“Mamma, io sono stanco di vivere in queste condizioni, con i topi che girano per casa e con la luce che va e viene. Riuscirò a raggiungere l’obiettivo a cui papà ha sempre mirato: sarò un giocatore professionista, ma soprattutto l’attaccante del Belgio”.
Fame, povertà e miseria. Queste le caratteristiche che descrivono al meglio l’infanzia di Romelu Lukaku, nato in uno dei sobborghi più poveri di Anversa, il 13 maggio del 1993.
Sin da bambino nutre un forte attaccamento alla propria famiglia; ama trascorrere le giornate con loro e come affermato in diverse interviste postume, gran parte della determinazione che lo contraddistingue, proviene dal legame con la madre. La donna che ha dato tutto per lui. Digiunava pur di far mangiare il piccolo Romelu ed il fratello Jordan, aveva sempre il sorriso stampato sul viso, nonostante intorno a loro l’acqua scarseggiasse e la corrente saltasse ogni giorno.“Non avevamo la doccia. Una volta a settimana riempivamo delle pentole, con l’acqua prelevata dal fiume e con questa riempivamo dei grossi secchi. Potevamo permetterci solo un pasto al giorno, costituito da pane e latte, che mamma allungava con l’acqua”.
Con il tempo Romelu riuscirà a trasformare queste mancanze in virtù, facendosi forza da solo e superando ogni tipo di difficoltà, dentro e fuori dal campo. Già dalla tenera età, si pone come obiettivo l’arrivo nel calcio professionistico – mai raggiunto dal padre Roger – nonché unico vero modo per trascinare con sé la famiglia fuori dalla miseria.
L’inizio della sua carriera non è dei migliori. A 6 anni l’allenatore lo relega spessa in panchina, ma dentro di sé il belga sa che è portato per fare questo nella vita e vuole dimostrarlo al mondo intero e al suo allenatore in primis. In poco tempo Romelu dimostra le proprie abilità. Stazza fisica fuori dal comune, grinta, determinazione e velocità rappresentano il mix perfetto in grado di creare una vera e propria belva. Nel giro di tre anni segna 116 gol in 75 partite e nel 2006 viene acquistato dall’Anderlecht – come affermerà in futuro, il club di cui è tifoso sin da bambino – per una cifra abbastanza cospicua. Fin dai primi giorni si mette in mostra per la propria personalità, grazie ad una scommessa con l’allenatore: “Mister, mi dia una possibilità e le prometterò che a dicembre sarò a quota 25 gol. In caso contrario pulirò tutti i pullman della squadra”. A novembre era già a quota 27 reti, per poi concludere a 41 al termine della stagione.
Nel 2011 decide di fare il primo vero salto di qualità, trasferendosi in Premier League al West Bromwich. Anche in questo caso dimostra il suo potenziale e segna a raffica, tanto che poco tempo dopo viene tesserato dall’Everton, dove continua a far valere il suo strapotere fisico, attirando su di sé gli occhi dei maggiori club europei. Nel 2015 viene acquistato dal Chelsea, approdando quindi alla corte di Mourinho. Da quel momento ha inizio la fase più complicata della carriera dell’attaccante belga. Romelu inizia a perdere la fiducia nei propri mezzi, non gioca più con continuità, soffre la concorrenza e viene pian piano relegato in panchina. C’è bisogno di cambiare aria: ecco che si presenta alla finestra il Manchester United, che decide di puntare sul riscatto di Lukaku. Le prestazioni non ripagano le aspettative, perciò il suo procuratore, Federico Pastorello, suggerisce a Romelu di prendere in considerazione una proposta dall’Italia, nello specifico dall’Inter. Il belga accetta questa sfida e viene accolto a Milano come un vero principe, con il compito di cingersi il capo con la corona, riportando i neroazzurri sul trono d’Italia. La vera svolta è l’incontro con mister Antonio Conte, molto simile a lui nell’approccio lavorativo: professionale, determinato e con l’obbligo di spingere sempre al massimo il proprio corpo. Da qui nasce un nuovo Romelu Lukaku, figlio della solidità di questo rapporto e del feeling speciale con il compagno di reparto, Lautaro Martinez. Il belga alla seconda stagione con la beneamata, riporta lo scudetto a Milano con diverse giornate d’anticipo. In questi due anni, domina ogni avversario fisicamente, in velocità non si prende e sotto porta non sbaglia mai.
Ciò che viene dopo è stato oggetto di dibattito più e più volte: ritorno al Chelsea con annessa polemica di tutti i tifosi nerazzurri, con successivo pentimento e sbarco a Milano nell’estate del 2022. Personalmente credo sia superfluo dilungarmi eccessivamente riguardo la seguente questione, ma credo che l’amore di Lukaku verso i colori dell’Inter sia totalmente vero e puro. D’altronde, come in ogni storia d’amore che si rispetti, a volte si sbaglia, ma l’importante è capire l’errore per andare avanti insieme. In questo caso, sembra che il libro narrante le vicende, aventi il belga ed i neroazzurri come protagonisti, sia ancora in corso di svolgimento e molte pagine lasciate bianche debbano ancora essere riempite d’inchiostro. Lo stesso inchiostro, che l’Inter e lo stesso Romelu, sognano venga utilizzato ad Istanbul, per incidere il nome della società milanese sulla prossima coppa dei campioni, regalando gioia eterna a tutti i tifosi e incoronando Romelu Lukaku, re di Milano.
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