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Lo sport per chi non può guardarlo: il progetto Connect Me Too

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A volte uscire fuori dagli schemi, dalla prospettiva cui di solito si osserva ciò che accade, permette di apprezzare la realtà circostante in toto. Altre volte, immedesimarsi in determinate situazioni fa capire quanto le cose vengano spesso date per scontate. Altre volte ancora, facilitare determinati processi e vedere quanto le proprie azioni si rivelino gratificanti per altre persone diventa un motore dal circolo vizioso che non può essere fermato. Quest’ultimo è il caso di Connect Me Too, iniziativa promossa da CMT – Communications Meets Translation (società che si occupa di traduzione e interpretariato), il cui perno è senz’altro l’inclusione nel mondo dello sport.

L’audiodescrizione di Connect Me Too nello sport

Lo sport unisce, raggruppa, in tutte le sue forme e sfaccettature, ma in molti non considerano le difficoltà che possono venirsi a creare per gli appassionati ciechi e ipovedenti. Dal 2019, grazie a una collaborazione con AC Milan e Fondazione Istituto Ciechi Milano, ha avuto ufficialmente inizio un progetto di inclusione, “San Siro per tutti“, attraverso l’uso di radiotrasmettitori, un primo approccio all’audiodescrizione che ha consentito a tifosi con disabilità visive di godersi lo spettacolo allo stadio San Siro con un racconto unico e dettagliato. Vale la pena evidenziare sin da subito come l’audiodescrizione e la radiocronaca non coincidano, non sono da considerare equivalenti. Si tratta in realtà di un racconto iperdescrittivo, che l’audiodescrittore realizza per l’utente soffermandosi anche sui più piccoli dettagli.

La differenza con la radiocronaca è sostanziale. Se da un lato condivide la funzione di far immaginare a chi ascolta cosa accade, l’audiodescrizione fa letteralmente vivere l’evento. Permette infatti al tifoso di sentire a pieno l’atmosfera dagli spalti ma al tempo stesso di seguire per filo e per segno cosa accade in campo. “Ciò che il tifoso sente lo vive nel momento stesso in cui avviene, e l’emozione è questa, essere lì e sentire i cori o l’esultanza del pubblico per un goal“: così Rossella Rosselli, responsabile dell’ufficio stampa di CMT, ci ha descritto cosa significa poter usufruire del servizio Connect Me Too. Ed ecco che un piccolo dettaglio come il colore della maglia o degli scarpini diventa un carattere distintivo, chiaro e inequivocabile, che facilita la comprensione da parte della persona cieca o ipovedente delle azioni in corso.

Non solo calcio: l’apporto dato al basket

E’ stato menzionato in prima istanza il Milan, ma ben presto più società calcistiche si sono interessate al servizio e hanno deciso di proporlo ai propri sostenitori. Inter e Genoa hanno sposato la causa da più anni, senza dimenticare Lecce, Juventus ed Hellas Verona. Non solo il mondo del calcio, anche quello del basket sta mostrando sempre più interesse al riguardo. In occasione della sfida tra Pallacanestro Varese e Reyer Venezia, tenutasi lo scorso gennaio, si è svolta la prima Braille Night della storia della pallacanestro. Per la prima volta in Europa, una squadra di basket (nella fattispecie, la società varesina) ha indossato una divisa con nome della compagine e dei cestisti in Braille.

Connect Me Too ha così espanso i propri confini abbracciando anche la realtà cestistica. Non solo Pallacanestro Varese: da aprile 2024, la Libertas Livorno (società che milita nella Serie A2) ha intavolato una collaborazione continuativa e produttiva, inoltre con la Lega Nazionale Pallacanestro si intravede una possibile collaborazione per un corso per audiodescrittori specificatamente per il basket, segno manifesto di quanto l’accessibilità sia un tema che sempre più realtà sportive stanno valorizzando.

Lo sviluppo tecnologico

Con il passare degli anni, il sistema si è sviluppato fino ad arrivare alla produzione, da parte di CMT, di un’applicazione (in fase di beta testing) di cui usufruisce il tifoso ipovedente attraverso il proprio smartphone e cuffie/auricolari. A inaugurare questa fase di novità in Connect Me Too sono state le partite della Nazionale Italiana di calcio contro Israele ed Ucraina. Adesso per il tifoso è necessario soltanto collegarsi a un link o inquadrare un apposito QR Code per poter sentire l’audiodescrizione fornita da audiodescrittori formati ad hoc (ricordiamo a tal proposito che CMT è l’unica realtà ad organizzare un corso di audiodescrizione sportiva aperto a tutti). Nel corso del 2025, si prospetta che l’applicazione sarà regolarmente utilizzata dalle società sportive che potranno così registrare i loro iscritti (tramite le associazioni per persone ipovedenti presenti nei vari territori) in maniera del tutto autonoma.

In questo modo sono stati superati gli ostacoli di connessione e interferenze che le comuni radioline non riuscivano a oltrepassare. Per quanto non ci siano mai stati problemi drastici nella comunicazione tra audiodescrittore e tifosi, a volte è bastato un cartellone pubblicitario posizionato in un determinato luogo a creare un piccolo ritardo. Tramite lo sviluppo e l’utilizzo della connessione internet, invece, non esiste alcun delay e il tifoso non deve fare altro che godersi lo spettacolo con un racconto ad hoc. “Il nostro obiettivo è chiaro: permettere a ogni tifoso, nessuno escluso, di vivere lo sport in modo autentico condividendo l’emozione di ogni momento. Con Connect Me Too non raccontiamo semplicemente un’azione, ma accompagniamo le persone all’interno dell’esperienza” commenta Tony D’Angelo, responsabile esecutivo del progetto Connect Me Too.

Il futuro di Connect Me Too: più sport, più tifosi

L’audiodescrizione, come abbiamo visto, sta guadagnando sempre più interesse e consensi: l’obiettivo adesso è quello di espandersi e conquistare sempre più sport. Connect Me Too non può che perseguire tale scopo ed è per questo che si è allargato anche a tennis, pallavolo, strizzando l’occhio anche agli sport invernali. Si parte col coinvolgere un club, si passa poi alle federazioni e il tutto si autoalimenta: il servizio messo in piedi da CMT rappresenta per tutte le parti in causa una grande opportunità, anche in un’ottica prettamente aziendale. Non bisogna tralasciare, infatti, quanto previsto dall’Agenda ONU 2030: tutte le società stanno cercando di creare progetti di inclusione che favoriscano le linee guida date dall’Agenda.

Dall’altro lato, però, c’è anche un grande spirito collaborativo, sia tra le varie società che nelle federazioni, con l’unico fine di regalare emozioni indelebili ai propri tifosi, indipendentemente dalle condizioni fisiche che li riguardano. Sport e accessibilità è un binomio sul quale Connect Me Too ha deciso di puntare e ne è orgogliosamente l’espressione massima, puntando sull’inclusione e sulla condivisione delle emozioni.

Si ringraziano per la gentile collaborazione Rossella Rosselli e Tony D’Angelo, rispettivamente responsabile ufficio stampa CMT e responsabile esecutivo del progetto Connect Me Too.

Immagine in evidenza: © Inter, X

Dario Ricci

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