Siamo ormai alle porte della finale e l’insalatiera è pronta ad essere alzata al cielo per la 136° volta nella storia. Nonostante l’erba di Londra non abbia ancora emesso i suoi verdetti, c’è stata una giocatrice che ha lasciato il mondo intero a bocca aperta a Wimbledon: la sedicenne Mirra Andreeva.
Già, avete letto bene: 16 anni. Nasce il 29 Aprile 2007, in Siberia, a Krasnoyarsk, città in cui le temperature sono costantemente sotto i -40 gradi. Forse è proprio per quello che ama correre, allenarsi sotto la pioggia, assaggiando il profumo di libertà. Si innamora della magia di una racchetta all’età di sei anni, perché in tv c’è una giocatrice tenace, talentuosa, a tratti timida, che sembra invincibile: Maria Sharapova. Mirra vuole diventare proprio come lei.
Muove i primi passi nel circuito professionistico a febbraio 2022, partecipando al torneo W15 di Sharm El Sheik, perdendo solo la finale contro la tedesca Silvia Ambrosio. Due mesi più tardi trionfa ad Antalya ai danni di Martina Colmegna. A fine luglio vince il W25 di Segovia, sul cemento di Meitar firma la prima vittoria in un torneo ITF, ma è a gennaio che il talento russo ingrana un’altra marcia. Raggiunge la finale dell‘Australian Open Junior, ma nonostante le lacrime finali, pochi mesi dopo conquista a Chiasso il suo quinto titolo ITF. La firma sulla pagina del futuro del tennis arriva con il successo al Bellinzona Ladies Open. L’esordio tra le grandi arriva al Masters 1000 di Madrid, dove si spinge fino ai quarti di finale.
La magia di uno Slam, però, è un turbinio di emozioni unico: il primo corridoio percorso verso il campo, gli applausi del pubblico, il sole cocente che illumina il Centrale, voltarsi verso il proprio team pensando di “avercela fatta davvero”. E’ sotto la Torre Eiffel, a Parigi, che Mirra Andreeva volge i suoi occhi emozionati, per la prima volta, al grande pubblico. L’esordio al Roland Garros, dove “the victory belongs to the most tenacious”, è una favola: si arrende solo al terzo turno contro Coco Gauff. In Francia, con la semplicità di un’adolescente sognatrice ed il suo sorriso raggiante, ha svelato di voler vincere più slam possibili. “24, 25, poco importa, più di Djokovic“. Un anno prima l’aveva incontrato dietro le quinte del Suzanne Lenglen, mentre il serbo canticchiava al termine di una vittoria.
L’idolo indiscusso di Mirra Andreeva, però, è un ex fab four: Sir Andy Murray. Quando lo vede si nasconde, perché “si vergogna”. A Londra sull’erba di Wimbledon non è venuta accompagnata solo dalle sue guide Jean-René Lisnard e Jean-Christophe Faurel, con i quali si allena a Cannes, ma anche da Netflix. Una troupe, infatti, l’ha individuata come protagonista di una puntata di “Break Point”, docuserie che racconta aneddoti e vita dei tennisti. Appena arrivata all’All England Club, tra fragole e Pimms, ha scattato 15 foto all’interno del Centre Court deserto, contemplando la sua grandezza con un sogno nei cassetti dell’anima. Già, perché, in fondo è pur sempre una sedicenne.
Nonostante sia diventata la terza giocatrice più giovane dell’Era Open, insieme a Coco Gauff e Kim Clijsters, a raggiungere gli ottavi di finale a Londra, alla fine non c’è stato il lieto fine come nelle favole; la numero 102 del mondo si è arresa all’americana Madison Keys dopo una battaglia di due ore. Mirra ha salutato il pubblico del Centrale in lacrime, ma sicuramente sarà solo un arrivederci. Non sappiamo se sarà “Oro, incenso e Mirra” in futuro. E’ certo, però, che nel cielo del tennis brilla una nuova stella.
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