Si sa, se c’è una cosa che tutti impariamo crescendo è che i finali lieti li hanno solo le fiabe.
Tuttavia, questa storia non lo ha per nulla, considerato che la conclusione del matrimonio tra Arkadiusz Milik, attaccante polacco ventiseienne, in forza al Napoli dal 2016, e la compagine partenopea, non è solo priva di una conclusione felice, ma anche di una vera e propria “morale”.
Per spiegare tutto ciò, occorre catapultarsi indietro nel tempo di alcuni anni, nella torrida estate che divideva la stagione 2015/2016 dalla stagione 2016/2017, precisamente nell’esatta metà del mese di luglio: Gonzalo Higuain, fresco vincitore della classifica marcatori di Serie A, vice-campione della scarpa d’oro (secondo per reti solo a Suarez), nonché detentore del record per il maggior numero di goal realizzati in un singolo campionato (ben 36), lasciava il Napoli, dopo aver giurato amore eterno alla squadra campana, per trasferirsi alla Juventus, acerrima nemica degli azzurri. I Napoletani, popolo per il quale l’onore conta più di tutto, neanche a dirlo, si legarono la cosa al dito, con disastrose conseguenze, dalle maglie dell’ormai ex bomber bruciate alle incessanti bordate di fischi nei suoi confronti durante gli scontri diretti. Aurelio De Laurentiis, per provare a colmare il vuoto lasciato dall’argentino tanto nel cuore del popolo partenopeo quanto al centro dell’attacco, scelse di virare su Arkadiusz (o Arek, come viene chiamato dalle parti del capoluogo campano) Milik, ragazzone polacco in forza all’Ajax, forse la punta più importante, dopo Zlatan Ibrahimovic, che sia mai passata dalle parti della Johan Cruijff Arena in queste prime due decadi degli anni duemila.
Ma, ahimè, è noto come, a volte, il destino possa essere beffardo, così, come avrebbero detto i bravi nella più classica delle opere manzoniane: “Questo matrimonio non s’ha da fare” o per meglio dire, “non si doveva fare”. Già, perché ormai l’avventura di Arek nel Napoli è giunta al capolinea e, tirando le somme, non si può dire che non sia stata positiva (numeri alla mano, sono ben 38 i goal con la maglia del Napoli realizzati in 93 presenze tra tutte le competizioni).
Allora perché si parla di “destino beffardo” ? La risposta è presto detta: tra due gravi infortuni ai legamenti delle ginocchia e una presenza sempre costante nell’ombra di Mertens, esploso dopo l’addio di “El Pipita“, probabilmente Arkadiusz non ha reso quanto avrebbe sperato. Le circostanze, poi, non l’hanno certo aiutato, se andiamo a considerare il goal sbagliato contro il Milan nel finale di stagione 2017/2018 che, di fatto, condannò la squadra allenata da Maurizio Sarri alla non vittoria dello scudetto e quell’errore molto più recente, che riaffiora ancora nelle nostre menti di appassionati di calcio, contro il Liverpool, nella fase a gironi di Champions della stagione 2018/2019 ; anche in quel caso l’errore si rivelò decisivo, poiché impedì agli Azzurri di centrare la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta della massima competizione europea. Certo, in entrambi i casi furono effettuate due grandissime parate da parte di due portieri non proprio qualunque: Gigio Donnarumma da un lato e Alisson Becker dall’altro. Gli errori, però, rimangono e pesano come macigni.
Probabilmente Milik si è trovato anche un po’ vittima delle circostanze, reo di essere semplicemente l’attaccante sbagliato al momento sbagliato, carico sulle spalle di un peso troppo grande, quello di sostituire un attaccante capace di segnare 36 goal in campionato, destinato a schiacciarlo. Forse quella strada che l’avrebbe portato nell’olimpo dei grandi bomber della squadra partenopea, disseminata dalle orme ancora fresche di Gonzalo, era troppo difficile da percorrere per lui, un timido ragazzone ancora acerbo e bisognoso di fare gavetta prima di solcare palcoscenici tanto prestigiosi. Ovvio, inutile piangere sul latte versato e pensare a quella che sarebbe potuta essere una bellissima storia d’amore, se solo fosse sbocciata.
Quel che è certo, comunque, è che l’addio di Arek è diventato ancor più travagliato della sua parentesi napoletana. Il giocatore, infatti, circa due mesi fa, ha chiesto un aumento di stipendio non indifferente, arrivando quasi a pretenderlo, minacciando l’addio a parametro zero nella successiva stagione per partire in direzione Torino, sponda Juventus, incalzato da Sarri e Paratici. Ma è risaputo, caro Arek: chi troppo vuole, nulla stringe! La risposta della squadra campana non si è fatta attendere, con Gattuso
che lo ha spinto, di fatto, ai margini del progetto e la dirigenza partenopea che gli ha concesso un ultimatum: se non dovesse accettare le avances di qualunque squadra, finirà in tribuna. In più, dopo l’esonero dell’allenatore toscano dalla panchina bianconera, è stato di fatto “scaricato” dalla società juventina, vedendo il suo futuro sempre più incerto. Quindi, alla fine, il ragazzone di Tychy ha cavalcato, sì, le orme del pipita, ma non certo a suon di goal, come avrebbero sperato i tifosi azzurri, ma rischiando, anche lui, di accasarsi alla rivale storica. Così, dunque, Milik, forse, partirà, da figlio “ingrato” della tifoseria napoletana, trascinando dietro di sé un bagaglio colmo di rimpianti e di amarezza, dopo quattro anni disseminati di alti e di bassi, con quell’unica gioia regalata al popolo partenopeo del rigore decisivo siglato proprio contro la Juventus, valso la
conquista della Coca Cola Cup, nell’immediato post-lockdown.
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