“Il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla sua superficie alare. Ma il calabrone non lo sa… E perciò continua a volare” sosteneva il pioniere dell’aviazione sovietica Igor Sikorsky all’inizio del Novecento.
Ed è impossibile contraddirlo vedendo Ivan Provedel avventarsi sul pallone al minuto 95 di Lazio-Atletico Madrid e centrare un pareggio ormai insperato. Perché Ivan Provedel non è un centravanti consumato che conosce i campi della Champions League alla perfezione, ma un portiere all’esordio sul principale palcoscenico mondiale davanti a una folla incredula che riempie ogni fila dello Stadio Olimpico di Roma.
Vuoi la forza della disperazione, vuoi un pizzico di pazzia e di impavidità necessaria per poter svolgere il ruolo di numero 1, vuoi per l’amore non corrisposto verso il gioco del Cholo Simeone (con caressiana benedizione), l’estremo difensore biancoceleste ha imparato a volare anche se non lo sa.
Lo stacco di Provedel contro l’Atletico Madrid
Chi lo sa è Marco Amelia, campione del mondo 2006 senza mai scendere in campo e soprattutto portiere del Livorno approdato a sorpresa in Europa complice anche gli esiti della turbolenta estate di Calciopoli. Nessuno pensava di giungere a quel livello e tanto meno a giocarsi un posto negli ottavi di finale di Coppa Uefa allo Stadio Partizan di Belgrado, una vera e propria bolgia in mezzo alla Serbia.
I granata di Daniele Arrrigoni hanno perso il primo match del girone A in casa con i Rangers Glasgow per 3-2 e la partita contro il Partizan Belgrado è già da dentro o fuori. Cristiano Lucarelli e compagni resistono per settantuno minuti in mezzo a un clima gelido, mostrando anche qualche sprazzo di bel gioco, però una distrazione difensiva favorisce Nenad Mirosavljević che insacca senza problemi.
Sembra l’inizio della fine, il colpo d’ala della legge di Murphy che consente all’attaccante serbo di diventare un giustiziere inconsapevole, destinato ad entrare in campo nonostante partisse inizialmente dalla panchina. Sembra che non ci sia speranza, ma il calabrone non può volare, ma non lui non lo sa e lo fa comunque. E ciò accade al minuto 81 quando Dario Passoni si prepara a tirare una punizione dalla sinistra.
La palla spiove in area e all’improvviso compare dal nulla un uomo vestito di giallo, un personaggio che non dovrebbe trovarsi lì, ma che decide di andare contro il volere di compagni e allenatore, giocandosi il tutto per tutto. Quella figura è Marco Amelia che anticipa i difensori avversari e insacca di testa alle spalle di Ivica Kralj. E’ l’apoteosi, in molti fanno fatica a capire cosa è successo, ma tutto è calcolato come spiegato dallo stesso Amelia a Gianlucadimarzio.com.
“Non faccio mai le cose in modo avventato o irresponsabile. In quel caso era un rischio calcolato. Nessuno voleva che andassi a saltare in area, perché era troppo presto: non eravamo neanche nel recupero. Ma il mio sesto senso mi diceva che era l’occasione buona per aiutare la squadra a fare gol. Sapete tutti com’è andata a finire…“.
Quel momento rimarrà nella storia del calcio italiano e non solo e regalerà al Livorno il passaggio del turno, ma anche la possibilità di affrontare l’Espanyol ai sedicesimi di finale. Amelia non segnerà più, ma questo basterà per anticipare quanto compirà Provedel.
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