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L’Italia è diventata scarsa nella scherma?

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Il panorama della scherma esce dai Giochi Olimpici di Parigi 2024 profondamente mutato. Fioretto, sciabola e spada sono sempre stati, storicamente, un affare per le grandi scuole europee, con qualche sporadica intrusione asiatico-americana a smuovere un po’ la situazione. Parigi 2024, invece, ha restituito una scherma non più euro-centrica, ma profondamente globalizzata. Per tutta una serie di motivi…

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Medaglieri della scherma a confronto

Analizziamo il medagliere olimpico di ogni tempo della scherma. Le prime sei posizioni sono occupate da Italia, Francia, Ungheria, Unione Sovietica, Russia e Germania Ovest. Un dominio indiscusso dell’Europa. Settima la Corea del Sud, ottavi gli Stati Uniti d’America. Gli ultimi Giochi di Parigi, invece, hanno appena incoronato il Giappone, forte di 5 medaglie, di cui 2 d’oro. Dietro i nipponici, gli U.S.A., la Corea del Sud e, udite udite, Hong Kong. Bisogna scendere in quinta, sesta e settima piazza per trovare la Francia, l’Italia e l’Ungheria, le tre storiche scuole di cui sopra. Solo questo restituisce un’idea abbastanza chiara del movimento tellurico in atto sul pianeta scherma.

Super Hong Kong

Come accennato, la sorpresa (sorpresa fino a un certo punto, in realtà) più impattante di quest’ultima Olimpiade è Hong Kong. Ha una superficie inferiore a quella della Valle d’Aosta, ma con una popolazione superiore a quella del Lazio. Una densità di abitanti tra le più alte al mondo, che ha portato in dote però ben due medaglie d’oro. Cheung Ka Long, dopo Tokyo 2020, si è confermato re del fioretto nella discussa finale contro l’azzurro Filippo Macchi; Vivian Kong, allo stesso modo, si è imposta nella spada, conquistando la prima medaglia della scherma femminile hongkonghese. Il pallottoliere della piccola città-stato asiatica annovera ora ben 4 ori olimpici nella sua storia olimpica; la prima storica affermazione a cinque cerchi risale ad Atlanta ’96, nella vela, grazie a Lee Lai Shan, una delle storiche avversarie di Alessandra Sensini.

A vario titolo, Parigi 2024 ha rappresentato anche un battesimo per il Canada, con la prima medaglia in assoluto nella scherma, grazie al bronzo di Eleanor Harvey nel fioretto. Al contrario, si è rivelata un’Olimpiade non brillantissima per la Polonia, che fino a Tokyo 2020 vantava 4 ori, 9 argenti e 9 bronzi e che al Grand Palais ha raccolto “solo” un bronzo, con la squadra femminile di spada.

Tokyo 2020 vs Parigi 2024

È interessante fare anche un piccolo confronto tra Parigi 2024 e Tokyo 2020, le uniche due Olimpiadi con un programma schermistico completo, vista l’insensata rotazione delle armi esistita proprio fino a Rio 2016.

Nei Giochi Olimpici di Tokyo, la sola Russia, sotto le spoglie del Comitato Olimpico Russo, ha raccolto ben 8 medaglie, tante quante tutto il continente asiatico. L’Asia, nello specifico, si è difesa soprattutto con le 5 medaglie della Corea del Sud e con l’oro della spadista cinese Sun Yiwen. Per l’Europa, Katrina Lehis ha portato all’Estonia due podi nella spada: bronzo individuale e oro a squadre. Marginale l’apporto da Oltreoceano. A secco, Africa e Oceania.

Tre anni dopo, nelle Olimpiadi di Parigi, la situazione è variata in modo abbastanza importante. Sempre a zero l’Oceania, dove purtroppo, storicamente, la scherma non ha mai attecchito. Al contrario, la Tunisia (argento dello sciabolatore Fares Ferjani, primo uomo tunisino medagliato nella disciplina e secondo podio di sempre dopo Inès Boubakri nel fioretto di Rio 2016) e l’Egitto (bronzo dello spadista Mohamed El-Sayed, dietro solo all’argento di Alaaeldin Abouelkassem nel fioretto a Londra 2012) hanno tenuto alto il nome dell’Africa. L’America è stata retta praticamente dalle donne statunitensi, mentre l’Asia e soprattutto l’Europa, malgrado il calo rispetto all’Olimpiade precedente, hanno tenuto ancora botta, registrando, dato per nulla scontato nell’edizione della parità di genere, il miglior equilibrio tra risultati maschili e femminili.

In ogni caso, è interessante notare come sia a Tokyo 2020 che a Parigi 2024, siano stati 13 i Paesi andati a podio. Indiscutibilmente, l’assenza della Russia o delegazioni simili a Parigi 2024 (presente, invece, a Tokyo 2020) ha lasciato caselle vuote e, di conseguenza, provocato una ridistribuzione delle medaglie.

Entrando nel discorso Italia, a Parigi 2024 sono arrivate 5 medaglie, tra cui l’oro della squadra femminile di spada; a Tokyo 5 medaglie senza alcun oro; a Rio, i podi azzurri sono stati 4 (ma con l’oro nel fioretto di Daniele Garozzo). Per ritrovare un’Olimpiade che rispecchi la grandezza dell’Italia schermistica bisogna tornare indietro a Londra 2012, dove il solo fioretto ci portò in cima al medagliere della disciplina, con il dominio totale delle donne e il titolo della squadra maschile. Ma a Londra 2012, sempre bene ricordarlo, non erano presenti le gare a squadre di tutte e tre le armi.

Come si sta evolvendo la scherma?

In un contesto di grande cambiamento, scuole storiche come quella italiana, francese o ungherese continuano a mantenere la propria centralità e la propria competitività, ma non si vive di sola tradizione. Di tutto ciò, va presa coscienza per guardare ai risultati con una prospettiva diversa. Mentre in Italia, come in tutte le spedizioni non trionfali, partono manie di rivoluzione, fermarsi e riflettere un attimo può non essere una cattiva idea. A tal proposito, un dato va rimarcato: l’argento delle azzurre nel fioretto è stato etichettato come una parziale delusione, ma rimane l’unica medaglia vinta da un Paese europeo nel settore femminile dell’arma accademica. In quest’ultimo caso, peraltro, seppur fuori dal podio, la migliore europea è stata Alice Volpi, quarta.

La scherma sta vivendo una globalizzazione senza eguali nel panorama degli sport olimpici. Nessuna delle tre armi, al momento, è immune da questo processo. Quindi no, l’Italia non è diventata scarsa nella scherma, è solo che il mondo non resta fermo a guardare…

Immagine in evidenza: © Elsa/Getty Images

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Giuseppe Bernardi

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