Esterno d’attacco nato nel 1997 a Quevedo, nella provincia di Los Ríos, in Ecuador, Bryan Cabezas è cresciuto nelle giovanili dell’Independiente del Valle: debutta in prima squadra all’età di diciassette anni in campionato contro l’Emelec, in un arido pareggio a reti bianche. Negli anni in patria diede il meglio di sé. Nel 2016 l’Independiente del Valle, dopo aver eliminato grandi squadre come Colo-Colo e River Plate, si qualificò per la prima volta nella sua storia alle semifinali della Copa Libertadores, dove incontrò il Boca Juniors, guidato da Carlitos Tévez in attacco. Una squadra che stava vedendo sbocciare in quei mesi il talento di Rodrigo Bentancur. Contro ogni pronostico gli ecuadoriani vinsero sia all’andata (2-1) sia al ritorno (2-3), e in entrambe le occasioni si iscrisse al tabellino dei marcatori un’appena diciannovenne Bryan Cabezas. L’Independiente del Valle raggiunse così la finale, dove però si fece superare dall’Atlético Nacional. Meno di un anno dopo Cabezas fu protagonista anche nella Copa America U20, in cui il suo giocava in casa, anche se alla fine del torneo si collocò al secondo posto, dietro l’Uruguay: cinque gol e due assist in nove partite, con una doppietta alla penultima gara del torneo contro la Colombia, e soprattutto con la vetta della classifica marcatori condivisa con Rodrigo Amaral (Uruguay), Marcelo Torres (Argentina) e soprattutto con un certo Lautaro Martínez (Argentina).
Bryan Cabezas nel 2016 contro il Boca Juniors in semifinale di Copa Libertadores
Al tempo, parliamo dei primi due mesi del 2017, l’ala ecuadoriana aveva già completato il suo trasferimento all’Atalanta. La Dea lo acquistò nell’agosto del 2016 per 2,5 milioni di euro: Cabezas diventò così il primo, e finora unico, giocatore ecuadoriano nella storia della squadra bergamasca. Il classe ’97 era stato portato in Italia dal direttore sportivo Giovanni Sartori, che al suo arrivo disse: “Lo seguivamo già da un anno, anche il Gremio aveva presentato un offerta ufficiale per lui, ma Bryan voleva giocare in Europa e ha scelto noi. Ha le potenzialità per fare una grande carriera, ma dipenderà tutto da lui e dalla sua testa“. Dichiarazioni che forse sullo sfondo nascondevano già un po’ di timore.
Cabezas arrivò per fare il vice del Papu Gómez e probabilmente risiede proprio nell’ex capitano dell’Atalanta il motivo principale per cui non è mai riuscito a trovare spazio: in quella stagione, la migliore della sua carriera a livello realizzativo, il Papu mise a referto sedici gol e dodici assist in trentanove partite. La stagione 2016/17 fu l’unica in cui di fatto Cabezas vestì la maglia dell’Atalanta, con una presenza in Primavera e una in prima squadra: venne lanciato da Gasperini allo Stadio Olimpico in un pareggio per 1-1 contro la Roma, in cui al bellissimo gol al volo di Jasmin Kurtic rispose Edin Dzeko, che sull’assist aereo di Momo Salah siglò il suo venticinquesimo gol in campionato. Cabezas entrò a venti minuti dalla fine al posto di Kurtic, che aveva sbloccato quella partita. Appena sceso in campo, fece emergere un evidente gap fisico rispetto agli altri giocatori in campo. La Dea riuscì poi a strappare un pareggio, salvata dai legni presi nel secondo tempo da Daniele De Rossi in rovesciata e da Radja Nainggolan.
Cabezas finì per rappresentare solo una delusione, sottolineata anche dall’esperto Stefano Borghi nel 2019, durante una nostra chiacchierata in cui lo eleggeva come un grande rimpianto per il calcio sudamericano. È rimasto un giocatore di proprietà dell’Atalanta dal 2016 fino al 2022, con in mezzo prestiti a dir poco fallimentari (Panathinaikos, Avellino, Fluminense, Emelec e Kocaelispor) e un crociato rotto nel novembre del 2021, infortunio che lo tenne lontano dal campo per otto mesi.
La prima e unica presenza di Bryan Cabezas con l’Atalanta, nel 2017 contro la Roma
Anche a livello di meri trasferimenti, Bryan Cabezas non è mai stato fortunato: incredibile quanto successe nel 2017, quando veniva dato per fatto il suo passaggio a titolo definitivo dall’Atalanta all’Independiente, in Argentina. Tutto saltò dopo che il suo cognome venne scritto male nei documenti dell’affare: nella traduzione del contratto in inglese, il cognome “Cabezas” venne per errore trasformato in “Heads” (teste, in inglese). L’episodio divenne subito virale sui social.
Nella prima parte della stagione 2017/18 prova a rilanciarsi in Grecia, nel Panathinaikos, con il quale però segna soltanto due gol in quattordici presenze. Dopo sei mesi viene mandato in prestito all’Avellino: zero gol in sette partite. Quella stagione è stata statisticamente la migliore per lui negli anni in cui ha giocato fuori dai confini ecuadoriani. Decide così di tornare in Sudamerica, al Fluminense (Brasile), ma lo spartito non cambia: cinque partite, zero gol. I motivi del così scarso impiego si possono identificare nella carente condizione fisica e in un rendimento eufemisticamente rivedibile. Quando torna in patria riesce a riscattare parzialmente il brutto passato: nel 2019 totalizza tre gol e quattro assist in trentacinque partite, tra tutte le competizioni. Quello fu l’anno in cui Cabezas segnò quello che finora è il suo ultimo gol, siglando una doppietta nella vittoria casalinga per 6-1 sul Mushuc Runa. Dopo un altro prestito fallimentare, nel Kocaelispor (Turchia), nel 2022 scade il suo contratto con l’Atalanta e, dopo un anno e mezzo da svincolato, nel 2024 si verifica un episodio molto simile a quello verificatosi nel 2017 con l’Independiente: il Nacional non solo aveva chiuso l’accordo per prenderlo, ma aveva addirittura annunciato ufficialmente il trasferimento sui suoi canali social. Alla fine per dei problemi nella documentazione l’accordo è saltato e Cabezas ha dovuto aspettare altri tre mesi prima di tornare finalmente a giocare, dopo aver trascorso due anni senza una squadra. La scorsa estate a dargli fiducia è stato il Sarmiento, club che quest’anno ha galleggiato nei bassifondi della classifica del campionato argentino. In realtà, utilizzare l’espressione “dargli fiducia” è un po’ azzardato, dal momento che in cinque mesi Cabezas è sceso in campo soltanto tre volte, per un totale di trentanove minuti. Tre partite giocate in quasi tre anni e un gol che manca addirittura dal 3 novembre del 2019, più di cinque anni fa.
Cabezas al Mondiale U20 con l’Ecuador
Questa la storia di un talento che, dopo aver fatto sognare un intero continente con le sue promesse di gloria, è scivolato lungo il crinale del destino, tra infortuni, documenti sbagliati e occasioni mancate, lasciandoci con la struggente immagine di ciò che poteva essere ma non è mai stato. Un talento che nemmeno Gianpiero Gasperini, famoso per aver fatto esplodere giocatori come Luis Muriel, Ademola Lookman, Rasmus Højlund o Charles De Ketelaere, è riuscito far sbocciare definitivamente.
Immagine in evidenza: © CONMEBOL
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