E’ stato riproposto in libreria “La partita di pallone – Storie di calcio” per Sellerio editore Palermo. Presentato per la prima volta ai lettori dieci anni orsono. “La partita di pallone – Storie di calcio” rappresenta un faro per chi ritiene (a ragione) lo sport un’espressione culturale. Il libro che non può mancare, a mio modesto parere, nella libreria dei (tanti) sottoscrittori dello straordinario manifesto di VitaSportiva.
“Il gioco più bello del mondo”, “Riscaldamento”, “Novanta minuti”, “Dagli altri campi”, “Figurine”. Questi i macro-capitoli di un libro che raccoglie grandi firme che hanno utilizzato nella loro carriera la penna come una bacchetta magica scrivendo parole incantevoli. Da Vasco Pratolini a Gianni Brera. Da Mario Soldati a Stefano Benni. Autori che hanno creato e regalato alla storia dell’umanità splendidi testi, sono riuniti tutti insieme in questo libro sotto l’egida dello sport, del calcio. Laura Grandi e Stefano Tettamanti che hanno curato la raccolta per Sellerio editore Palermo nella loro introduzione hanno sottolineato la realtà e la verità. “L’embargo che l’intellettualità italiana aveva decretato verso lo sport e il suo racconto – hanno scritto – è stato da tempo ritirato”.
Quando “La Repubblica” capì l’importanza delle pagine sportive
Un esempio su tutti nella loro introduzione è stato quello del quotidiano “La Repubblica”. Fondato e diretto da Eugenio Scalfari nacque senza le pagine di sport, quasi a voler ostentare una superiorità (che non vi è se si omette cronaca e racconto del e dal monto sportivo). E, invece, marcia indietro e anzi raddoppio al contrario. “La Repubblica” ha avuto uno dei migliori a scrivere e occuparsi di sport, a coordinare le sue pagine, il Maestro, Gianni Brera. Una tradizione che è poi proseguita con altre firme di alta qualità. “La Repubblica” il lunedì non solo non snobbava più lo sport ma anzi usciva in edicola con un corposo spazio-inserto dedicato. Il lunedì, giorno per antonomasia del resoconto di calcio e altri eventi sportivi (quando non si spezzettava tutto, quando la domenica come cantava Rita Pavone “mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone”).
Il “calcio totale” from Amsterdam
Il libro inizia con le parole di Vladimir Dimitrijević. “Il calcio è il re dei giochi”. Musica e poesia di uno scrittore jugoslavo (poi serbo) che ha regalato ai posteri “La vita è un pallone rotondo”. Un libro, il suo titolo, ma anche una metafora della vita per tutti coloro che si emozionano osservando quanto avviene su un rettangolo di gioco. “La bellezza dell’Ajax all’apice della sua forza era come la bellezza del pensiero”. Jim Shepard per il capitolo “L’Ajax non difende mai”.
Il calcio totale. L’Olanda. Gli anni Settanta e la fotografia di un’epoca attraverso il calcio e un nuovo modo di giocare. Scendere in campo come gli olandesi ovvero affrontare il mondo con un piglio diverso. Con Pratolini, Brera, Soldati e Benni anche Manuel Vázquez Montalbán, Vittorio Sermonti, Osvaldo Soriano, Edmondo Berselli, Nick Hornby, Davide Enia. Questi solo alcuni dei ventisette nomi, delle ventisette penne provenienti dai cinque continenti che si sono dati appuntamento in questo libro.
“I giocatori recitano, con le gambe, una rappresentazione destinata a un pubblico di migliaia o milioni di infervorati che vi assistono, dalle tribune o dalle loro case, con l’anima in sospeso. Chi scrive l’opera? Il direttore tecnico? L’opera si burla dell’autore. Il suo sviluppo segue l’umore e l’abilità degli attori e in definitiva dipende dalla sorte che, come il vento, soffia dove vuole. Per questo lo scioglimento è sempre un mistero per gli spettatori e anche per i protagonisti, salvo in casi di corruzione o di qualche fatalità del destino”. Una partita di calcio ovvero il teatro. Questa la tesi di Eduardo Galeano. Autore che “come tutti gli uruguagi avrebbe voluto essere un calciatore” anche se, come dallo stesso confessato, era solo un sogno notturno. Un sogno che si infrangeva sui campetti di giorno.
Gianni Rivera “l’abatino”
Doveroso, poi, citare, di nuovo, il Maestro Brera. Il libro, infatti, si impreziosisce di “Rivera e Gigi Riva”, un capitolo con i suoi scritti. E se il “golden boy” venne ribattezzato da Brera con il nomignolo di “Abatino”, arriva anche una lezione di storia. Un legame indissolubile, cultura e sport. “Abatino è termine settecentesco, molto vicino – per dirla schietta – al cicisbeo, un omarino fragile ed elegante, così dotato di stile da apparir manierato, e qualche volta finto”. Anche se il grande Giovanni Luigi Brera detto Giôann confessava che le sue schermaglie con il “golden boy” del Milan che hanno fatto letteratura erano, forse, dettate dal dispetto dell’innamorato deluso.
“Prendeva in controtempo i difensori delle squadre avversarie e soprattutto quelli astiosi della morale comune, piccina, ipocrita, che di lì a poco sarebbe finita gambe all’aria, fintata da ben altri dribbling beffardi”. Cesare Fiumi uno dei ventisette ospiti di questo cenacolo culturale targato Sellerio. Le sue parole per creare il capitolo “Gigi Meroni. Una fotografia”. La lettura delle stesse per percepire come seguire calcio e sport significa andare di pari passo con gli avvenimenti, i mutamenti della società. Gigi Meroni, il calciatore ma anche il simbolo. Il modo in cui tocca il pallone come chiave di lettura di uno stile di vita.
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Vivere il presente e capire il passato come il migliore dei testi di storia. Un viaggio in un mondo suggestivo, il calcio, attraverso una scrittura altrettanto suggestiva. Racconti di ieri e di oggi, da leggere e rileggere, per capire come la scrittura ispira il calcio ed il calcio ispira la scrittura. Per avere la conferma di quanto chi segue lo sport ben conosce: ogni avvenimento, ogni evento sportivo è unico e irripetibile, in diretta, senza poterlo mettere “in pausa”. Senza sapere cosa potrà accadere. Senza “spoiler” per conoscere il finale prima del tempo. L’emozione di vivere la vita.
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