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Leicester 1970: il primo Mondiale “inglese” e il colpo a sorpresa di Monseré

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Il rapporto fra la Gran Bretagna e il ciclismo su strada è da sempre “bizzoso”. A differenza di altri paesi come Francia, Germania o Italia, il Regno Unito non ha mai avuto una costanza di rendimento nelle corse in linea vivendo lunghi periodi bui intervallati dalla comparsa di campioni come Tom Simpson, Mark Cavendish, Bradley Wiggins e Chris Froome. Eppure ciò non ha impedito di impegnarsi a organizzare grandi competizioni come il Mondiale e di regalare importanti soddisfazioni al Bel Paese.

Se tutti ricordano la “fucilata di Goodwood” di Giuseppe Saronni e l’amaro argento di Matteo Trentin, in molti dimenticano la prima edizione della rassegna iridata promossa dai sudditi di Sua Maestà Carlo III andata in scena a Leicester nel 1970. Proprio come in questi giorni, la principale competizione internazionale si svolge in pieno agosto e il grande favorito è ancora una volta il belga Eddy Merckx.

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Merckx in compagnia di Joop Zoetemelk al Tour de France 1970

Il “Cannibale” ha vinto il Giro d’Italia e il Tour de France ed è deciso a rifarsi dopo l’ottavo posto di Imola 1968 e il ritiro nel Mondiale casalingo a Zolder l’anno precedente. Merckx ha già vestito la maglia iridata nel 1967, eppure rivuole quel simbolo tutto per sé per quanto debba far i conti con un’arrembante Nazionale Italiana guidata dal suo acerrimo rivale Felice Gimondi, ancora a secco dopo essersi messo a disposizione dei propri capitani nelle precedenti edizioni.

La tavola sembra imbandita per una cena a lume di candela fra i due assi del pedale europeo, eppure in casa belga qualcosa si muove, come è spesso accaduto in occasione delle kermesse iridate e come potrebbe accadere nella prova in programma a Glasgow il prossimo 6 agosto. Merckx non è l’unico gallo nel pollaio, anzi, deve porre attenzione a uno specialista delle gare di un giorno come Walter Godefroot, al “re di Roubaix” Roger De Vlaeminck e a un giovane emergente Jean-Pierre Monseré.

Passato al professionismo nel 1969 con la maglia della Flandria – De Clerck – Krüger, il 21enne nativo di Roeselare ha classe da vendere e lo ha dimostrato alla sua prima partecipazione al Giro di Lombardia giungendo allo Stadio Sinigaglia di Como in seconda posizione alle spalle dell’olandese Gerben Karstens. L’atleta orange risulta però positivo all’antidoping qualche giorno dopo, motivo per cui la vittoria passa proprio a Monseré che conferma in brevissimo tempo quanto già visto fra i dilettanti.


Le immagini del Giro di Lombardia 1969

Ebbene sì, perché proprio nella categoria giovanile il giovane fiammingo ha sfoggiato i risultati migliori, chiudendo al sesto posto le Olimpiadi Estive di Città del Messico 1968 e cogliendo l’argento trecentosessantacinque giorni dopo al Mondiale andato in scena a Brno, battuto soltanto dal danese Leif Mortensen.

Monseré è destinato a fare buona guardia per Merckx lungo il circuito inglese, tuttavia dopo cento chilometri l’Italia prova a imbastire un’imboscata attaccando con Gianni Motta, Michele Dancelli, Giacinto Santambrogio e Felice Gimondi. Monseré tira per il suo capitano e dopo una cinquantina di chilometri chiude il buco, tuttavia proprio nel momento decisivo il “Cannibale” viene a mancare.

La responsabilità di tener alto l’onore del Belgio passa proprio sulle spalle dell’atleta alla prima partecipazione al Mondiale, capace di rimanere in compagnia dei francesi Alain Vasseur e Charly Rouxel, del beniamino locale Les West, di Gimondi e di quel Leif Mortensen che lo aveva battuto dodici mesi prima. Il campione di Sedrina le prova tutte cercando di anticipare gli avversari a 500 metri dal traguardo, ma non è ancora arrivato il momento di vederlo sul gradino più alto del podio. Monseré non sbaglia nulla e si vendica con gli interessi sul danese lasciando il bronzo al generoso Gimondi.

Jean Pierre Monseré taglia il traguardo di Leicester in solitaria © Colosport

Sembra soltanto l’inizio di una carriera piena di successi, soprattutto nelle classiche dove il belga pare trovarsi al meglio. Eppure il destino è malefico, in particolare nei confronti di coloro che non lo meritano. L’appuntamento arriva il 15 marzo 1971 quando, in occasione del Gran Premio Retie, Monseré va incontro a un terribile incidente causato da un’auto immessasi incautamente sul percorso di gara. L’impatto fra il campione del mondo e il mezzo guidato da Josephine Van Rooy-Lammens è violentissimo, Jean Pierre batte la testa e muore sul colpo sotto gli occhi dell’amico Roger De Vlaeminck che prova inutilmente a soccorrerlo, perdendo così uno dei suoi più prodi avversari.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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