Motomondiale

La crisi di Yamaha e Honda

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Fino a poco tempo fa, Yamaha e Honda erano costantemente al vertice della MotoGP, massima serie delle corse motociclistiche, nata nel 2002 come sostituta della classe 500. Dai primi anni Duemila sino al 2019 le case giapponesi hanno dominato il Motomondiale facendo dei marchi nipponici, un dominio assoluto. In quegli anni, solamente la Ducati fu in grado, nel 2007, grazie al pilota australiano Casey Stoner, di interrompere, anche se per un solo anno, la tradizione giapponese. Dopo un paio di stagioni transitorie però, Borgo Panigale ha cominciato ad imporsi concentrando gli sviluppi sull’aerodinamicità. Lavoro che ha causato progressivamente la crisi di Yamaha e Honda.

L’inizio del declino

Inizialmente quel binomio Marc Marquez-Honda, contando i sei titoli mondiali vinti in sette anni, sembrava impossibile da abbattere, ma un infortunio dello spagnolo, aggravato da molteplici interventi, fece capire che quel dominio fosse soltanto un’illusione. Nascosti sapientemente dalla maestria di un fuoriclasse, i difetti venivano mascherati da una guida estrema che permetteva solamente a Marquez di plasmare la moto, in base alle proprie abilità. La dimostrazione arrivò il 18 aprile 2021, quando, nove mesi dopo, Marc tornava nuovamente in pista con una moto completamente diversa. Iniziava così un declino inaspettato, dettato sicuramente dalla scarsa condizione fisica del proprio leader, aggiunta all’ascesa innovativa Ducati.

Mentre in Yamaha…

I problemi sembravano derivare da una mancata reattività della squadra, più interessata a far firmare contratti piuttosto che portare migliorie al livello tecnico. Valentino Rossi più volte aveva ribadito, sul finire della carriera, quanto le cause principali di una mancata prestazione fossero attribuibili ad un’assenza di grip posteriore che contribuivano al degrado della gomma. Una caratteristica che ha messo in difficoltà molti piloti e tutt’ora quelli attuali come Fabio Quartararo, ad esempio, che sta sollecitando i tecnici affinché qualcosa cambi nella sede di Iwata, in Giappone.

Gli aiuti della direzione gara

ll Motomondiale terminato a metà novembre ha confermato la crisi delle moto asiatiche con un peggioramento dei risultati, rispetto all’anno precedente. Yamaha dai 196 punti della passata stagione ai 124 del 2024 e Honda, che dai 185 punti di dodici mesi fa, arriva agli appena 75 di quest’anno. Nonostante le concessioni consentite dal regolamento, ove i team che hanno totalizzato meno del 35% dei punti nella passata stagione hanno la possibilità di effettuare un maggior numero di test privati, il distacco dagli avversari sembra ancora impossibile da accorciare. Segnano entrambe una stagione di basso profilo con addirittura oltre quaranta secondi dal vincitore, come è successo alla Yamaha a Spielberg, in Austria.

La concorrenza

Strappato dall’ingegneria Aprilia, l’approdo di Gigi Dall’Igna ha segnato l’inizio di nuova era, targata Ducati. Ha saputo anticipare il futuro della MotoGP con l’introduzione di sviluppi aerodinamici, all’inizio contestati dai rivali ma poi ampiamente compresi nella propria efficacia e, per questo, successivamente copiati. Tre anni più tardi dall’ingaggio che sembrava poco evolutivo, l’arrivo delle alette che gli farà conquistare assieme alla squadra cinque titoli costruttori, causando così una lenta crisi di Yamaha e Honda.

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Andrea Iannone durante le qualifiche, Valencia 2016

Messe ai lati del cupolino ed aggiunte più recentemente al codone, le alette servono a far mantenere il contatto tra la pista e le ruote. Accade ad elevate velocità che la resistenza aerodinamica riduca il peso della ruota anteriore, rischiando così l’impennata. Proprio per questo motivo esistono dei sensori che riducono quel poco di potenza per non far sollevare la ruota anteriore. Ma ridurla significa rallentare e per chi lavora con prototipi che toccano i 300 km/h, non è certamente tra i propri ideali. Gli ingegneri Ducati hanno incentrato il lavoro su questo bilanciamento: cercare di ridurre potenza ma al contempo stesso di acquisirla, accelerando. Dunque, il ruolo fondamentale di queste alette è quello di generare un carico tra avantreno e retrotreno, in modo tale da ‘schiacciare‘ la moto a terra.

Le cause della crisi

Ad oggi però la crisi di Yamaha e Honda non è solo un ritardo a livello aerodinamico da entrambi le parti, ma anche di un mancato funzionamento del posteriore. Da una parte il mancato grip, dall’altra, in Honda, problemi costanti con le gomme che si ripercuotono sulla trazione. Il pilota ufficiale della HRC Luca Marini ha raccontato delle difficoltà con le gomme Michelin che avvantaggiano un assetto completo tra anteriore e posteriore. Tutti i piloti lamentano della sostituzione da Bridgestone a Michelin, riscontrando una difficoltà nella gestione. Difficilmente le gomme entrano in temperatura nei primi giri di gara e quelle rare volte in cui succede, poi, si consumano neanche a metà della corsa.

Due direzioni diverse per trovare la soluzione

Una volta emersi i primi risultati del lungo lavoro degli avversari, il metodo infallibile giapponese è crollato, esponendo le case costruttrici ad un importante fallimento. Una crisi a cui però stanno cercando di rimediare seguendo direzioni diverse. La Yamaha segue il metodo Ducati rubandole il team satellite neocampione del mondo, Pramac. Quattro in pista dal prossimo anno con la possibilità di sfruttare quelle non ufficiali, per testare nuovi sviluppi grazie alle collaborazioni intraprese con produttori italiani. Da Dallara sino a Massimo Bartolini come direttore tecnico. La Honda affida anche lei al nuovo direttore tecnico Romano Albesiano la rinascita della squadra, che, oltretutto, dovrà affrontare un addio economico importante. Repsol, dopo trent’anni di sponsor, ha deciso di abbandonare lasciando il ruolo nelle mani di Castrol.

Il futuro

In questo momento in cui l’alba non sembra arrivare, il futuro delle case giapponesi è racchiuso nel cambio regolamento che avverrà solamente nel 2027. Cambio che porterà ad una diminuzione notevole degli sviluppo aerodinamici su cui Ducati ha basato il proprio successo. Restano comunque ancora due anni di gare in cui poter ritrovare l’assetto vincente.

Immagine in evidenza: © @Rins42, X

Sofia Campoli

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