Tanto lavoro, tanta fatica, spesso vana. Poche gioie, ma di peso.
In poche parole è così che potremmo riassumere la carriera di Alessandro De Marchi, un prototipo di corridore sempre più raro nel ciclismo moderno; uno di quei ragazzi nati per vivere giornate all’attacco.
Dal 2011, data d’entrata di Alessandro nel mondo del professionismo, quando si parla di tappe sulla carta adatte alle fughe, il suo nome compare costantemente tra quelli più gettonati nel provare a conquistare il successo con un tentativo da lontano.
Il “Rosso di Buja” ( questo il soprannome dell’atleta friulano ) arrivava a questa Vuelta in cerca di risultati concreti, non di semplici piazzamenti come tanti ne aveva raccolti negli ultimi anni. Infatti, prima della frazione di ieri, De Marchi era riuscito ad alzare le braccia soltanto 3 volte tra i professionisti.
La prima fu in maglia Liquigas nel 2013, quando, in un giornata tormentata dalla pioggia, giunse sul traguardo in solitaria nell’arrivo in salita di Risoul, ultima tappa di quell’edizione del Giro del Delfinato, vinto da Chris Froome.
Dall’anno successivo, il friulano iniziò ad avere un gran bel feeling con il Grande Giro che si disputa nella terra spagnola. Nella 7^ frazione della Vuelta 2014, il “Rosso di Buja” fu protagonista di un vero e proprio assolo, trionfando in solitaria nell’arrivo in salita di Alcaudete, distanziando di oltre 1 minuto e mezzo i primi compagni di fuga.
Nel 2015 le strade della Spagna sorridono nuovamente ad Alessandro: il corridore azzurro ( passato in BMC ) fa sua la 14^ tappa con arrivo all’Alto Campoo – Fuente del Chivo, dimostrandosi il più forte della fuga di giornata composta da 5 corridori, tra i quali anche Salvatore Puccio, 2^ al traguardo.
Ieri erano esattamente passati 3 anni da quello splendido trionfo in mezzo alla nebbia, l’ultimo della sua carriera. I 36 mesi tra il 5 settembre 2015 e il 5 settembre 2018 sono stati tutt’altro che facili per il friulano. Le uniche “soddisfazioni” erano arrivate grazie a qualche successo nelle cronometro a squadre, oltre al solito prezioso lavoro di gregariato per i suoi capitani.
A livello personale invece, nonostante i numerosissimi tentativi di fuga, il successo lo aveva solamente assaporato da vicino, come nella 5^ frazione di questa Vuelta dove, sul traguardo di Roquetes de Mar, De Marchi è tra i protagonisti della fuga del giorno, piazzandosi al 3^ posto, battuto in volata dal vincitore Simon Clarke e da Bauke Mollema.
Consapevole di essere arrivato a questa Vuelta in un’ottima condizione di forma ( da segnalare l’eccellente 6^ nel prologo di Malaga ), ieri ci ha riprovato con la convinzione dei giorni migliori. È stato il più forte di una fuga di 19 corridori, composta elementi di spicco in salita, tra i quali Thibaut Pinot, che ha provato a far saltare il banco tra i big della generale. Alessandro, sapendo che in volata sarebbe stato battuto, se n’è andato a meno di 30 Km dall’arrivo di Luintra. Il solo Jhonatan Restrepo ha avuto la forza e il coraggio di inseguirlo in quella coatica fase di gara; una volta raggiunto l’azzurro, sono andati di comune accordo fino all’ultima breve ascesa di giornata, momento in cui il “Rosso di Buja” ha forzato il ritmo per staccare con successo il colombiano della Katusha, nettamente più veloce di lui allo sprint.
Gli ultimi chilometri sono stati solo la realizzazione di ciò che era riuscito a fare: vincere di nuovo una tappa, esattamente 3 anni dopo l’ultima volta, sempre nella stessa corsa.
La chiusura di un cerchio caratterizzato da sofferenze, dubbi, delusioni. Alessandro è stato e sempre sarà un combattente vero; ultimo ad arrendersi, come la flebile ma sempre viva speranza che ardeva il suo animo di tornare ad assaporare il gusto del successo. Ci è finalmente riuscito.
https://twitter.com/BMCProTeam/status/1037357636973481984
La Spagna porta non bene, di più: aspettiamocelo ancora all’attacco, come sempre.
E per Innsbruck, uno come lui per la Nazionale sarà indispensabile!
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