in 250, passa alla categoria regina, la MotoGP. Anche se piccolo di fisico per questi bolidi, Pedrosa accetta l’offerta della Honda HRC. Nella categoria superiore arrivano per Pedrosa anche buoni risultati, vittorie e podi, ma rimane sempre lontano dalla lotta per vincere il mondiale, anche forse a causa della sua costituzione fisica. E le cadute e gli infortuni aumentano rispetto a quando correva nelle classi minori. Le stagioni di Pedrosa in MotoGP alternano buoni risultati a cadute e infortuni e qualche gara saltata, e di conseguenza la lotta al mondiale diventa impossibile, nelle varie stagioni. Pedrosa ha un sussulto nel 2012, stagione in cui arriva secondo nella classifica mondiale, a pochi punti dal vincitore Jorge Lorenzo. Ottimo risultato ma senza due cadute in momenti clou della stagione avrebbe potuto fare ben di più e magari fare suo il titolo mondiale. Ma comunque resta un piazzamento da tenere a memoria, anche per la continuazione della carriera e la ricerca di motivazioni e continuità.
Nel 2013 arriva in Honda HRC, come compagno di Pedrosa il giovane Marquez. Se il nuovo compagno fa il funambolo e porta a casa vittorie e mondiali, Pedrosa lotta sempre con la sua moto e con un fisico che lo fa faticare sulle moto. Qualche vittoria, qualche podio ma sono sempre troppe le cadute, gli infortuni e le gare saltate. E la lotta al mondiale è sempre una chimera. Le stagioni di Pedrosa sulla Honda HRC in MotoGP vanno avanti così. Addirittura Pedrosa di opera per ben due volte all’avambraccio destro, che gli crea problemi di sensibilità nella guida. E avere un compagno di team che vince con continuità, porta a casa svariati mondiali e difficilmente va per terra non fa sicuramente bene alla sua autostima.
Forse per un problema di moto, sicuramente per il suo fisico, ma il Pedrosa visto in 125, in 250 e nel primo periodo di MotoGP si è solo visto a sprazzi. E comunque i record raggiunti resteranno nella storia, e non spariranno con il suo ritiro.
Un’intera carriera passata in Honda HRC, trovarsi senza contratto forse gli ha complicato i piani per il futuro. Durante il mercato piloti è stato più volte accostato al nuovo team che sta nascendo, Yamaha-Petronas. Ci avrà pensato sicuramente, ma in cuor suo la decisione era presa, anche per i vari e continui infortuni che ne hanno minato la carriera. Addirittura parlavano di un trasloco in SuperBike, ma purtroppo niente di tutto questo, nella sua testa c’era solo l’idea del ritiro.
Pedrosa terminerà la stagione al fianco di Marquez e poi inizierà a pensare al futuro senza moto. Anzi, un futuro senza guidare le moto, perché dopo quasi venti anni nel mondiale, è difficile staccarsi del tutto. E magari per lui verrà fuori un ruolo in qualche team o al fianco di qualche pilota. Per tutto ciò che ha fatto, le vittorie, i sacrifici, gli infortuni e i mondiali vinti, un posto nel mondiale per uno come Pedrosa ci dovrebbe sempre essere.
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