Tutti, almeno una volta, abbiamo sognato di saper giocare a golf e non solo sui videogiochi.
Pochi però, in un paese che bistratta questo fantastico sport, l’hanno mai praticato in uno dei tanti Golf Club d’Italia.
Al termine della 42a edizione della Ryder Cup che si è tenuta al “Le Golf National a Saint-Quentin-en-Yvelines” – un sobborgo a sudovest di Parigi – abbiamo contattato in esclusiva Alessandro Lupi, commentatore e giornalista di Sky Sport Italia che ha seguito “The Ryder Cup Matches” per il colosso di Murdoch. Alessandro, voce di punta della televisione italiana nelle competizioni golfistiche, si è lasciato a un’amichevole chiacchierata sul movimento golfistico italiano, sulla Ryder europea e sulla straordinaria stagione di Francesco Molinari.
Ciao Alessandro, prima di parlare di questa Ryder Cup appena conclusa, vorremmo partire dal tuo esordio nel golf e nel giornalismo sportivo.
“Prima di tutto viene il giornalismo, era la mia idea sin dalla scuola poi ho fatto studi diversi in giurisprudenza perché in famiglia ho molti avvocati ma nonostante gli studi fatti avevo questa idea di fare il giornalista. La passione per golf arriva per caso, parte tutto dal non poter organizzare una partita di calcetto per i vari turni di lavoro in redazione e allora sono andato alla ricerca di uno sport dove si potesse giocare da solo e allora eccomi nel golf. Si è creata poi l’occasione di entrare nella squadra golf di Sky, serviva un giornalista perché prima il golf era commentato solo da ex giocatori. Mi chiesero la disponibilità e io accettati di buon grado, e iniziai nel 2014. Tutto arrivò di conseguenza”.
Da inviato speciale a Parigi invece, come hai vissuto questa Ryder Cup?
“E’ stato uno spettacolo meraviglioso, sono uno nuovo nel mondo del golf ma da quando mi sono avvicinato a questo sport tutti me ne parlavano come una cosa straordinaria”.
In questa Ryder abbiamo visto un Molinari eccezionale, ha fatto 5 su 5 battendo anche Tiger Woods. Da inviato, come hai vissuto questa impresa eccezionale per il golf italiano visto anche un Molinari a questi livelli.
“Va oltre il golf italiano, lo sport italiano raggiunge lo sport a un livello universale. Facciamo difficoltà ad accettarlo perché nel nostro paese il golf non è lo sport popolare ma Francesco (Molinari, ndr) è entrato di diritto nei giganti dello sport italiano. Non a caso la Gazzetta dello Sport un paio di giorni fa l’ha accostato a Fausto Coppi nel ciclismo, ad Alberto Tomba nello scii e a Valentino Rossi nella Moto GP. Francesco in questo momento è così, quest’anno ha vinto tanto, la Ryder è sì uno sport di squadra ma lui è stato l’elemento trainante”.
Nel 2020 si ritorna negli States, l’Italia con il Team Europeo arriva con la consapevolezza di poter dire “noi ci siamo”: come vedi la spedizione statunitense e poi l’esordio dell’Italia nel 2022 in questa competizione.
“Sì, per l’Italia è una prima volta ma è presto parlare dell’Italia così come per il 2020 negli USA. Di certo prepariamoci a un campo su misura per la loro squadra come ha fatto l’Europa. Il Vecchio Continente ha preparato un campo con le caratteristiche dei giocatori europei, proprio per questo la Ryder si svolge una volta negli Stati Uniti e una volta qui in Europa. Sappiamo che sfrutteranno al meglio i loro vantaggi, loro sono spesso i favoriti anche perché hanno tantissimi golfisti tra i primi nel ranking mondiale e sono una corazzata su questo punto di vista. Da qui a due anni posso solo sperare che Molinari continui su questi livelli e che altri si avvicinino come ad esempio Renato Paratore (21enne, italiano)”.
Nell’ultimo giorno di Ryder, dopo un dominio assoluto dell’Europa, gli Stati Uniti si sono avvicinati al pareggio, c’è stato il rischio di perderla questa competizione?
“La domenica mattina tutto era in discussione perché si assegnavano 12 punti e l’Europa ne aveva 4 di vantaggio. Si è arrivati vicini per una casualità, gli USA erano in vantaggio nei primi match e si sono portati a 9,5 ma l’Europa dominava negli ultimi match ed era solo questione di tempo perché si arrivasse a 14,5 (soglia di punteggio che porta alla vittoria finale)”.
Chiudendo in vista di questa Ryder, spieghi ai nostri lettori come funziona la selezione dei golfisti e come si arriva a disputare una Ryder Cup?
“E’ semplicissimo, si segue un ranking e si tiene conto di un determinato numero di gare in un determinato lasso di tempo. Ad esempio da febbraio 2019 ad un mese prima dell’inizio della competizione. Questo riguarda i primi 8 giocatori su 12, gli altri vengono scelti dai due capitani. I capitani, che vengono nominati due anni prima (tra pochi mesi conosceremo i capitani dell’edizione del 2020), portano con se altri 4 golfisti che ritengono validi per la spedizione. Ad esempio Tiger Woods è entrato come scelta del capitano, non è riuscito a qualificarsi mentre il nostro Molinari quest’anno era primo nel ranking europeo. Molinari non credo possa fare il capitano in America, il capitano è un giocatore a fine carriera. Mi auguro non sia capitano nemmeno nel 2022 in Italia, in caso pensiamoci per il 2024 (a Bethpage State Park a Farmingdale).”
Prima di chiudere, hai qualcosa da dire ai ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo sport e cosane pensi del movimento golfistico italiano.
“Quello che posso dire è di non credere alle fesserie che si dicono, che il golf non è uno sport, che è un gioco da ricchi perché non è affatto così. Se ti fai 18 buche a piedi il giorno dopo non sei stanco, sei stanchissimo. Il golf è uno sport che a livello mentale richiede una concentrazione incredibile e dal punto di vista economico è l’ennesimo luogo comune privo di fondamenti. Certo che se vai a giocare nel club più esclusivo d’Italia quello è certamente per ricchi ma questo discorso vale anche per altri sport, come il tennis o lo scii. Se vai a sciare nel posto più esclusivo delle Dolomiti paghi una certa cifra, diversamente se vai semplicemente a sciare in una delle tante piste. Del movimento golfistico del nostro paese non riesco a spiegarmi il motivo per cui è ancora così limitato ma soprattutto perché dal punto di vista turistico non riusciamo ad attrarre così tanta gente come ad esempio fa la Spagna che dal punto di vista climatico siamo praticamente identici eppure loro hanno un numero golfistico dieci volte più del nostro. Spero che la Ryder Cup in Italia faccia cambiare un po’ tutto”.
Tutta la redazione di Vita-Sportiva.it ringrazia sentitamente Alessandro per la gentilezza nel dedicarsi ai nostri microfoni, augurandogli poi un buon lavoro sui tanti campi da golf dove serve la sua fantastica voce.
A cura di Onorio Ferraro
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