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Jannik Sinner: l’ascesa verticale del tennis azzurro e il paragone con gli “one man show italiani” più famosi

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La storia sportiva italiana ha vissuto momenti in cui, in diversi sport, il numero uno indiscusso batteva bandiera tricolore. Gli esempi più lampanti sono, partendo dalla nascita delle pay-tv in territorio peninsulare, Alberto Tomba, Marco Pantani e Valentino Rossi.

Quando loro gareggiavano l’Italia intera si fermava. Presa da quell’insana voglia mista a eccitazione che pervadeva il corpo di appassionati e non, conscia del fatto che da un momento all’altro avrebbe assistito a un tassello che componeva il grande puzzle della storia dello sport e delle rispettive discipline in particolare.

Alberto Tomba però è venuto dopo Gustav Thöni e Piero Gros, Marco Pantani dopo Fausto Coppi e Felice Gimondi e Valentino Rossi dopo Giacomo Agostini, pionieri del primo periodo televisivo di sci alpino, ciclismo e motociclismo. Atleti in grado di cambiare la percezione dei rispettivi sport agli occhi della popolazione italiana. Infatti, se l’affermazione di Tomba, Pantani e Rossi è stata la naturale evoluzione della strada aperta da Thöni-Gros, Coppi-Gimondi e Agostini, non si può dire lo stesso per Jannik Sinner.

“How many special people change? How many lives are livin’ strange?” L’apertura di “Champagne Supernova” degli Oasis è probabilmente la prima serie di parole venuta in mente a chi, come me, quella notte tra il 26 e il 27 agosto del 2019, a partire dall’1 (allego foto per i miscredenti), come perfetti gufi a proprio agio con il buio di fine estate, ha assistito alla prima partita in un tabellone principale del Grande Slam di un ragazzo italiano di 18 anni e 10 giorni. Alto e mingherlino, dai capelli riccioluti e rossi e con il volto pieno di lentiggini. Battesimo di fuoco perché avvenuto contro un tre volte campione Slam come Stanislas Wawrinka. Quella partita è stata vinta dal nativo di Losanna per 3-1, con il tennista di stanza a Bordighera capace però di impegnarlo per quasi 3 ore grazie alle risposte al servizio da giocatore di livello e a uno schiocco della palla difficilmente ascoltato prima per un ragazzo di quella corporatura e di quell’età.

Sin da quella partita, a sette mesi e due giorni dal primo titolo Challenger vinto, a Bergamo, peraltro divenendo il più giovane tennista italiano a vincere un titolo Challenger, si vedeva che Jannik Sinner avesse qualcosa di speciale e di innato. Qualcosa che passava una volta ogni 20 anni (neanche a farlo apposta nato come Roger Federer in agosto, sotto il segno del Leone, lui il 16, lo svizzero l’8 e come l’otto volte vincitore del Torneo di Wimbledon in un anno che termina con l’1, posizione occupata da entrambi, ma a questo ci arriviamo in seguito, 2001 l’azzurro vs 1981 il nativo di Basilea). Insomma, per gli amanti della numerologia, i classici corsi e ricorsi storici, misti a una facilità di rilascio colpi da predestinato.

Jannik Sinner è, infatti, una supernova atterrata in Italia non si sa come e non si sa quando. Sta cambiando completamente il concetto di uno sport differente dal calcio, il tennis, a tre anni esatti dal ritiro dell’ultimo grande sportivo azzurro in grado di monopolizzare le domeniche nonostante la spietata concorrenza del pallone. 

Non penso sia un caso che Marco Pantani abbia fatto la doppietta Giro-Tour nell’anno del ritiro di Alberto Tomba (1998) o che Valentino Rossi abbia conquistato il primo titolo nella classe regina del motociclismo nell’anno in cui Marco Pantani iniziò il suo periodo di depressione (2001) che lo portò, inevitabilmente, a quel maledetto 14 febbraio 2004. 

“È un caso che…” è l’incipit, straordinario, di una delle scene cult del film del 2008 di Paolo Sorrentino “Il divo”, nella quale Eugenio Scalfari pone una serie di domande, a dir poco provocatorie, a Giulio Andreotti, ripercorrendo tutta la sua storia e la sua carriera politica dal 1947 al 1993 (anno di ambientazione del film), praticamente l’intera Prima Repubblica, fatta di luci ed ombre.

E quindi, parafrasando Eugenio Scalfari, io al caso ci credo e penso che nel 2021, anno del ritiro di Valentino Rossi, Jannik Sinner sia piombato con forza nelle case degli italiani “con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così” e da allora, quindici dopo quindici sia arrivato dritto al cuore anche di chi, il tennis, non sa nemmeno che si gioca con le racchette. Perché se é vero che tra il 27 agosto 2019 e il novembre del 2021, ultimo mese da professionista sulle due ruote per il campionissimo di Tavullia, sono intercorse ben 28 lune, è anche certo che Jannik Sinner sia diventato più grande, più maturo e sempre più consapevole di ciò che avrebbe potuto significare per una nazione intera. Pronto a prendere lo scettro di “one man show”, nonostante questa locuzione sia quanto di più lontano ci sia rispetto al suo modo di essere.

L’ultima gara di Valentino Rossi è datata 14 novembre 2021, la prima partita di Jannik Sinner alle ATP Finals (il torneo di fine anno che ingloba i migliori 8 tennisti al mondo della stagione corrente) è datata 16 novembre 2021. Quando, con un doppio 6-2 l’allora ventenne sconfisse l’amico Hubert Hurkacz rivelandosi, ancor di più, al grande pubblico. Per quanto tutti gli addetti ai lavori ormai gli avevano appuntato il famosissimo circoletto rosso, marchio di fabbrica delle telecronache del più grande di tutti per quanto riguarda il tennis, Rino Tommasi.

Non è un caso quindi che la stagione 2021 sia il primo, vero, spartiacque della storia di Jannik Sinner e del popolo italiano. La malinconia per la pensione del più grande motociclista della storia lascia spazio all’eccitazione per qualcosa di nuovo, che potrebbe portare ad alcunché di mai visto prima nel tennis italiano: diventare il numero uno della disciplina, cosa che l’Italia intera non ha mai avuto.

La storia di Jannik Sinner, quindi, è intrecciata sì con gli altri tre protagonisti di questa storia, ma avulsa dal contesto di evoluzione naturale della quale sono stati massimi esponenti Alberto Tomba, Marco Pantani e Valentino Rossi. I quali hanno seguito una scia lunga data dai loro predecessori e hanno portato i loro nomi nell’immaginario collettivo di tre sport che con l’Italia hanno sempre avuto un grande feeling (sci alpino, ciclismo e motociclismo), a differenza del tennis, mai portato alla ribalta in territorio italico. 

Basti pensare, infatti, che l’unico torneo del Grande Slam vinto in era Open (dal momento in cui la federazione tennistica internazionale nel 1968 ha aperto ai professionisti i tornei che fino ad allora erano riservati ai dilettanti, dotandoli dei relativi montepremi in denaro), è stato il Roland Garros del 1976 conquistato da Adriano Panatta, l’unica Coppa Davis ottenuta, sempre nel 1976 e mai nessun atleta azzurro si è issato al primo posto della classifica mondiale.

Jannik Sinner ha portato il tennis su un altro livello, mai raggiunto da alcun esponente del Bel Paese. Crescendo di giorno in giorno, di partita in partita, dal 16 novembre 2021. Conquistando prima il primo torneo di sempre di categoria Masters 1000 sul cemento per un italiano, poi la prima finale di sempre per un italiano alle ATP Finals. E poi ancora la Coppa Davis 47 anni anni dopo l’ultima e unica volta, il record di vittorie in una stagione per un tennista italiano (64), il primo torneo di sempre del Grande Slam sul cemento per un tennista italiano (Australian Open). Il 10 giugno 2024, è il primo tennista italiano a conquistare il vertice della classifica mondiale, a cui seguirà il secondo torneo del Grande Slam (US Open), naturalmente prima affermazione per un tennista italiano e la storia è ancora in corso.

A 23 anni è già il tennista italiano più forte e titolato di sempre (17 titoli). Ha un’etica del lavoro spaventosa e migliora in ogni aspetto del suo gioco di partita in partita. A 23 anni ha già il potere di far fermare l’Italia intera per ogni suo match, come Tomba, Pantani e Rossi. Con la sola differenza che le loro gare erano tutte in chiaro e fruibili all’intera popolazione, mentre i match di tennis sono perlopiù in pay-tv. A 23 anni ha portato il tennis a essere il secondo sport più seguito d’Italia con il 39% dopo solo il calcio (53%) e davanti a mostri sacri come Formula 1 (38%), pallavolo-atletica (31%), nuoto-motociclismo (29%), ciclismo (26%), pallacanestro (22%) e sci alpino (21%).

Dati: https://www.sportefinanza.it/2024/04/08/sport-piu-seguiti-italia/?refresh_ce

A 23 anni ed esclusivamente in pay-tv ha già raggiunto quasi 2 milioni di spettatori per la finale degli Australian Open (1.914.000 spettatori con il 18% di share totale e il 60% di share pay e un picco di oltre 2.600.000 sul match point). 

In pay-tv + chiaro:

  • 6.686.000 milioni con il 35.9% di share totale per la finale delle ATP Finals (vs Djokovic);
  • 5.700.000 milioni con il 28.5% di share totale per la finale di Coppa Davis (vs De Minaur); 
  • 3.254.045 milioni con il 17.5% di share totale per la finale degli US Open (vs Fritz);
  • 3.213.000 milioni con il 23.7% di share totale per la semifinale delle ATP Finals (vs Medvedev);
  • 2.849.000 milioni con il 22.4% di share totale per la semifinale di Coppa Davis (vs Djokovic).

(Dati: Nicola89144151 x https://simonesalvador.it)

E c’è una cosa che, probabilmente, lo issa già al primo posto nella classifica dei più grandi sportivi italiani a tutto tondo: il non aver avuto un traino da parte di altri tennisti connazionali ma creandosi da zero con un unico obiettivo, essere lui lo stimolo per portare il tennis in Italia a livelli mai visti prima.

Lunga vita a Jannik Sinner.

V. Giuseppe Greco
Nasco in collina, poi Lettere sul mare, Parigi nel cuore e le Dolomiti nell'anima. Scrivo di sport, di amore, di cinema e di viaggi. Faccio politica.

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