Finalmente è iniziato il campionato di Serie A 2019/2020, tra novità regolamentari, tecniche e le immancabili polemiche arbitrali. In questo articolo vogliamo fare una breve e parziale analisi di alcune partite che abbiamo visto, consapevoli che la prima giornata non può fornire indicazioni nette e definitive, ma altrettanto certi di aver potuto ricavare alcune indicazioni interessanti.
Partiamo da Parma-Juventus, la prima partita in assoluto del nuovo campionato. Nel primo tempo abbiamo visto la Juve cercare l’applicazione di alcuni principi di gioco cari a Sarri (assente per malattia e sostituito dal vice Martusciello), con molti dialoghi sullo stretto alternati ad improvvise verticalizzazioni sulla fascia destra, dove Douglas Costa ha fornito una prestazione più che buona. In alternativa la giocata veloce in zona centrale dove un recuperato Higuain ha fornito sponde a Cristiano Ronaldo in posizione di seconda punta. Molte le occasioni create dai bianconeri che forse meritavano più di una marcatura, convincente il 4-3-3 asimmetrico in fase offensiva. Allo stesso tempo la difesa alta appare da registrare, visto che il Parma nelle sue incursioni è sembrato più volte potenzialmente pericoloso, con la qualità del pacchetto difensivo juventino che ha saputo comunque limitare i danni. Nel secondo tempo la squadra bianconera si è disunita, forse a causa di una condizione atletica per forza di cose non ancora brillante, fino a rinunciare ad alcuni principi di gioco intravisti nella prima frazione e riproporre una modalità di gestione della gara più simile alla poco spettacolare e molto cinica Juve di Allegri. Il Parma ha anche preso coraggio e costretto Szczęsny ad un paio di buoni interventi. Comunque nonostante il risultato stretto, la vittoria della Juve non è mai stata in discussione, troppa la distanza tecnica tra i contendenti. Il Parma dal canto suo non è molto diverso da quello già visto l’anno scorso, squadra corta e compatta, dal baricentro basso, che cerca insistentemente ripartenze veloci verticalizzando su Gervinho.
Passiamo a Fiorentina-Napoli, forse la partita più spettacolare della giornata. Al netto del grave errore arbitrale sul rigore assegnato a Mertens, che ovviamente condiziona il risultato finale, abbiamo visto una Fiorentina molto bella e vivace, con un pressing organizzato che per lunghi tratti di primo tempo ha impedito lo sviluppo del gioco ai partenopei e soluzioni offensive sempre in grado di creare pericoli. Traballante la fase di non possesso e da rivedere alcune prestazioni individuali a centrocampo, ma la strada per una stagione divertente sembra tracciata. Il Napoli dal canto suo ha dimostrato più maturità, sapendo aspettare i momenti giusti per colpire l’avversario, con un reparto offensivo in grande spolvero e una gestione finale del risultato da squadra matura. Tuttavia alcuni sbandamenti nella fase centrale della partita, con la squadra spezzata spesso in due tronconi e pochissimo filtro a centrocampo, potrebbero essere un segnale d’allarme già in vista della seconda giornata, dove gli azzurri dovranno fronteggiare la Juventus a Torino.
La prima domenica di campionato ci propone Udinese-Milan nel tardo pomeriggio. La squadra milanese è apparsa più indietro di tutte le altre big, proponendo un gioco di possesso molto sterile e rischiando di subire ben più del singolo goal incassato. La sensazione è che mercato e scelte dell’allenatore non siano in piena sintonia, con attaccanti esterni di cui è ricca la rosa non utilizzati da Giampaolo nel suo 4-3-1-2 (o riadattati in maniera improbabile, tipo Borini mezzala) e lacune in mezzo al campo, molti nuovi acquisti inoltre si sono accomodati in panchina. Manca un po’ di qualità, ma se la squadra dovesse rimanere invariata nell’ultima settimana di calciomercato, il tecnico dovrà sicuramente lavorare molto, probabilmente pensando anche ad un cambio di modulo. Sappiamo tutti che i principi di gioco di questo allenatore richiedono del tempo per essere assimilati, ma Milano non è una piazza molto paziente e freme per ritornare ai livelli più alti del calcio italiano ed europeo. Questo fattore potrebbe portare poca serenità, comunque staremo a vedere.
In serata abbiamo seguito Roma-Genoa, con molta curiosità per l’esordio in panchina di Paulo Fonseca. La Roma,come si sospettava già dal precampionato, è una squadra a due facce: una fase offensiva brillante, ricca di soluzioni, con un alternarsi intelligente di possesso e verticalizzazioni, con Dzeko totalmente padrone della metà campo avversaria libero di svariare e scambiarsi la posizione con Zaniolo e Under veramente in grande spolvero; una fase difensiva disastrosa, sia per gli errori individuali di Juan Jesus e Fazio, sia per il posizionamento che costringe tutto il pacchetto arretrato a correre sempre indietro, preso d’infilata dagli avversari. Inoltre a centrocampo Cristante e Pellegrini sono due mezzali con propensione offensiva e spesso hanno fornito poco supporto alla difesa, ma qui il mercato ha regalato buone alternative al tecnico, quali Veretout e Diawara, che potrebbero piano piano ritagliarsi spazi importanti come equilibratori di gioco. Molto ingenuo il goal del 3-3 dove probabilmente bastava mantenersi 10 metri più bassi e rinunciare al fuorigioco altissimo in fase iniziale per non farsi trovare mal posizionati in area di rigore. Dal canto suo il Genoa ha fatto un’onesta partita, ordinata e intelligente nel colpire la Roma nei suoi punti deboli, con la coppia di attaccanti Kouamè-Pinamonti che appare già rodata e molto prolifica e Schone che con il trascorrere del tempo ha preso possesso del centrocampo. Del resto il tecnico Andreazzoli si è formato come consulente tattico di Spalletti, per cui rappresenta una garanzia dal punto di vista della costruzione della squadra e dello studio degli avversari.
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— AS Roma (@OfficialASRoma) August 26, 2019
Le altre partite domenicali le abbiamo seguite solo attraverso gli highlights, ci pare pertanto disonesto lanciarsi in analisi e comunque non mancheremo di raccontarvi le squadre escluse da questo articolo nelle prossime giornate. Si può dire comunque che la Lazio appare in gran forma, che l’Atalanta non ha perso il vizio delle grandi rimonte dopo partenze così-così e che non ci aspettavamo il Brescia corsaro a Cagliari. Il Torino ritrova Zaza rivitalizzato, mentre nel pari tra Verona e Bologna, concedeteci un commento emozionale, siamo stati veramente felici di aver visto Sinisa Mihajlovic in campo, provato dalla malattia, ma indomabile.
Si chiude con il posticipo Inter-Lecce, Conte può essere ben soddisfatto dell’esordio della sua squadra che più di tutte tra quelle che hanno cambiato guida tecnica sembra già avere l’impronta del nuovo allenatore. Un’Inter aggressiva, che ha attaccato a pieno organico, con le punte vicine a scambiarsi la palla, gli inserimenti dei centrocampisti e i cambi di gioco rapidi sugli esterni, sempre pronti a dare un’alternativa offensiva. Non è un caso che abbiano segnato due centrocampisti (il magistrale Brozovic in cabina di regia e l’ottimo neoacquisto Sensi), il centravanti più atteso, Lukaku, e un esterno di centrocampo, il rivitalizzato Candreva. Occhio ai facili entusiasmi, ma è lecito pensare che i nerazzurri possano essere seri pretendenti per il titolo finale visto che per lunghi tratti la squadra ha dato un’impressione di dominio assoluto del campo e gioca già con un’intensità altissima. Magari l’avversario di turno, la neopromossa Lecce, non era di primissimo livello, ma i princìpi del gioco offensivo di Conte si sono visti tutti e i tifosi nerazzurri possono essere più che ottimisti. Lecce che comunque, finchè ha potuto, è stata in partita proponendo il suo gioco a viso aperto e mettendo in apprensione la retroguardia interista in qualche occasione. Non era comunque questa la serata per testare la qualità della squadra.
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1⃣ La prima al “Meazza” di Antonio Conte sulla panchina dell’Inter#InterLecce 4⃣➖0⃣#NotForEveryone pic.twitter.com/PZiyAeZEkp
— Inter (@Inter) August 26, 2019
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