Ci sono momenti in cui conta di più la sostanza rispetto alla forma, dove recuperare un pallone è più esaltante che colpirlo di tacco o in rovesciata. Se dovessimo assegnare un nome a questi momenti, uno dei primi che ci verrebbe in mente è quello di Lucas Leiva, che per rendimento continua a dimostrarsi uno dei migliori interpreti del nostro campionato.
Il centrocampista della Lazio sta trovando una continuità mai avuta da quando è arrivato Serie A, sebbene abbia saltato comunque qualche match per infortunio. In passato molti calciatori sudamericani dotati di una tecnica superiore a quella del mediano biancoceleste hanno avuto non poche difficoltà ad integrarsi nel nostro campionato. Per Lucas il discorso è diverso, l’intelligenza tattica di cui è padrone, sommata ad un’importante esperienza internazionale – quasi 250 presenze con il Liverpool – lo rendono un calciatore di assoluta affidabilità.
Arrivato alla Lazio per sostituire Biglia, non lo ha mai effettivamente fatto rimpiangere, in particolar modo in una stagione in cui il rendimento di Parolo e Milinkovic è risultato a dir poco altalenante. Le recenti prestazioni contro Inter e Milan in campionato e Coppa Italia, tanto in fase difensiva quanto in quella di impostazione, sono la cartina al tornasole di quanto detto. Il profilo da mediano di rottura e ripartenza lo rendono un brasiliano atipico, un atleta che alterna giocate verdeoro ad altre – in misura maggiore – di pura sostanza. Quest’ultima lo porta ad essere il motore del gioco laziale, oltre che l’atleta che sposa meglio al giorno d’oggi quello che ogni tifoso laziale vorrebbe vedere dai propri idoli: sacrificio, sudore ed attaccamento alla maglia.
Nel calcio moderno è centrale la figura degli invisibili, quei giocatori che fanno il lavoro sporco e permettono a chi gli sta intorno di esaltare le proprie qualità: nel caso di Lucas Leiva sono state le sue prestazioni ad aprire il campo a Milinkovic e Luis Alberto nella scorsa stagione, culminata con la Champions persa solo all’ultima giornata contro l’Inter. Lo scorso anno ha preso definitivamente padronanza del ruolo, accollandosi anche compiti di regia. Allo stesso modo, per anni è vissuto all’ombra di Gerrard e Xabi Alonso, nel corso di anni di alti e bassi dei Reds, squadra di vertice in cui si è sempre riuscito a ritagliare uno spazio.
Per quanto riguarda il capitolo Nazionale, una carriera segnata da numerosi infortuni ne ha rallentato l’inserimento all’interno della Seleçao, fino a quando il suo rendimento altalenante ha portato i CT che si sono susseguiti a puntare su calciatori simili per caratteristiche, ma di certo più integri fisicamente come Fernandinho e Luiz Gustavo, per finire con il pluricampione d’Europa Casemiro, in veste di centrocampista di sostanza, capace di esaltare e liberare da compiti di marcatura l’immensa qualità dell’attacco brasiliano.
La possibilità di concentrarsi prematuramente solo sul club di appartenenza ha allungato non di poco la carriera di Lucas Leiva, che con una finale di Coppa Italia da disputare e un quarto posto come obiettivo da raggiungere continuerà a fare ciò che sa fare meglio: correre, ma senza farsi notare troppo.
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