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“Gaucci – Quando passa l’uragano”: calcio, ippica, di Lucianone da Perugia

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“Gaucci – Quando passa l’uragano”. È il titolo di uno degli ultimi documentari prodotti da Sky e incentrato su “Luciano Gaucci, presidente del Perugia Calcio, uno dei protagonisti più controversi nel mondo calcistico italiano degli anni ‘90”.
E Luciano Gaucci un uragano lo è stato. Nel calcio, nell’ippica, nel mondo dello sport. Un rivoluzionario, che, come tanti, resta vittima della sua stessa rivoluzione. Ma comunque un personaggio sportivo da “leggere”. Luciano Gaucci l’uragano, presidente del Perugia, in primis, ma anche vicepresidente della Roma di Dino Viola, proprietario del Catania, della Viterbese, della Sambenedettese, ha provato ad essere anche alla guida di un rifondato Napoli mai nato. E prima di questo, abile proprietario di scuderie ippiche.

Luciano Gaucci, il re delle scuderie con Tony Bin

Alla guida di “White Star”, nata nel 1980, ha trionfato, in Italia e in Europa, nei gran premi di galoppo e di trotto. Il suo gioiellino purosangue si chiamava Tony Bin, il cavallo da corsa che esaltò gli appassionati andando a vincere persino l’Arc de Triomphe nel 1988 e che già si era fatto largo ad Ascot nel 1987. A sbalordire il fatto che Big Luciano, secondo quanto si raccontava, avrebbe pagato questo cavallo fenomenale letteralmente due lire.

Sei milioni del vecchio conio ad un’asta irlandese e a fine carriera rivenduto come stallone ai giapponesi per sette miliardi. A condurlo il suo fiuto e quello di Luigi Camici, l’allenatore di Tony Bin, fiore all’occhiello della scuderia White Star, che dal nulla, divenne la regina degli ippodromi italiani ed europei e della quale il primo tifoso fu Giulio Andreotti, con il quale Luciano Gaucci ha condiviso anche i suoi anni di politica nella Democrazia Cristiana. Oggi i figli di Tony Bin gareggiano e vincono ancora sulle piste dell’Estremo Oriente.

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Gli anni dei trionfi di Luciano Gaucci con la scuderia White Star 

Oggi i figli di Luciano Gaucci, Alessandro e Riccardo, fanno altro, ma negli anni del papà nel calcio, sono stati dirigenti lungimiranti e capaci, talentuosi e innovativi. Dalla capacità di innestare dal nulla calciatori di nazioni calcisticamente improbabili al fare business intorno al football come fondare ex-novo un’azienda di abbigliamento sportivo. Insomma, Big Luciano, personaggio controverso, ma in una lettura post-mortem, (è venuto a mancare nel febbraio del 2020 a Santo Domingo, dove aveva scelto il suo esilio nella sua prima fase “da latitante”) gli va riconosciuto di aver portato novità nel mondo del pallone.

Ha avuto coraggio, e anche fortuna, ma indubbiamente è stato un uragano, proprio come il titolo del docu-film targato Sky. E probabilmente come un uragano sicuramente non passa inosservato, ma purtroppo, come un uragano, non lascia nulla. A parte la storia, la cronaca di fatti che segnano e ti segnano. Come quando ha provato a scalare la Roma. C’era riuscito passando da piccolo azionista (1975) a vicepresidente (1984). Ma non realizzò tutto quello che avrebbe desiderato da tifoso giallorosso. In due occasioni tentò di sedere sulla poltrona più importante del sodalizio capitolino. La prima per sostituire il dimissionario Dino Viola, ma non se ne fece nulla. La seconda per succedere allo scomparso presidente del secondo scudetto, ma la società venne rilevata da Giuseppe Ciarrapico e la passione per il calcio prese la direzione dell’Umbria, con fermata lunga e significativa a Perugia. In mezzo un altro assalto fallito ad una squadra della Capitale, in quell’occasione la Lazio, e il fatto che il tifoso della Roma, anche vicepresidente e aspirante proprietario, guardasse dall’altro lato calcistico del Tevere la dice lunga sul suo essere sorprendente e clamorosamente sopra le righe.

L’uragano, da conducente di tram a patron del Perugia dei miracoli

Tappa a Perugia, dunque, l’avventura del football più lunga e a suo modo proficua di Luciano Gaucci l’uragano versione presidente di calcio, nato dal nulla. Prima tramviere, poi titolare di una ditta di pulizie sino a raggiungere lo status di imprenditore “importante” con migliaia di dipendenti al servizio delle sue aziende. E il profilo di uno che conta e che siede ai tavoli importanti, della politica, della finanza, delle banche. Lucianone rileva il Perugia, in Serie C1, conquista la promozione in Serie B (1994) e due promozioni in Serie A (1996 e 1998), ma i titoli della cronaca calcistica li aveva già conquistati per una disavventura, se così si può chiamare, ovvero una promozione in B revocata per illecito sportivo al termine del campionato 1992-1993. Una vicenda opaca, cavalli che sembra diventino omaggio per ingraziarsi direzioni di gara.

Niente serie B, polemiche e discussioni, Aldo Biscardi che vuole capirci qualcosa nel suo “Processo del Lunedì”. L’unico dato certo sono i tre anni di squalifica. Ma il dado è tratto: l’imperatore di Perugia è ambizioso e ha giurato sulla testa del Grifo che vuol fare del Perugia addirittura una nuova Juventus o Inter del calcio italiano. Ingaggia tra le sue fila un Beppe Dossena post-scudetto con la Sampdoria. Fa le cose in grande, altrimenti che Big Luciano sarebbe? La massima divisione come promesso arriva ma Gaucci non si ferma. In serie A il Perugia fa la sua storia, semifinale di Coppa Italia 2002-2003 e partecipazione alla Coppa Uefa 2003-2004, come squadra vincitrice della Coppa Intertoto 2003, primo trofeo confederale della società.

Intanto Luciano Gaucci l’uragano si guarda intorno, vuole fare ancora di più, provare rilevare altre squadre di calcio, portare la rivoluzione. Al suo fianco, in parte in ombra, cresce il figlio Alessandro, che purtroppo sarà il presidente del fallimento del Perugia. Forse aveva fatto più del padre, senza luce, e quando la ebbe, passò alla ribalta delle cronache come il presidente della fine di una squadra. Gloriosa, simpatica a molti per essere stata quella di Renato Curi. Ma anche la squadra imbattuta con il Maestro Ilario Castagner in panchina del campionato 1978-79 vinto dal Milan. “Il Perugia dei miracoli”, così chiamato per essere stato il primo club a conquistare il record d’imbattibilità stagionale in una singola stagione di Serie A. Un primato prima di allora mai raggiunto da nessuna squadra nella storia dei tornei con l’odierna formula del girone unico.

Per tifosi e simpatizzanti del Grifo biancorosso quelli di Gaucci sono anche gli anni di Hidetoshi “Hide” Nakata. Tutti scettici. In Italia i calciatori giapponesi sono quelli dei cartoni animati manga “Holly e Benji”. E quelli in carne ed ossa prima di lui, soltanto uno Kazu Miura, attaccante del Genoa rispedito dalla Liguria in terra nipponica molto velocemente. E, invece, quello che inizialmente veniva definito con ironia “nakata-strofe” sarà il primo colpo nel calcio targato Gaucci. Centrocampista ambidestro che gli appassionati amano chiamare trequartista.

Grande visione di gioco. Luciano Gaucci l’uragano se lo assicura per tre milioni e mezzo di dollari. E regala al suo Perugia il giocatore rivelazione del campionato. Hide dall’Umbria approda a Roma, sponda giallorossa dove conquista il terzo scudetto con Fabio Capello in panchina. E ancora vittorie in Italia, a Parma, dove solleverà la Coppa Italia 2001-2002. Poi Bologna, Fiorentina e Bolton in Inghilterra. Ma per gli storici del calcio Nakata uguale fiuto di Gaucci.

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Luciano Gaucci con Hidetoshi “Hide” Nakata

Quello che oggi è amministratore di una ditta di sakè, in campo ha dimostrato che “l’uragano” di calcio ne capiva. E che con modi non sempre ortodossi, si stava facendo largo nel mondo della serie A. Un Costantino Rozzi riveduto e corretto, un Romeo Anconetani più illuminato e a tratti vincente. Un presidente self made man ma che aveva intuizioni sbalorditive. Al Perugia targato Gaucci in panca sono transitati mister del calibro di Perotti, Bigon, Boskov, Castagner e Carletto Mazzone.

Il Perugia di Gaucci dagli occhi a mandorla ma anche libico e iraniano

Un altro esempio? Serse Cosmi. Così chiamato dal papà in onore di Serse Coppi, il fratello del mitico Fausto. E Cosmi le scalate le ha fatte nel calcio, oggi racconta la sua carriera a teatro. Ha un curriculum ricco e vario, ha fatto anche i preliminari di Champions League con l’Udinese. Ma per tutti è stato l’allenatore del Perugia dei miracoli dei Gaucci. Al plurale: perché Serse Cosmi, con il Gaucci figlio, Alessandro, era legato da un’amicizia vera.

E quando il vulcanico Luciano andava in escandescenze e pretendeva che, da una squadra rivoluzionata e completamente cambiata da una stagione all’altra, mister Cosmi dovesse fare miracoli, a difendere il suo operato c’era l’altro Gaucci, Alessandro. Lo stesso che a Perugia fece amicizia con un altro figlio di un personaggio discusso, Saadi Gheddafi, terzo figlio di Muʿammar, il leader, di fatto, per decenni della Libia sino alla caduta del regime e alla sua brutale uccisione.

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L’arrivo al Perugia di Saadi Gheddafi con Luciano Gaucci

Saadi posa per la foto con Lucianone Gaucci, al suo arrivo in Italia. Un’immagine che fece il giro del mondo. Un acquisto che fece parlare, e non poco, i giornali. Un boato mediatico in linea con l’uragano Gaucci. Ma Saadi Gheddafi in campo non lasciò il segno. Nel mondo del calcio italiano dopo il calciatore Gheddafi c’è stato l’imprenditore, Saadi, azionista della Juventus, forse nel secondo caso ha lasciato il segno più del primo. Ma il Perugia multietnico dei Gaucci ha toccato anche altre nazioni nel suo giro dei cinque continenti. Alì Samereh, per esempio. L’architetto residente in Italia Seyed Mehdi Hashemian, che viaggia spesso per l’Iran importando tappeti, parla un gran bene di questo giovane talento persiano, avvicina un comune amico di Alessandro Gaucci, gli fa recapitare un vhs e di lì a poco il Grifo annovera tra le sue fila un calciatore iraniano.

Ad allenarlo Serse Cosmi. Compagni di squadra sono Zé Maria, Bazzani e Vryzas, Fabio Grosso e Davide Baiocco, mentre aveva salutato il lago Trasimeno per andare all’Inter Marco Materazzi. L’iraniano sarà poco più di una meteora. Ma un suo connazionale in terra umbra, invece, rappresenterà un colpo meglio assestato da Gaucci. Rahman Rezaei, infatti, è entrato nella storia. Durante la partita al “Renato Curi” contro il Venezia, ha addirittura segnato un gol, lui difensore, diventando così il primo giocatore iraniano a realizzare una rete nel campionato italiano.

Gaucci caccia via Ahn dal Perugia per aver ferito l’Italia

Nel giro del mondo dei quarantasette calciatori stranieri portati a vestire la maglia del Grifo da Gaucci da annoverare anche un gabonese. Il povero Moise Brou Apanga ivoriano ma naturalizzato del Gabon che purtroppo dopo l’Italia e la Francia tornando in patria per concludere la carriera, concluse anche la sua giovane vita a causa di un infarto. A Perugia dai Gaucci sono transitati anche un cinese Ma Mingyu e soprattutto un coreano che, ahinoi, ricordiamo bene. From Corea ma non la Corea del Nord, ovviamente, ma da quella del Sud era giunto Ahn Jung-Hwan. Chi è costui, si scherzava. Amara ironia se di lì a poco in Italia lo ricorderemo, invece, come colui che riportò la Nazionale di Giovanni Trapattoni in largo anticipo a casa dai Mondiali 2002.

Un’Italia tra le squadre più forti di quel torneo, infatti, fu abbattuta agli ottavi di finale dalle, a dir poco discutibili, decisioni dell’arbitro ecuadoriano Byron Moreno e da un colpo di testa ad una manciata di minuti dalla fine dei tempi supplementari di Ahn, il primo sudcoreano a giocare nel campionato italiano. E per non smentire la sua fama di personaggio Luciano Gaucci l’uragano tuonò subito dopo: “Basta, quel signore non deve più accostarsi alla nostra squadra. Si è messo a fare il fenomeno soltanto quando si è trattato di giocare contro l’Italia. È una ferita al mio orgoglio di italiano e ad un Paese che due anni fa gli aveva spalancato le porte”.

Non pago di imprese e primati da patron del Perugia, Luciano Gaucci l’uragano passa alla storia anche con le altre sue squadre. A Viterbo, per esempio, dove la società dei leoni gialloblù è diventata un’altra sua proprietà. Tra i quadri dirigenti transitava anche la sua “famiglia provvisoria”, quella dei Tulliani, visto che in quegli anni la giovane Elisabetta, che frequentava il suo castello di Torre Alfina per un’amicizia con il figlio Alessandro, compagno di scuola, finisce a diventare la sua di fidanzata, di papà Luciano.

Poi per non smentire la portata del personaggio la love story finisce, e male, con gli stracci che volano via, pagine di giornali, con tanto di giallo e accuse reciproche per la titolarità di una schedina milionaria vincente del Superenalotto che girava per casa. “La schedina del Superenalotto l’ho compilata e l’ho giocata io raccontò il Gauccione – ho vinto 2 miliardi e 400 milioni di lire e siccome sono generoso ed ero perso d’amore le ho regalato la metà. Elisabetta dice che è stata lei a vincere e a darmi la metà, come se all’epoca io avessi avuto bisogno dei suoi soldi”. Ma questa è un’altra storia.

Quella di calcio a Viterbo epoca Gaucci porta il nome di Carolina Morace, la più famosa calciatrice in un’epoca diversa da quella odierna. Erano anni nei quali il pallone in rosa non era di certo in diretta tv. E Morace è stata una vera fuoriclasse. Una nuova conquista firmata Gaucci l’uragano alias Big Luciano. Primo allenatore donna di una squadra maschile.

Gaucci fa scacco matto alla federazione calcio. Da tempo gli piace fare il provocatore, leggere tra le pieghe dei regolamenti per mettere in difficoltà la sacralità e svelare che quelle che sembrano norme scolpite nella roccia in realtà spesso non sono mai state scritte. E si mette in panchina una donna. L’esperimento non funzionerà, ma i titoli sui giornali, sportivi e non, sono garantiti. Così come continuare ad essere uno che al tavolo di gioco dà le carte e non si limita a guardare.

Luciano Gaucci l’uragano, una famiglia, tante squadre, ad ognuno la sua

In Sicilia, a Catania, se si associa Gaucci alla parola calcio, il risultato è soprattutto Riccardo, il secondo figlio che della storica compagine etnea diviene di fatto il patron. Grazie a papà Luciano, un genitore che garantisce il futuro alla famiglia, nel suo caso sottoforma di società di calcio. Il Perugia al primogenito Alessandro, il Catania al secondo nato, la Viterbese al cognato Giancarlo, la Sambenedettese alla fidanzata Elisabetta Tulliani. E lui mai domo, pensa in grande. Per continuare ad essere il Gaucci più importante ci vuole una squadra di altrettanto blasone.

Ecco che parte la scalata al Napoli. O meglio, approfittare della scomparsa per questioni giudiziarie della storica Società 1926 e rifondare da zero un nuovo sodalizio, registrato come “Napoli Sportiva” e con l’ex difensore della Lazio Angelo Gregucci già pronto a guidarlo in panchina. La possibilità che sia lui a guidare la compagine partenopea, in bacheca due scudetti, trionfi europei, e soprattutto per tutti i napoletani essere stata la squadra del più grande, Diego Armando Maradona, però, non si concretizza e svanisce giorno dopo giorno. Ma Luciano Gaucci l’uragano non molla. Fissa anche la data del ritiro precampionato e prova ad abbozzare una rosa di calciatori. Alla fine, si arrenderà ma giura di farla pagare ai poteri forti del calcio. In realtà saranno loro a farla pagare a lui.

L’ddio a Luciano Gaucci l’uragano a Santo Domingo

Indagato per il fallimento dell’associazione calcio Perugia. Inquisito insieme ai figli Riccardo e Alessandro con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Latitante, di fatto, nella Repubblica Dominicana patteggia tre anni. Trova anche il tempo di farsi intervistare in costume da bagno dagli inviati de “Le Iene” e ridere della sua situazione. L’ultimo colpo di teatro, la zampata del leone ferito che non vuole darla vinta al mondo. Sventa la pena con l’indulto e torna in Italia. Poi torna a stabilirsi a Santo Domingo, eleggendola a luogo del suo riposo eterno che arriverà a causa di una malattia. “Gaucci – Quando passa l’uragano”. Il 28 dicembre scorso avrebbe compiuto ottantasei anni.

Immagine in evidenza: la locandina al cinema del docu-film “Gaucci-Quando passa l’uragano”

Marco Milano

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