“Era l’anno dei mondiali quelli del sessantasei. La regina d’Inghilterra era Pelé ”.
Così cantava Antonello Venditti nel 1986 all’interno del suo celebre brano “Giulio Cesare” ripercorrendo quegli anni dell’adolescenza passati sui banchi di uno dei più celebri licei di Roma. Il tutto nel segno di Edson Arantes do Nascimento, noto a tutti come Pelé. “O’ Rey” era infatti reduce dal doppio titolo iridato conquistato nel 1958 in Svizzera e nel 1962 in Cile per cui all’edizione inglese della Coppa del Mondo si presentava come un vero divo del mondo pallonaro.
Eppure per l’attraversamento del Canale della Manica non fu così tranquillo per il più grande giocatore della storia così come per i compagni di quel formidabile Brasile, capace di dominare letteralmente la scena mondiale a cavallo di due decenni. Lungo il percorso che portava i campioni iridati (già qualificati di diritto) alla corte di Elisabetta II vi fu certamente un episodio che gli appassionati di calcio tricolore ricordano con grande piacere, la celebre amichevole del 12 maggio 1963.
In quel momento l’Italia non è certamente una delle squadre più in vista del pianeta. Arriva a quell’appuntamento dopo esser stata eliminata meno di dodici mesi prima dai padroni di casa del Cile in un girone chiuso con quattro punti complice il pareggio a reti bianche con la Germania Ovest e il successo inutile con la Svizzera. In quella formazione muovono i passi alcuni dei futuri protagonisti della disfatta di quattro anni dopo in terra britannica fra i quali i bolognesi Giacomo Bulgarelli e Ezio Pasciutti, il fiorentino Enrico “Ricky” Albertosi a cui si aggiunge l’altisonante nome di un promettente diciottenne, Gianni Rivera. Appare invece il canto del cigno per il capitano del Milan Cesare Maldini così come per il magico trio oriundo composto da Humberto Maschio, Josè Altafini e Omar Sivori.
In un undici da rodare e soprattutto da rilanciare dopo il disastro sudamericano, a spiccare è sicuramente la personalità del commissario tecnico Edmondo Fabbri, noto per aver trascinato il Mantova dalla Serie D direttamente alla massima divisione. Costretto a far i conti con il dualismo fra il Bologna di Fulvio Bernardini e la Grande Inter del “Mago” Helenio Herrera, l’allenatore emiliano giunge al 1963 in un clima sicuramente non semplice, costellato di aspettative in vista degli Europei 1964. Ad attrarre l’attenzione dei tifosi diventa quindi l’amichevole del 12 maggio 1963 con il Brasile, in tournée in Europa tesa a sperimentare nuovi innesti affrontando al tempo stesso le principali formazioni del Vecchio Continente.
A fare specie fra i Verdeoro sono sicuramente le condizioni di Pelé, impiegato da Vicente Feola alternativamente nelle sei partite giocate nelle settimane precedenti, ma soprattutto reduce da un incidente fuori dal terreno di gioco. L’asso sudamericano era stato infatti coinvolto il 6 maggio precedente in un incidente stradale con i compagni di squadra Djalma Santos e Zito nel quale il taxi su viaggiavano si era trovato a scontarsi con un tram. Un inconveniente sicuramente poco piacevole che lascia pesanti strascichi sul fisico di Pelè, già sfiancato dai diversi match giocati e giunto a San Siro non certo nelle migliori condizioni.
A salire in cattedra a quel punto è un arcigno mediano originario di Cusano Milanino, Giovanni Trapattoni, pedina importante del Milan e futuro allenatore di successo. A differenza di quanto si possa pensare, Pelé riesce a toccare più o meno 3-4 palloni in circa ventisei minuti di gioco prima di esser irrimediabilmente sostituito da Quarentinha, Uno smacco per la “perla nera” che deve lasciare il terreno verde a causa di un fastidio al ginocchio e abbandonare i compagni in balia degli azzurri, in vantaggio al ’35 con Angelo Sormani.
Basterà attendere qualche minuto per il raddoppio firmato da un debuttante di lusso, un certo Alessandro Mazzola, figlio del capitano del Grande Torino Valentino e già protagonista con la maglia dell’Inter. Sulla strada di “Sandrino” passa Rivera che, quasi con un atto di bontà, decide di cedere il rigore al connazionale permettendo all’Italia di trovare nuovamente la via della rete al ’39.
Quella segnatura galvanizza Mazzola che si prende tutta la scena regalando nel secondo tempo anche l’assist decisivo per il terzo gol di Bulgarelli, deciso a ringraziare il giovane figlio d’arte in seguito al gol realizzato al ’76: “Merito di Sandrino Mazzola – commenterà l’idolo di Bologna nel dopo gara – Mi ha dato una palla che non potevo sbagliare”
Gli highlights di quella storica partita
Quel tripudio rimarrà tuttavia un unicum per molti, a partire da Trapattoni che nei mesi successivi sparirà gradualmente dai radar di Fabbri chiudendo la propria carriera in Nazionale con diciassette presenze e un gol realizzato un mese dopo nuovamente al Brasile. Discorso diverso invece per Rivera e Mazzola che inizieranno a contendersi la “palma” di leader della squadra dando vita sotto la guida tecnica di Ferruccio Valcareggi alla celeberrima “staffetta” che ci condurrà in finale con i sudamericani ai Mondiali del 1970.
Proprio quel match diventerà infine la grande rivincita di Pelé che, dopo essersi dimostrato un umano per un pomeriggio, tornerà ad esser extraterrestre in quel di Città del Messico vincendo per la terza volta la Coppa Rimet e mandandola così definitivamente in bacheca.
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