Siamo dentro alla pausa estiva, importante per delineare quelli che sono i valori in campo delle vetture e per riflettere su ciò che questo campionato ci sta insegnando.
Sin dalla prima tappa del mondiale non sono certo mancati colpi di scena che hanno stravolto l’andamento delle gare.
Probabilmente stiamo assistendo ad una delle stagioni più avvinceti dall’inizio del nuovo millennio.
Un equilibrio di performance che poche volte si è visto, specialmente dall’inizio dell’era turbo-ibrida.
Abbiamo una Ferrari che a livello tecnico mantiene la sua forza nella stradistica e nella trazione, ma migliorata sensibilmente sul fronte power-unit, raggiungendo la Mercedes in termini di potenza, se non superandola, consentendogli di essere competitiva quasi in qualunque tracciato. Una fattore che non la rende competitiva solo in gara, grazie ad una migliore gestione delle gomme rispetto ai rivali per la quale sempra molto in palla, ma soprattutto in qualifica, come testimoniano le 5 pole ottenute da Vettel, già di per sè un animale daqualifica. Ma solo due di queste pole sono state tramutate in vittoria, sia causa di eventi non certo favorevoli al tedesco della Ferrari (come le Safety Car in Cina e Baku) sia a causa di errori pesanti del medesimo (parlando ovviamente della sciagura di Hockenheim). Il tedesco, pur autore di imprese, come il sorpasso su Lewis Hamilton in Austria oppure quello su Valtteri Bottas in Gran Bretagna decisivo per la conquista della vittoria in terra inglese o come la vittoria in Bahrain dove si difese sempre da Bottas con gomme soft usate da 40 giri contro le gomme medie del finlandese, deve limitare fortemente gli errori se vuole avere qualche speranza di vincere il mondiale che per ora è nelle mani di Hamilton per 24 punti. Quest’ultimo può comunque contare su una Mercedes che dal canto suo comunque rimane sempre la scuderia da battere, che ha ancora come suo punto di forza la competitività nelle piste veloci e la stabilità areodinamica. Fatto sta che Hamilton sia stato autore di qualifiche a dir poco impressionanti e di performance da leggenda sul bagnato, in una stagione in cui dovrà lottare molto, vista la velocità della Ferrari.
Una lotta che rimane accesa non solo nel mondiale piloti, ma anche nel mondiale costruttori, con entrambe le scuderie che possono comunque contare su seconde guide veloci e costanti, come Bottas e Kimi Raikkonen. Il primo è stato a volte sfortunato, come nel caso della foratura all’ultimo giro del Gran Premio di Azerbaijan, ma ha dimostrato che quando è in giornata sia in qualifca che in gara è capace di stare davanti al compagno di squadra; mentre il secondo può fregiarsi degli otto podi ottenuti (seppur senza vittorie) contro i sette di Vettel, di cui gli ultimi 5 consecutivi, a dimostrazione del buonissimo periodo di forma del pilota di Espoo.
Nonostante che la rivalità nel mondiale sia comunque un discorso che riguardi soltanto Ferrari e Mercedes, il terzo incomodo è rappresentato dalla Red Bull, che è riuscita più volte a capitalizzare ciò che è stato lasciato per strada dalle prime due scuderie, come nel caso delle vittorie ottenute in Cina e in Austria. L’unica vera vittoria di superiorità da parte della scuderia anglo-austriaca è stata quella nel Principato di Monaco, in quella che fu la vittoria della redenzione per Ricciardo, dopo il conto in sospeso aperto dopo la figuraccia ai box del suo team nel 2016 che gli scippò una vittoria strameritata. Una vettura che si conferma perfomante a livello di stradistica ma che ha dovuto fare i conti con due fattori: l’inizio di stagione disastroso per Max Vestappen e la scarsa potenza e affidabilità del motore Renault, con la quale il team ha chiuso i rapporti contrattuali passando al motore Honda (tanto vituperato ai tempi della McLaren) a partire dal 2019. Un altro fattore che potrebbe influenzare, seppur a livello emotivo, l’andamento della stagione potrebbe essere l’annuncio del passaggio di Daniel Ricciardo alla Renault dall’anno prossimo, stanco sia di guidare una vettura competitiva, ma non ancora da titolo, sia dell’ombra di Verstappen, pur avendo portato a casa una vittoria in più rispetto all’olandese.
Anche la lotta per il quarto posto costruttori è avvincente, con la Renault che deve guardarsi alle spalle dalla sempre più emergente Haas, nonostante abbia un vantaggio abbastanza rassicurante e dei piloti, Hulkenberg e Sainz, veloci, affidabili e costanti, soprattutto se parliamo del tedesco, settimo in classifica piloti, il primo dopo i piloti dei top team. Mentre la Haas può fare affidamento ad un buonissimo Kevin Magnussen, autore probabilmente della sua miglior stagione in carriera nel circus, mentre il compagno Grosjean non è stato altrettanto costante e affidabile, nonstante la maggior esperienza rispetto al danese.
Più indietro troviamo la Force India alle prese con problemi economici non indifferenti, con il team anglo-indiano che è stata sotto amministrazione controllata nel Gran Premio d’Ungheria prima di essere acquistata da un consorzio di imprenditori guidato da Lawrence Stroll, il papà dell’attuale pilota della Williams Lance. Nonostante tutto, riesce a a conquistare numerose volte la zona punti e addirittura un podio con Sergio Perez nel Gran Premio di Azerbaijan, l’unico podio conquistato da un pilota non-Ferrari/ Mercedes/ Red Bull, perciò oro colato per la scuderia della Pantera Rosa.
Ad inseguire la McLaren, tenuta a galla da un interminabile Fernando Alonso, l’unico diamante all’interno di una scuderia alle prese con una crisi tecnica importante nonostante il passaggio al motore Renault. E pensare che Fernando nel team-radio dopo il Gran Premio d’Australia dopo aver chiuso quinto al traguardo tenendo dietro il demonio Max Verstappen, aveva pronunciato l’urlo di battaglia “now we can fight“, ma la vera questione era per cosa, non certo per le prime posizioni.
Molto più arretrata la Toro Rosso, che comunque, con l’emergente Pierre Gasly, ha ottenuto un quarto posto in Bahrain e un sesto posto in Ungheria, con una strepitosa qualifica nel bagnato; tant’è che Gasly potrebbe essere tra i papabili compagni di squadra di Max Verstappen nel 2019 in Red Bull. Mentre il compagno e campione del mondo Endurance Brendon Hartley si è dovuto accontentare di appena 2 punti, in una stagione in cui l’ha visto anche vittima di incidenti anche tosti (basti pensare a Barcellona, Montreal e Silverstone).
L’Alfa Romeo-Sauber, nonostante le difficoltà teniche degli ultimi anni, può contare sul potente motore della Ferrari, ma soprattutto sulle eccezionali prestazioni del debuttante Charles Leclerc, campione di GP3 e di F2, che sembra destinato a prendersi la scena del campionato per i prossimi anni.
Fanalino di coda, tristemente, la Williams, in una crisi economica spiazzante, dalla quale neanche l’avvento di Paddy Lowe dalla Mercedes come direttore tecnico è riuscito a sovvertire la situazione. Da considerare pure la futura perdita di Stroll visto l’acquisto della Force India da parte del padre Lawrence, che garantiva un cospicuo apporto economico alla scuderia di Grove. L’unica opzione di sopravvivenza può essere quella di diventare un team junior della Mercedes, ma è chiaro che una cosa del genere per gli appassionati di Formula 1 che hanno assistito ai periodi di gloria della scuderia non è certo una cosa semplice da digerire.
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