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L’altra faccia della medaglia: l’Italia e le dolorose fratture di Pechino 2022

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Pechino 2022 verrà probabilmente ricordata, almeno in Italia, come l’Olimpiade dei record di Arianna Fontana oppure del recupero lampo di Sofia Goggia. Imprese che rimarranno sicuramente fissate nella memoria degli appassionati di sport invernali e che hanno permesso alla spedizione azzurra di realizzare il secondo miglior numero di medaglie dopo l’ancora inarrivabile record di Lillehammer 1994.

Una prospettiva decisamente positiva, in particolare guardando verso il futuro prossimo che vedrà il Bel Paese ospitare nel 2026 la rassegna più importante per le discipline del ghiaccio e della neve. Non fosse che, come la cultura popolare ci insegna, “non è tutto oro ciò che luccica”.

La conferma è arrivata direttamente dalla Cina dove la corazzata tricolore ha mostrato tutti i propri limiti andando in frantumi di fronte alla sana curiosità di giornalisti e media che hanno voluto investigare cosa ci fosse dietro favole da sogno. Complice l’utilizzo sempre più intensivo dei social, sono emerse forti spaccature e particolari lacune all’interno del club di Giovanni Malagò che ha dovuto far i conti con le esternazioni di alcune delle sue punte di diamante.

Arianna Fontana con l’oro dei 500 metri sul podio di Pechino 2022 © Richard Heathcote/Getty Images

L’esempio più lampante, tale da non potersi più nascondere, è quello di Arianna Fontana che, dopo aver superato Stefania Belmondo nella classifica degli italiani più vincenti alle Olimpiadi Invernali, ha deciso di esternare tutte le proprie preoccupazioni nei confronti di una Federazione Italiana Sport del Ghiaccio (FISG) che ha preferito assecondare un suo trasferimento verso l’Ungheria piuttosto che trovare una soluzione. Il trionfo nei 500 metri è stato soltanto la giusta occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e riaprire spiacevoli situazioni, apparentemente chiuse anni fa: vedi le cadute in allenamento causate da alcuni membri della nazionale maschile. Forse, sarebbe bastato, banalmente, un chiarimento in privato fra la fuoriclasse valtellinese e il presidente Andrea Gios, invece si è preferito gettare ulteriore benzina sul fuoco, facendo emergere divergenze e pretese personali che potrebbero far del male a un movimento alla ricerca di un ricambio generazionale, che piano piano sta emergendo come dimostrato da Pietro Sighel e Cynthia Mascitto. Un processo che potrebbe aver un epilogo ideale con Arianna Fontana presente per l’ultima volta sul ghiaccio olimpico di Milano-Cortina 2026, a patto che si lascino sotterrate le asce di guerra, e le pretese sul nome del commissario tecnico, che sia Anthony Lobello oppure Kenan Gouadec.

Podio Supergigante Sankt Moritz 2019

Sofia Goggia e Federica Brignone sul podio del supergigante di Sankt Moritz 2019 © Getty Images

Gioie e dolori invece accomunano lo sci alpino italiano che ha festeggiato le tre medaglie regalate da Federica Brignone e Sofia Goggia, capaci di andar a podio in gigante, discesa libera e combinata. Un rapporto mai sbocciato fra le punte di diamante della “Valanga Rosa” che hanno spesso sfruttato la competizione interna per trascinarsi l’una con l’altra, finché la situazione non è divenuta di dominio pubblico. I rapporti sempre più tesi di Federica con la Federazione a causa della scelta di declinare la proposta di entrar a far parte del gruppo élite per continuare ad esser seguita dal fratello Davide hanno portato a dichiarazioni discutibili che gradualmente hanno interessato anche Sofia, particolarmente amata dal pubblico per via della sua presenza sui social e del carattere spontaneo che la contraddistingue. I giudizi espressi da personaggi legati al settore e le battute d’arresto incontrate lungo la strada non hanno fatto altro che peggiorare la situazione e rischiare di metter a repentaglio due fra le carriere più vincenti della storia dello sport italiano. Affinché questi talenti possano esser salvaguardati anche per il prossimo quadriennio, sarà fondamentale riportare il dibattito alla sfera privata e evitare che sul piano sportivo la sfida fra le due possa andare oltre pericolosi limiti.

Mattia Casse e Matteo Marsaglia

Mattia Casse e Matteo Marsaglia © Agenzia Zoom

La tensione che corre veloce fra le Alpi Cozie e le Orobie appare particolarmente elevata anche in campo maschile dove il caso Mattia Casse-Matteo Marsaglia ha tenuto banco a lungo nella prima fase dei Giochi. La gestione della qualificazione olimpica da rivedere, lo scandalo dell’assegnazione dei posti da parte della FIS e la dura scelta a cui è stato sottoposto l’entourage azzurro in sede di convocazione ha costretto Casse a prendere parte a un “siparietto” poco piacevole che lo ha visto muoversi avanti e indietro dalla Cina nella speranza di far il proprio debutto a cinque cerchi. Un percorso che ha rischiato di cozzare con quello dell’amico Marsaglia a causa di tentativi, ancora da chiarire, che avrebbero spinto il romano a cedere il proprio posto a favore del bergamasco d’adozione. Se la forza dell’amicizia ha consentito di evitare un’esplosione interna, tutto ciò ha dimostrato quanto sia necessario rivedere la preparazione dello staff tecnico di fronte ad alcuni punti critici come l’assenza di un ricambio generazionale e a una debacle quasi totale degli uomini più attesi. Guardando verso Milano-Cortina 2026 l’orizzonte appare grigio poiché, eccetto i casi di Alex Vinatzer, Giovanni Franzoni e Filippo Della Vite, i giovani stentano a farsi avanti. E’ impossibile gettare tutta la colpa su di loro così come sui colleghi più anziani che possono vivere momenti no durante la propria carriera così come trovare condizioni difficili; è piuttosto necessario rivedere la struttura tecnica e offrire maggior fiducia a chi vorrà provare a farsi avanti evitando di metter uno sciatore contro l’altro.

Nazionale Italiana Curling - Olimpiadi Invernali 2022

Amos Mosaner e compagni alle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 © FISG

Risulta, poi, impossibile non citare il caso del curling, disciplina che ha destato la curiosità di milioni di italiani grazie all’oro ottenuto da Sara Constantini e Amos Mosaner nella mixed team. Un trionfo che, sull’onda dell’entusiasmo, in molti si sarebbero aspettati di poter replicare anche con la squadra maschile che si è però dovuta fermare al round robin. In grado di scuotersi soltanto negli ultimi match che hanno, comunque, regalato storici trionfi con Danimarca e Stati Uniti, gli azzurri hanno patito un’unione ritrovata soltanto a ridosso di Pechino 2022 e di non poter così sfruttare quella complicità che si crea con il passare degli anni. Gli screzi fra Mosaner e compagni paiono esser ormai alle spalle, tuttavia, quest’esperienza dovrà valere da lezione per l’intera spedizione italiana che dovrà puntare sulla solidarietà interna per svolgere un ruolo da protagonista alla rassegna casalinga.

Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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