Tennis

Mark Edmondson: da lavavetri a campione dell’Australian Open

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In una celebre canzone del 2003 Antonello Venditti cantava: “ che fantastica storia è la vita “. Si è proprio vero la vita è fantastica ed è una storia, offre storie tutte da raccontare e che fanno emozionare. Nella canzone il cantautore romano racconta alcune storie di vita di persone considerate spacciate, che invece ci hanno creduto e hanno realizzato il proprio sogno. Proprio come ha fatto Mark Edmondson, una storia di tennis, di sport, ma soprattutto di vita, tutta da raccontare e con cui è difficile non emozionarsi. Mark è un ragazzo australiano nato il 24 Giugno 1954 a Gosford, città del nuovo Galles del sud a 80 Km da Sydney. Fisico massiccio, capelli lunghi e ricci, basettoni e lunghi baffi; insomma un ragazzo in linea con lo stile del tempo. Il suo sogno nel cassetto fin da bambino è quello di diventare un giocatore di tennis professionista. Il tennis si sa non è uno sport in cui una società ti acquista e paga tutto per te, anzi finche non si diventa forti i costi da sostenere per partecipare ai tornei e giocare ad alto livello sono molto elevati. Edmondson purtroppo non è ricco di famiglia, dunque le disponibilità economiche per partecipare ai tornei sono quelle che sono. In più i risultati all’inizio faticano ad arrivare e tutto si fa più complicato, gli sforzi si raddoppiano. Ma nonostante tutto ciò Mark non si arrende e ha in testa solo l’idea di diventare un tennista tra i migliori al mondo, sognando un giorno di giocare l’Australian Open e chissà magari vincerlo. Utopia penserete, ma chissà quanto volte lo avrà pensato pure lui. Però come si suol dire sognare non costa nulla oppure la speranza è l’ultima a morire. Nel frattempo nei buchi tra i vari allenamenti, tra un torneo e un altro, Mark decide di trovarsi un occupazione per guadagnare soldi da investire nelle iscrizioni dei vari tornei a cui partecipava. Infatti il ragazzo australiano incomincia a lavorare come addetto alle pulizie e lavavetri dell’ospedale in cui lavorava la sorella.

Arriviamo così all’anno magico da cui poi inizia tutto, ovvero il 1976. Mark in quell’anno partecipa ad un torneo in Tasmania, lo vince e questo gli permette di realizzare uno dei sogni della sua vita. Ovvero grazie a questa vittoria il tennista australiano potrà finalmente partecipare agli Australian Open 1976. La Sessantaquattresima edizione dello slam australiano, che ai tempi non si giocava su cemento ma sull’erba del Kooyong Stadium di Melbourne. Il torneo più importante d’Australia, uno dei più importanti al mondo, che quell’anno si giocò tra il 26 Dicembre 1975 e il 4 Gennaio 1976. Ciò significava per Edmondson poter giocare contro i migliori tennisti del mondo, seppur alcuni dei più forti come Borg o Connors decisero quell’anno di non partecipare. Decisione soprattutto legata alla lontananza del torneo dall’Europa e ad un prize money di 7.500 dollari complessivo, molto basso se confrontato con tanti altri tornei dell’epoca. Ma nonostante ciò i campioni di certo non mancavano. A partire dall’ espertissimo Rosewall, 42 anni e 4 volte vincitore del torneo, e John Newcombe, campione in carica. E poi c’era Mark Edmondson, che si presentava al torneo da n.212 del mondo e considerato quasi da nessuno a livello mediatico. Prima di parlare della grandissima cavalcata al torneo, una curiosità interessante. Pensate infatti che per la sua bassa classifica e le sue ridotte possibilità economiche, Mark non alloggiava durante il torneo come tutti i tennisti al Melbourne Hilton. Per tutto il periodo dello slam australiano fu infatti ospite a casa di un suo amico, abitazione distante 1h di tram dai campi da gioco.

Finalmente inizia il torneo così e il debutto per Mark Edmondson è davvero di quelli convincenti. Dopo essere stato sotto di un set contro il tennista austriaco Feigl, riesce a ribaltare la situazione imponendosi al quinto set. Ciò già sembrava un’ impresa e il suo torneo Mark lo aveva già vinto, anche perché il turno dopo avrebbe dovuto affrontare Phil Dent. Fortissimo e temutissimo tennista americano, testa di serie n.5 del torneo e uno dei favoriti per la vittoria finale. Serviva un’impresa titanica e ciò accadde. Infatti a sorpresa Edmondson batte lo statunitense in quattro set, approdando dunque agli ottavi di finale. Agli ottavi l’australiano troverà un avversario difficile da affrontare, ma di sicuro più abbordabile dell’americano. Stiamo parlando del neozelandese Braian Fairlie, che rappresentava dunque per Mark un po’ la prova del nove dopo il grande exploit. Si sa che dopo una grande impresa è sempre complicatissimo confermare il grande risultato. Ma a Edmondson il braccio non trema, dopo aver perso il primo set rimonta e porta a casa il match. L’australiano così si trova sorprendentemente ai quarti, in cui affronterà Richard Crealy. Anche in questo caso Edmondson esce vincitore dal match facilmente in tre set, approdando in semifinale. Lo scoglio da superare sembra ora davvero insormontabile, ovvero il favorito n.1 Rosewall 4 volte campione del torneo. Tant’è che anche i media sminuiscono Edmondson, dicendo che le sue sassate di servizio e il suo fisico imponente non potranno contrastare la classe e l’eleganza dell’avversario. Eppure anche stavolta l’australiano azzittì tutti e uscì vincitore anche da questa battaglia in 4 set. Mark è in finale e ha l’occasione di diventare il giocatore con il più basso ranking, n.212, ad essere campione di uno slam nella storia del tennis. L’ultimo ostacolo era rappresentato dal connazionale e idolo di casa Newcombe, alla ricerca del suo terzo titolo a Melbourne. Come per la semifinale tutti davano per spacciato l’australiano n.212 al mondo, addirittura il suo rivale prima della finale dichiarò: “ Giocheremo in un impianto troppo grande per un giocatore di così bassa classifica “. Arriva così il grande giorno, il giorno della finale. Il sole splendeva sul Kooyong stadium di Melbourne, ma tirava anche un vento fortissimo. Folate improvvise e molto forti, che infatti costrinsero l’arbitro a sospendere il match per trenta minuti. Il primo set è super lottato e si chiude solo al tiebreak, vinto dall’idolo di casa Newcombe. Ecco a maggior ragione dopo la vittoria del primo set, l’esito di questa finale sembra scontato. Invece Mark Edmondson reagisce e porta a casa il secondo set 6-3. Poi altra fantastica lotta nel terzo set, ma stavolta è Edmondson ha spuntarla per 7-6. Il tennista australiano da tutti dato per spacciato è ad un solo set da un’impresa stratosferica. L’ultimo set è senza storia, Newcombe non sa più cosa fa fare e si lascia travolgere dalle sassate di servizio e dai continui serve and volley di Edmndson. Arriviamo così al match point, Mark serve, Newcombe prova a rispondere alzando uno strano pallonetto. La pallina sembra superare la rete, Edmondson è lì pronto per schiacciarla, ma non c’è bisogno. La rete ferma la pallina, l’arbitro dice: “ Game, set and match Edmondson “. È finita. Mark Edmondson numero 212 del mondo è campione dell’Australian Open 1976. Tutti sono increduli e lo stesso tennista australiano è emozionatissimo. Tant’è che quando gli viene consegnata la coppa, gli scappa dalle mani e cade sull’erba del campo. Lui così si lascia andare ad uno Shit, tra le risate generali del pubblico. Già questo fa capire l’umiltà e la semplicità del personaggio. Chissà quante volte mentre puliva i vetri dell’ospedale avrà sognato questo momento, lui con la coppa dell’ Australian Open in mano. Un sogno che è diventato realtà. Che fantastica storia è la vita !

     

Simone Caravano
Simone Caravano 22 anni, laureato in Scienze delle Comunicazioni presso l'università degli studi di Pavia. Attualmente studente della laurea magistrale in giornalismo dell'università di Genova. Credo che lo sport sia un mondo tutto da scoprire e da raccontare, perché offre storie uniche ed emozionanti. Allora quale modo migliore esiste per fare ciò, se non attraverso la scrittura.

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