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Marcello Fiasconaro, il record di un rugbista prestato all’atletica

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Accedendo sugli spalti dell’Arena Civica di Milano sembra di trovarsi di fronte a un vecchio gigante addormentato, una struttura quasi anacronistica che sa molto di epoca napoleonica e ormai troppo poco di atletica leggera. Eppure è necessario fare uno sforzo, tornare indietro nel tempo di mezzo secolo e pensare quegli spalti gremiti di migliaia di tifosi festanti, giunti per l’occasione per vedere correre un rugbista proveniente dal Sudafrica, ma con le origini chiaramente italiane. Il suo nome è Marcello Fiasconaro e questa è la storia del record del mondo degli 800 metri.

Marcello Fiasconaro: il rugby e il Sudafrica

Definire Marcello Fiasconaro come un “guascone” è probabilmente riduttivo visto che ci troviamo di fronte a un ragazzo di 1,85 metri per 74 chilogrammi, tanto espansivo quanto al tempo stesso fragile così come il suo fisico. Dotato di una grande falcata e da affascinanti baffi a manubrio come tipico per l’epoca, Marcello nasce a Città del Capo il 19 luglio 1949 dalla signora Mabel Marie, di origini belghe, e da Gregorio Fiasconaro, musicista siciliano deportato in Sudafrica dall’esercito britannico nel corso della Seconda Guerra Mondiale e divenuto ben presto uno dei principali compositori del paese africano.

Marcello Fiasconaro impegnato sui 400 metri © FIDAL

Come spesso accade nel Secondo Dopoguerra, uscito dal carcere Gregorio si innamora di una ragazza del posto e decide di rimanere nel paese che corona il proprio sogno d’amore proprio con la nascita di Marcello, cresciuto a pane e rugby come capita spesso nella terra di Nelson Mandela militando fra le fila del Western Province. Nel corso di alcuni test atletici, Fiasconaro viene però notato dall’ex lanciatore Carmelo Rado che puntualmente segnala quel ragazzo che corre molto di spalle, quasi a voler sottolineare la sua provenienza dalla palla ovale.

Il talento c’è, l’Italia dopotutto ha bisogno di un mezzofondista da affiancare a Franco Arese ed ecco quindi che il Bel Paese entra a pieno titolo nella vita di Marcello che inizia ad affrontare su ottimi livelli i 400 metri e ottiene nel 1970 il passaporto tricolore vestendo così subito la maglia azzurra.

Gli Europei 1971, il record mondiale dei 400 indoor e l’Olimpiade mancata

La prima grande chance in azzurro arriva agli Europei in programma a Helsinki, in Finlandia. Dopotutto la competizione continentale appare come il principale appuntamento a livello internazionale dopo le Olimpiadi, considerata l’assenza dei Mondiali. Fiasconaro ha l’opportunità di centrare subito il titolo sul giro, eppure viene bloccato dalla tattica imposta dagli allenatori che gli dicono di seguire pedissequamente il polacco Jan Werner, favorito dalla vigilia.

L’azzurro rispetta quanto gli viene detto, ma viene beffato a sorpresa dallo scozzese David Jenkins, in grado di fermare il cronometro in 45”45, soltanto quattro centesimi meglio di Fiasconaro. Il mezzofondista tricolore non si lascia intimorire dal risultato e offre un ottimo contributo nella staffetta 4×400 metri che chiude con un bronzo.

Marcello Fiasconaro si mette al collo la medaglia di bronzo nella staffetta 4×400 metri insieme a Lorenzo Cellerino, Giacomo Puosi e Sergio Bello © Wikipedia

Ieri come oggi, la pressione imposta da media e tifosi è spesso eccessiva, tanto da sfiancare pure un ragazzone come Marcello. Ormai tutti si aspettano da lui grandi cose, ma soprattutto un exploit alle Olimpiadi in arrivo a Monaco nel 1972. Il carico si fa sentire anche sulle spalle possenti del campione di origine siciliana che punta lui stesso a far bene nella rassegna a cinque cerchi, quasi si tratti di una promessa da mantenere al cospetto dei propri fan.

Le cose sembrano mettersi per il verso giusto già in inverno con Marcello che mette la zampata firmando il nuovo record del mondo sui 400 metri indoor in 46”1 il 15 marzo a Genova, ma il destino ha in serbo un brutto tiro mancino. Sul più bello, proprio in vista della rassegna olimpica, Fiasconaro inizia a soffrire di un problema al piede che lo martorierà per buona parte della sua carriera costringendolo a saltare l’importante appuntamento e entrando in un tunnel di sofferenza fisica e psicologica difficile da uscirne.

L’inverno 1973 e la rinascita di Fiasconaro

In molti pensano che per lo scattante sudafricano tesserato per il CUS Torino sia ormai finita, eppure un colpo di coda della sorte arriva proprio nell’inverno 1973, quando nell’area meridionale del continente africano il caldo la fa da padrona e le corse di atletica fioccano. Marcello è scatenato e le notizie che giungono dal paese sono strabilianti: dal 20 febbraio al 27 aprile disputa 22 gare, di cui 13 sugli 800 battendo a spron battuto il record italiano della specialità: 1’46”4 il 26 marzo, 1’46”3 il 7 aprile, 1’45”2 il 22 aprile e 1’44”7 il 27 aprile. Al rientro nella penisola la stanchezza inizia a mostrare i primi segni, tuttavia c’è ancora tempo per battere a Parigi l’argento olimpico di Monaco, il sovietico Yevhen Arzhanov, fermando il cronometro il 27 maggio in 1’45”9.

Fiasconaro appare però sazio, quasi avesse fatto un’indigestione di record, quasi che la nostalgia della sua Africa si faccia sentire. Quando si trova a Formia agli ordini del professor Carlo Vittori appare spento, quasi si trovasse in carcere; quando invece si trasferisce oltre il Tropico del Capricorno rinasce e torna ad essere l’atleta che tutti hanno conosciuto.

Marcello Fiasconaro impegnato all’Arena a battere il record del mondo degli 800 metri © FIDAL

La medesima situazione emerge nuovamente ad Helsinki per un triangolare fra Italia, Kenia e Finlandia in programma il 18 giugno. Marcello è spento, ha le gambe molli e la testa da un’altra parte. Chiude i 400 in 46”6 al sesto posto, ma viene bersagliato pesantemente dalla stampa e non solo, quasi fosse un peccato mortale sbagliare una gara. Marcello è fragile, corre in albergo e chiede immediatamente una telefonata internazionale con il suo allenatore Stewart Banner che dal Sudafrica lo scuote e gli consente di vincere il giorno successivo gli 800 in 1’46”3 e di offrire nuovamente un ottimo contributo alla staffetta 4×400 metri.

Il magico mercoledì all’Arena e quel record da far perdere la testa

Pensare a un nuovo record del mondo è quindi pura follia, nessuno se l’aspetta e tanto meno lo si attende la sera del 27 giugno all’Arena Civica di Milano dove è in programma un incontro fra Italia e Cecoslovacchia. Nonostante ci sia la semifinale di Coppa Italia fra Milan e Napoli, Marcello è un vero e proprio trascinatore e basta il suo nome per riempire l’infrastruttura meneghina di quasi 20.000 spettatori.

Gli auspici sono buoni: il giorno precedente ha infatti battuto il ceco Miroslav Tulis sui 400 e l’inserimento del tartan al posto del vecchio rubkor sembrano andar a genio a Fiasconaro che però, dopo un leggero pranzo, quel pomeriggio del 27 giugno riscontra un forte mal di testa. Non proprio le condizioni ideali per chi vuol attentare al primato mondiale.

Quel malessere non tende a placarsi e alle 22.20, con un ritardo di venti minuti sul programma iniziale, Fiasconaro affronta tutto d’un fiato la sfida con Jozef Plachy, già argento agli Europei 1969 e oro agli Euroindoor 1972. L’azzurro parte dalla prima corsia e pone le basi per il suo trionfo nei primi 300 metri percorsi in corsia con una media di 25”5 ogni 200 metri. A metà del secondo giro la situazione è ancora tutta da decidere, Plachy attende un probabile crollo di Fiasconaro, eppure l’azzurro vola e taglia il traguardo meneghino in 1’43”7 migliorando il record di sei decimi.

All’Arena è il finimondo, i fan invadono la pista a celebrare il proprio campione che, piegato sulle gambe e le mani fra i capelli ricci, non riesce a placare il suo forte mal di testa. Le pulsazioni sono a 96 e la fame è tanta, tanto da farsi riportare immediatamente in albergo dove lo attendono spaghetti, prosciutto e melone, filetto e mezzo chilo di frutta.

In preda alla frenesia il giornalista della Gazzetta dello Sport Oscar Eleni fa bloccare la stampa del quotidiano, ormai già pronto per entrare nelle rotatrici e rivoluziona la prima pagina con articoli dettati a braccio. E’ la notte dell’atletica italiana, la notte di Marcello Fiasconaro che non rivivrà mai più un momento così magico nel corso della sua carriera.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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