Ciclismo

L’ultimo decennio della Milano-Sanremo

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La pandemia del Covid-19 che sta paralizzando il mondo ha inevitabilmente risvolti anche sullo sport. L’edizione numero 111 della Milano-Sanremo, inizialmente in programma per oggi, sabato 21 marzo, è stata rinviata a data da destinarsi (probabilmente in autunno).

Per colmare questo vuoto di sport durante la quarantena, riviviamo le ultime dieci edizioni della Classicissima di Primavera. Ad ogni edizione sarà associato un punto chiave del percorso storico della prima Monumento della stagione.

Milano (partenza) – 2010, vincitore: Oscar Freire

La partenza del nostro viaggio è ovviamente situata a Milano, più precisamente in via della Chiesa Rossa.


Nel nostro viaggio ideale torniamo indietro alla prima edizione del decennio, quella del 2010. Alla vigilia i pronostici sono per Tom Boonen e Edvald Boasson Hagen, senza dimenticare gli italiani Pozzato, Bennati e Petacchi. Mark Cavendish è il campione in carica.

Diversi attacchi nella fase centrale della corsa, tutti però annullati prima di imboccare la salita della Cipressa. In discesa a provarci è il francese della FDJ Yohann Offredo ma anche questo tentativo non va a buon fine.

Sul Poggio nessuno riesce a fare la differenza ma al termine della successiva discesa, tentano l’allungo Nibali e il campione italiano Pozzato. I due italiani vengono ripresi prima dell’ultimo chilometro con il gruppo che si prepara alla volata.

Bennati parte in testa ma nulla può contro lo strapotere di Oscar Freire (Rabobank) che conquista la Milano-Sanremo per la terza volta dopo il 2004 e il 2007. Secondo Tom Boonen, terzo Alessandro Petacchi. Quarto il giovane Sacha Modolo.

Passo del Turchino – 2011, vincitore: Matthew Goss

Dopo oltre 100km di pianura si affronta la prima asperità di giornata: il passo del Turchino (2.7 km al 5.6% di pendenza media), un vero e proprio spartiacque dal punto di vista geografico. Dopo la vetta si scollina e si scende verso il mare per iniziare l’avvicinamento a Sanremo lungo la Riviera Ligure.


Siamo all’edizione 2011. Diverse cadute nella fase centrale della corsa lasciano attardati alcuni dei favoriti come Hushovd e Freire che tenteranno poi invano il recupero. In discesa dalla Cipressa attaccano i francesi Chainel e Offredo seguiti da Greg Van Avermaet e Stuart O’Grady. Dietro gran numero di Michele Scarponi che riesce a rientrare nel gruppo dei migliori.

All’inizio del Poggio scatto di Vincenzo Nibali che riesce a portar via un gruppetto all’inseguimento di Van Avermaet, ripreso poi ai -2.5km dal traguardo. A giocarsi il successo ci sono nomi pesanti tra i quali due ex vincitori (Pozzato e Cancellara), un ex iridato (Ballan) e Philippe Gilbert.

Fase di studio e prove di attacchi per evitare la volata dove sulla carta il favorito è Goss. Lancia lo sprint Michele Scarponi, ma come previsto a spuntarla è l’uomo più veloce, Matthew Goss, solitamente ultimo uomo di Cavendish.

E’ il primo successo per un corridore australiano. Chiude secondo Fabian Cancellara, terzo Philippe Gilbert che sarà poi autore di una campagna delle Ardenne da sogno.

Le Manie – 2012, vincitore: Simon Gerrans

Dopo il Turchino è la volta della salita dell’altopiano de Le Manie (4.7 km, con pendenza media del 6,7% e massima dell’11%) che dal 2008 al 2014 ha rappresentato una difficoltà in più per gli sprinter e un’occasione per le formazioni degli attaccanti per creare corsa dura.


Nel 2012 il favorito numero uno è il campione del mondo Mark Cavendish che però perde contatto dal gruppo proprio sulla salite de Le Manie non riuscendo più a rientrare. Sulla Cipressa si avvantaggiano Vila e Hoogerland mentre è la Liquigas in testa al gruppo a lavorare per Nibali e Sagan.

Come nel 2010 e nel 2011 sul Poggio è Vincenzo Nibali ad attaccare, seguito da Simon Gerrans e Fabian Cancellara. Sia in discesa che una volta tornati sulla via Aurelia, il comando delle operazioni è preso dalla locomotiva svizzera che non riceve cambi ma grazie alle sue straordinarie doti da cronoman riesce a mantenere il vantaggio sugli inseguitori.

I tre davanti iniziano a guardarsi mentre da dietro si avvicina un gruppetto tra cui uomini veloci come Freire, Sagan (che sta a ruota avendo un compagno davanti) e Degenkolb. Cancellara lancia lo sprint ma si deve accontentare nuovamente del secondo posto. A vincere è Simon Gerrans, australiano della Orica-GreenEdge. Terzo Vincenzo Nibali, quarto Sagan che vince la volata degli inseguitori.

Chi ne esce sconfitta è la Liquigas che ha provato a giocare su due fronti per poi risultare vittima della sua stessa tattica.

Capo Mele – 2013, vincitore: Gerard Ciolek

Superata Laigueglia inizia la serie di tre brevi salite in successione che solitamente contribuiscono ad accendere la miccia nel gruppo. Capo Mele è la prima, con il suo km di lunghezza al 5% di pendenza media. Solitamente non accade nulla di clamoroso ma i corridori iniziano a testare le proprie sensazioni.


L’edizione 2013 sarà ricordata nella storia per essere stata interrotta a causa del maltempo (neve sul Passo del Turchino). Furono cronometrati i distacchi a Ovada ai piedi della salita e dopo il trasferimento in pullman ad Arenzano la corsa potè ripartire. Molti corridori in principio di ipotermia, qualcuno costretto al ritiro. Una giornata epica.

Dopo la ripartenza si procede regolarmente con i fuggitivi che si vedono ridurre a poco a poco il vantaggio fino ad essere ripresi attorno ai -30 km dal traguardo. Sulla discesa della Cipressa attacco di Chavanel, Stannard e Vorganov che raggiungono il mezzo minuto di vantaggio. Sul Poggio si muovono Sagan, Paolini, Ciolek e Cancellara che vanno all’inseguimento di Chavanel e Stannard.

Si forma un gruppetto di 6 corridori che si gioca la vittoria sul lungomare Italo Calvino ormai illuminato dai fari. Ai 200 metri parte Sagan che sembra poter vincere ma negli ultimi metri è a sorpresa Gerard Ciolek ad avere la meglio. Un successo storico, il primo per una formazione africana, la MTN Qhubeka. Ancora una volta beffato in volata Cancellara, al terzo podio di fila.

Per il terzo anno consecutivo è un outsider a vincere la Classicissima, segno che davvero si tratta di una corsa pazza, aperta a qualsiasi scenario in cui non vince solo il più forte ma anche il più fortunato.

Capo Cervo – 2014, vincitore: Alexander Kristoff

Eccoci sul secondo dei “capi”, ovvero Capo Cervo. Ascesa di 1.6 km con pendenza del 3.1%. Chi con fatica è rimasto in gruppo ora è atteso ad una ulteriore prova per capire se c’è ancora benzina nelle proprie gambe. Al traguardo mancano più di 40 km e le vere difficoltà non sono ancora state affrontate.


Siamo all’edizione del 2014, i favori del pronostico si dividono come di consueto tra i velocisti puri capitanati da Mark Cavendish e Andrè Greipel, gli specialisti delle classiche come Philippe Gilbert e Fabian Cancellara e infine uomini veloci in grado di tenere il passo sulle salite: due nomi su tutti Peter Sagan e John Degenkolb.

Giornata caratterizzata dal maltempo, con pioggia e asfalto bagnato fin sul traguardo. Ripresa la fuga solamente sulla Cipressa, partono i primi attacchi dei big tra i quali Sagan e Vincenzo Nibali con quest’ultimo che riesce ad accumulare oltre 40 secondi sul gruppo prima di essere inesorabilmente recuperato sul Poggio dove si registra la foratura di Degenkolb. Una volta tornati sulla Via Aurelia è Sonny Colbrelli a provare un attacco ma senza troppa convinzione.

Si va verso la volata con un gruppo di circa 30 elementi, il primo a partire è Van Avermaet seguito da Modolo e Cavendish che però partono troppo lunghi e cedono il passo ad Alexander Kristoff. Il norvegese della Katusha finalizza un gran lavoro dei suoi compagni nel finale e vince la Classicissima davanti a Cancellara (quarto podio consecutivo) e a Ben Swift. Anche la Norvegia iscrive così il proprio nome nell’albo d’oro del “mondiale di primavera”.

Capo Berta – 2015, vincitore: John Degenkolb

Capo Berta è il più duro dei capi con la sua pendenza media al 7%. Inutile nascondersi, chi non ne ha qui può dire addio ai sogni di gloria. Raggiunta la vetta siamo a circa 30km dall’arrivo e da ora in poi non si scherza più.


Nel 2015 la novità principale è rappresentata dall’arrivo. Si torna in via Roma e non più sul lungomare Italo Calvino. Tra i favoriti della vigilia uomini veloci come il campione in carica Alexander Kristoff, Peter Sagan, John Degenkolb e corridori più adatti ad attacco da lontano come Greg Van Avermaet e il campione del mondo Michal Kwiatkowski.

La fuga di 11 corridori viene annullata prima della Cipressa dove si registrano diversi attacchi che tagliano fuori i velocisti puri. Nel tratto di via Aurelia che porta dalla Cipressa al Poggio allungano Daniel Oss e Geraint Thomas, due passistoni che in pianura possono fare male a tutti. E infatti i due arrivano ad accumulare un vantaggio di circa 20″ prima di essere ripresi sull’ultima salita di giornata.

Si arriva dunque in via Roma con il gruppo dei migliori compatto. Kristoff lancia lo sprint e sembra involato verso il bis ma negli ultimi metri si pianta e viene sopravanzato da John Degenkolb, che vince così la sua prima classica monumento a cui farà seguito poche settimane dopo la Parigi-Roubaix.

Completa il podio Michael Matthews. Quarto Peter Sagan, che paga una pessima posizione di partenza. Quinto è a sorpresa il 21enne Niccolò Bonifazio, protagonista nello sprint finale e per qualche secondo capace di illudere i tifosi italiani.

Cipressa (salita di Costa Rainera) – 2016, vincitore: Arnaud Demare

La tensione inizia a salire, in gruppo c’è sempre più nervosismo e le formazioni dei big cercano di portare in testa i propri capitani. E’ il momento della Cipressa: 5.6 km (pendenza media del 4.1% e massima del 9%) che possono segnare le sorti della corsa.


Siamo all’edizione 2016, una delle più controverse della storia recente. Il favorito principale secondo i bookmakers è Peter Sagan, a caccia della sua prima monumento dopo la consacrazione iridata. Tra i volti nuovi però spicca quello di Fernando Gaviria, velocista della Etixx che nonostante la giovane età sembra già in grado di competere per il bersaglio grosso.

La fuga arriva anche ad oltre 8 minuti e nell’inseguimento in gruppo si verificano diverse cadute. I fuggitivi verranno ripresi sulla Cipressa dove si avvantaggiano Giovanni Visconti e Ian Stannard a cui poi si aggiungono Oss, Sabatini e Montaguti, ma anche questo tentativo non va a buon fine. Si arriva sul Poggio dove scatta Kwiatkowski inseguito in discesa da Nibali e Sagan. Ci provano anche Cancellara e Trentin ma senza successo.

Arrivano una trentina di corridori sul rettilineo finale, Gaviria si distrae e cade ai -300 dal traguardo coinvolgendo anche Sagan e Cancellara. Lancia la volata Jurgen Roelandts seguito da Bouhanni che sembra avere lo spunto giusto ma pasticcia con il cambio. Ne approfitta Arnaud Demare che trionfa a braccia alzate.

Polemiche dopo il traguardo nei confronti del francese accusato da un paio di corridori italiani di essersi attaccato all’ammiraglia per rientrare in gruppo. Spunta anche un’immagine del presunto fattaccio ma non è chiaro se si tratta di Demare o di un altro corridore della FDJ. Nulla di fatto, il francese è confermato vincitore.

Poggio di Sanremo – 2017, vincitore: Michal Kwiatkowski

Dopo un breve tratto sulla via Aurelia tocca all’ultima difficoltà altimetrica della giornata. A poco meno di 10 km dal traguardo si imbocca la salita del Poggio: 3,6 km, con pendenza media del 3,8% e massima dell’8% trampolino di lancio ideale per chi vuole evitare l’arrivo a ranghi compatti. Fu inserito nel 1960 per spezzare l’egemonia del velocisti stranieri che dominarono in quel periodo.


Nel 2017 la gara è ingessata fino al Poggio quando a rompere gli indugi è Peter Sagan che in maglia di campione del mondo vuole finalmente togliersi la maledizione Sanremo e decide di non aspettare la volata. Lo seguono Michal Kwiatkowski e Julian Alaphilippe. Il terzetto di assoluto valore guadagna anche in discesa, saranno loro a giocarsi la vittoria.

Lo slovacco della Bora è sulla carta il più veloce e gli altri due non concedono un cambio. Anzi, furbescamente Kwiatkowski lascia qualche metro di vantaggio ai -300. Sagan è costretto a partire ma anche questa volta la Sanremo non s’à da fare, Kwiatkowski rimonta negli ultimi metri e trionfa. Terzo Alaphilippe.

Dopo 3 anni di volate di gruppo, il Poggio torna ad essere decisivo e premia gli attaccanti. Un finale ad alta tensione con il duello tra gli ultimi due iridati a rendere ancora più prestigioso l’arrivo di Via Roma.

Discesa Poggio/Via Aurelia – 2018, vincitore: Vincenzo Nibali

Terminata l’ascesa del Poggio c’è ancora un ultimo tentativo per i non velocisti. La discesa infatti è molto tecnica e insidiosa, per veri specialisti. Chi è disposto a rischiare può accumulare vantaggio a sufficienza per arrivare da solo al traguardo. Il tratto di Via Aurelia in piano però può risultare fatale, con il gruppo che insegue a tutta velocità. Se dopo quasi 300 km ci sono ancora le gambe è il momento di spingere a tutta.

Passiamo al 2018, edizione indimenticabile per i colori azzurri. Sulla Cipressa ritmo forsennato del Team Sky, a farne le spese è soprattutto Marcel Kittel, uno dei favoriti in caso di volata di gruppo.

Sul Poggio Nibali si fa vedere nelle prime posizioni e prepara un attacco che arriva poi puntuale. Allo scollinamento lo Squalo ha 12 secondi di vantaggio che affronta la discesa in maniera impeccabile mantenendo il distacco invariato. Ci prova anche Matteo Trentin che si lancia all’inseguimento di Nibali ma le gambe non ci sono e viene ripreso dal gruppo.

Ultimi 2 km non adatti a deboli di cuore, Nibali inizia ad appesantirsi e dietro le squadre dei velocisti preparano la volata. Caleb Ewan lancia lo sprint ma è troppo tardi, il siciliano della Bahrein si volta e capisce che può alzare le braccia al cielo, la Milano-Sanremo è sua!

Un’impresa leggendaria, d’altri tempi. L’unico nel corso dell’ultimo decennio ad arrivare tutto solo al traguardo. Per Vincenzo Nibali è la seconda classica monumento consecutiva dopo il Lombardia vinto qualche mese prima.

Via Roma (arrivo) – 2019, vincitore: Julian Alaphilippe

Dal 1949 al 1985, dal 1994 al 2007 e poi ancora dal 2015 l’arrivo della Milano-Sanremo è in Via Roma. Un lungo rettilineo che nasconde l’insidia di una leggerissima pendenza: chi parte troppo presto rischia di crollare negli ultimi metri. La tensione è ormai alle stelle, il traguardo a vista d’occhio, chi vincerà la prima monumento della stagione?


Siamo al termine del nostro viaggio con il racconto dell’edizione dello scorso anno. Il favorito è Julian Alaphilippe che dovrà cercare di anticipare i velocisti, tra i più pericolosi Caleb Ewan e Dylan Groenewegen.

Ad animare la corsa è Fausto Masnada, tra i fuggitivi della prima ora, che sul Capo Berta lascia i compagni e si lancia in un attacco solitario. Sulla Cipressa un ritmo folle del gruppo impedisce ogni scatto e chiude il gap con Masnada, autore di una grandissima azione. A farne le spese è anche Groenewegen.

In discesa Bonifazio sente profumo di casa e si getta a capofitto senza timori. Purtroppo per lui non basta e viene ripreso prima del Poggio. La Deceuninck prepara il terreno per Alaphilippe che scatta e porta via un gruppetto di 7 corridori: Sagan, Kwiatkowski, Trentin, Valverde, Van Aert, Naesen a cui poi si aggiungono anche Vincenzo Nibali e Matej Mohoric dopo lo scollinamento.

Matteo Trentin prova ad anticipare senza successo prima dell’ultimo chilometro. Volata a ranghi ridotti quindi con Sagan che si ritrova in testa. Anche questa volta lo slovacco nel finale non riesce ad avere la lucidità necessaria per trovare il posizionamento giusto. Parte Mohoric in un tentativo disperato di avere la meglio sugli uomini più veloci, ma a vincere è chi si è dimostrato il più forte e il più lucido, Julian Alaphilippe. Secondo Naesen, terzo Kwiatkowski. Un ordine di arrivo stellare con una top10 farcita di campioni del mondo, d’europa, vincitori di grandi giri e classiche monumento.

Tra i grandi protagonisti del decennio c’è senza dubbio Vincenzo Nibali, che in quasi tutte le occasioni ha cercato il colpo giusto e finalmente nel 2018 è riuscito a concretizzare.

Cosa che invece non sono riusciti a fare Sagan e Cancellara. Il primo è stato praticamente l’uomo da battere delle ultime sette edizioni in una corsa che pare disegnata appositamente per lui: per uomini veloci che sanno resistere su salite di media difficoltà e specialisti delle classiche. Nonostante questo sono arrivati solamente una sfilza di piazzamenti, tra errori suoi e sfortuna. Con l’arrivo dei giovani fenomeni dal ciclocross si fa più dura per lo slovacco.

Discorso diverso per Cancellara (lui una Sanremo l’ha vinta nel 2008) che ha sempre trovato avversari più veloci di lui.

Il nostro viaggio finisce qui. In attesa di avere novità sul nuovo calendario ciclistico e sulla data della Milano-Sanremo 2020, continuate a seguirci su twitter e con l’hashtag #QuarantenaSportivaVS.

Davide Bottarelli
23 anni, laureato in ingegneria informatica e pallavolista fin dall'età di 7 anni. Appassionato di sport e della competizione ad alto livello. In particolare F1, MotoGp, ciclismo e da qualche anno anche NFL.

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