Un pilota di nome Schumacher che domina un weekend di gara in F3. Dove l’abbiamo sentito prima? Ah ecco.
Siamo nel 1990, il ventunenne Michael Schumacher si accinge a vincere il titolo di F3 alla sua seconda stagione. Gli anni passano ma la storia ( che in questo caso più che mai potrebbe trasformarsi in favola ) può ripetersi.
Ebbene sì perché dopo la tripletta ‘a casa’ al Nürburgring baby Schumi si è portato a meno 3 dal leader del campionato Daniel Ticktum. Proprio come il padre nella sua seconda stagione in F3 Mick è più vicino che mai all’ambìto titolo che, oltre a consegnargli con tanto di fiocco ammesso la super licenza, lo consacrerebbe. Per quanto si possa consacrare un giovane biondo , promettente e talentuoso che di cognome fa Schumacher.
Intendiamoci, Mick è passato dal ‘corre solamente grazie al cognome‘ al ‘troviamo a questo ragazzo un sedile in F1’ nel giro di una settimana.
Privilegiato? Si, d’altronde come tanti altri figli d’arte. ( vedi Giuliano Alesi, figlio di Jean, che dei kart non ne ha voluto sapere ed è approdato in Gp3 nel team Trident , passando dalla F4 francese, a soli 16 anni. )
Frettoloso? decisamente no.
Mick infatti, grazie anche alla sua famiglia, non ha mai fatto passi più grandi di lui. Anzi , nonostante le tante opportunità che hanno bussato alla sua porta ( non prendiamoci in giro anche grazie al cognome ) è rimasto sempre cauto e attento.
Prime fra tutti, l’Academy con cui avrebbe firmato.
Massimo Rivola, direttore sportivo dell’Academy di Maranello , ha parlato così di Mick nel gennaio del 2017: “Mick Schumacher ha dimostrato di poter avere un grande talento. Lo stiamo tenendo d’occhio da tempo e la prossima stagione sportiva, in F3, la passerà a bordo di una monoposto Prema, affiancando il nostro pilota Guan Yu Zhou. Per cui potrà assaggiare l’aria che si respira a Maranello. Di certo non c’è solo la Mercedes che ha interesse nel ragazzo. La scelta sta a lui. Se decidesse di venire in Ferrari, troverà un tappeto rosso ad accoglierlo”. Il volere della Ferrari era quello di allevarlo e svezzarlo a Maranello, ma Mick ha deciso di intraprendere un percorso diverso. Un percorso con le frecce d’argento (Mercedes) che lo ha portato a diventare brand ambassador del team tedesco per la sua prima stagione in F3 e recentemente lo ha visto protagonista di un test day a bordo di una Mercedes DTM. Nonostante il volere iniziale del team tedesco fosse quello di far provare a Mick la stessa DTM guidata dal papà Michael nei campionati del 90’ e del 91’, il giovane diciannove ha parlato così dell’esperienza ai media : “Mi sono divertito molto, è stata un’esperienza molto utile”.
Tornando a noi, per i seguaci del cosiddetto credo ‘maranelliano’ il mancato matrimonio tra il giovane tedesco e l’academy del team italiano è stato duro da digerire ma ‘la speranza è l’ultima a morire’. Mick infatti dopo aver consegnato a Raikkonen il trofeo Pirelli per la pole di Monza, intervistato dalla Rai ha detto ciò che forse i Tifosi aspettavano dal primo momento che lo hanno visto competere su una monoposto : “Sono felice di essere qui in questo clima di festa per le monoposto rosse. In futuro mi piacerebbe diventare un pilota della Ferrari, sarebbe un sogno”. Non è un segreto infatti che i Tifosi lo vorrebbero vedere come ambasciatore del ‘ferrarismo’ (più che come brand ambassador Mercedes).
Insomma per Baby Schumi tutte le porte sono aperte e molte di queste lo porterebbero a vestire di rosso. Le opportunità ci sono, il talento come l’intelligenza c’è. Nessuno nega infatti che Ferrari sia il team più importante nella storia della F1 ma è da stupidi negare la forza che il team anglotedesco ha dimostrato nell’era ibrida.
Le statistiche parlano chiaro; possono piacere o meno ma esistono. Nei primi due anni della cosiddetta nuova ‘era’ le frecce d’argento hanno vinto 43 GP sui 50 disputati, come nemmeno la rossa di papà Schumi tra il 2002 e il 2004.
Quindi lasciamo Mick crescere libero di vincere come di sbagliare, al fianco di Mercedes o Ferrari che sia. Chissà che poi il cerchio in un modo o nell’altro si potrà chiudere.
Molti dimenticano infatti che Mercedes, oltre ad essere l’ultimo team con cui Michael garreggiò in F1, è stata anche determinante per la sua entrata; è Mercedes infatti che ha venduto il sette volte campione del mondo ( per ben 150 000 dollari ) al team Jordan nel 1991, anno del debutto poi passato quasi interamente a bordo della Benetton.
Ora, credere che Mick possa debuttare in F1 un anno dopo essersi laureato campione F3 ( se mai lo diverrà ) è dura e alquanto inverosimile per vari motivi. Con un mercato piloti estivo alquanto sorprendente che ha visto l’australiano Ricciardo in Renault e la promozione di Gasly in Red Bull, l’unica possibilità di Mick sarebbe quella di aggiudicarsi un sedile ToroRosso diventando così presumibilmente il compagno di squadra di un Kvyat che dopo un anno di assenza tornerebbe in F1. I contendenti al sedile però sono tanti, dall’orfano di scuderia per il 2019 Esteban Ocon a Sébastien Buemi passando per Stoffel Vandoorne; e come se non bastasse Helmut Marko ha recentemente parlato ai media affermando di non aver avuto alcun tipo di contatto con l’entourage del tedesco.
Dove vedremo quindi baby Schumi nel 2019? La F2 è la categoria più quotata, con un occhio di riguardo alla nuova F3 che diventerà una categoria di supporto alla F1 fondendosi con la Gp3.
Team? ART Grand Prix, grazie ai buoni rapporti della famiglia Schumacher con Nicolas Todt, co-proprietario del team nonché figlio di Jean Todt (presidente della FIA e grande amico di papà Michael).
Forse quindi non vedremo Mick in F1 nel 2019, coerentemente anche con quelle che sono state le sue scelte e il suo percorso, graduale e mai affrettato. Noi però lo aspettiamo perché si sa, allo sport le favole ( e non i fischi, riferimenti a Monza puramente casuali ) non bastano mai.
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